intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

18 marzo, 2022

laVerdi 21-22. Concerto 21


Il giovane statunitense (ma di evidenti origini rumene) Vlad Vizireanu debutta questa settimana con laVerdi dirigendo due famose e famosissime Quinte SinfonieAuditorium piacevolmente affollato di giovani e ragazzi: ogni tanto un buon segno!

Dapprima quella beethoveniana, di cui si è detto e scritto ormai tutto, per cui al sottoscritto dilettante non resta altro da fare che segnalare qualche curiosità forse poco nota. Una di queste riguarda il terzo movimento della Sinfonia, di fatto uno Scherzo che Beethoven però battezzò semplicemente come Allegro, forse per indicarci che in esso c’è ben poco su cui scherzare...

Il casus-belli riguarda la controversa indicazione del da-capo delle due sezioni Scherzo+Trio, prima della ripresa variata dello Scherzo, che conduce al trionfante Finale. Il manoscritto autografo di Beethoven riporta quell’indicazione, definendo così la macro-struttura del movimento come A-B-A-B-A’ (A=Scherzo, B=Trio, A’=Scherzo variato). Tuttavia già la prima edizione della Sinfonia (1808, Breitkopf&Härtel) ometteva tale segno (evidentemente non su iniziativa dell'editore, ma su richiesta dell’Autore) riducendo quindi la macro-struttura ad A-B-A’, cosa che stravolge letteralmente la sostanza del movimento, trasformandolo da poderoso ritorno dell’iniziale e minaccioso Allegro con brio in fugace reminiscenza dell’incombere del destino in vista della vittoria della ragione.

Sin dai tempi di Beethoven e fino agli anni 80 del ‘900 tutte le esecuzioni, essendo basate sulla partitura pubblicata, hanno proposto la forma accorciata dell’Allegro: qui il punto preciso, fra le misure 236 e 237, dove attacca la sezione finale A’, senza alcuna ripetizione di tutto ciò che precede, sezioni A-B:

Fu nel 1977 che Peter Gülke pubblicò per Peters una sua edizione critica che ripristinava la ripetizione, come da manoscritto originale. Ciò ha dato luogo ad una serie di esecuzioni e di incisioni della Sinfonia in questa forma (qui Abbado con i Berliner). Poi, nel 2000, l’editore Bärenreiter pubblicò una nuova edizione critica, curata da Jonathan Del Mar (figlio del famoso musicologo Norman) che ha invece riproposto la versione tradizionale: nel suo Commentary all’edizione, Del Mar dedica una lunghissima ed eruditissima trattazione dell’argomento, basandosi su innumerevoli fonti documentali, da lui consultate (e pure... interpretate) che lo portano a propendere decisamente per la versione corta dell’Allegro.

Bene, adesso non ci resta che ascoltare le due... campane, dopodichè ciascuno di noi può maturare un’opinione in proposito. Dapprima la versione più diffusa, qui con Erich Kleiber: il momento del passaggio diretto da B ad A’ è precisamente a 3’21”. Ecco invece la versione lunga, diretta da Blomstedt: a 3’33” si ritorna da capo e solo a 6’50” si passa alla chiusura. In ballo ci sono quindi circa tre minuti e mezzo, che fanno davvero una differenza abissale tra i due approcci. Io confesso di propendere per la versione ristretta, come del resto si è fatto anche qui in Auditorium.

Dove l’allampanato Vizireanu - gesto sobrio ed essenziale - ha accorciato anche il finale, omettendone il da-capo. Esecuzione più che dignitosa, ma che non definirei perfetta; da perfezionare, ad esempio, il bilanciamento fra archi e fiati, che non mi è parso sempre ottimale (oggi e domenica magari le cose andranno anche meglio...) Ma questo Beethoven attira sempre applausi e ovazioni.
___

La seconda parte del concerto è stata occupata dalla Sinfonia n. 5 in Re minore op. 47 di Shostakovich. Anche su di essa sono nate scuole di pensiero, alimentate dallo stesso Autore con dichiarazioni all’apparenza quasi schizofreniche, e sono scorsi fiumi d’inchiostro (qui un mio modesto rigagnolo).

Vizireanu dimostra di fare le cose sul serio, se è vero come è vero che - oltre a quella di Beethoven, che forse è abbastanza abbordabile - lui ha impresso nella memoria anche l'intera partitura di questa Sinfonia, cosa che non è proprio da tutti.  

Più ancora che in Beethoven (dove il secondo movimento ha ampi squarci di DO maggiore e il finale è tutta un’orgia trionfale) la Quinta di Shostakovich è un per-aspera-ad-astra dove gli astra si raggiungono - con l’esplosione del RE maggiore - solo alle ultime 35 battute della Sinfonia, che prima è restata sempre ancorata al minore (RE, LA, FA#, RE) con fugaci squarci in maggiore (vedi il passaggio dei celli nel Largo).

E il Direttore ha saputo proporci questo impervio cammino guidando un’Orchestra che Shostakovich lo conosce come le proprie tasche, guadagnandosi - assieme ai ragazzi - un successo pieno e meritato.    

Nessun commento: