Non è la prima volta che la Sagra
riminese ospita l’Orchestra del Marinsky guidata dal suo ormai storico capo Valery
Gergiev. Ricordo la loro prima ed ormai lontanissima visita (era l’epoca
del funerale dell’URSS!) per una strepitosa Sesta
di Mahler. Qui Gergiev racconta dei suoi precedenti rapporti con la Sagra, senza
risparmiare critiche all’andazzo tutto italiano che caratterizza la musica
cosiddetta colta.
Ieri il programma era tutto
patriottico, pur con le due facce del patriottismo: il russo Ciajkovski che guardava all’occidente
come ad un modello, e l’ukraino Prokofiev
che si era illuso – poveretto! - che il modello fosse invece l’Unione Sovietica
di Stalin...
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Si apre con 5 numeri che Gergiev ha
estratto dalle prime due Suite di Romeo&Giulietta, ciascuna delle
quali comprende 7 numeri, in sequenza difforme da quella dell’azione del
balletto dal quale detti numeri sono presi con piccole manipolazioni; chi è
interessato ad una tabella di corrispondenza fra numeri delle suite e numeri
del balletto la può trovare all’interno di questo mio precedente commento; lo specchietto che segue riassume invece ciò che
si è potuto ascoltare ieri:
titolo
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suite–n°
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balletto–n°-titolo
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Montecchi
e Capuleti
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2 – 1a
1b
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7 (Il Principe emana l’ordine) +
13 (Danza dei Cavalieri)
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Frate
Lorenzo
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2 - 3
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28 (Romeo e Frate Lorenzo)
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Maschere
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1 - 5
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12 (Maschere)
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Romeo
alla tomba di Giulietta
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2 – 7a
7b
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51 (Funerale di Giulietta)
52 (Morte di Giulietta) incipit
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Morte
di Tebaldo
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1 – 7a
7b
7c
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33 (Tebaldo e Mercuzio lottano) +
35 (Romeo decide di vendicare la
morte di Mercuzio) + 36 (Finale Atto II)
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Ribadisco una mia convinzione già
più volte espressa: si tratta di musica talmente bella che qualunque mix
ci si inventi (anche pescando a caso fra i 52 numeri del balletto) il risultato
è garantito. Ciò spiega il proliferare di incisioni ed esecuzioni che ciascun
Direttore personalizza a suo piacimento.
Il brano serve proprio come
biglietto da vista per gli ex-leningradesi, tutti, maestro in testa, in
tenuta... vacanziera (camiciole scure fuori dai pantaloni) con l’unica
eccezione del Konzertmeister che, per
farsi riconoscere, come non bastasse la sua candida e sferica capigliatura, ha
anche indossato camicia bianca e giacca nera.
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Alexander Buzlov ha vinto lo scorso anno il prestigioso Premio Ciajkovski, quindi è quanto meno un astro emergente nel
panorama violoncellistico, che nel mondo russo-sovietico ha annoverato stelle
di prima grandezza, a cominciare dal sommo Rostropovich.
E le Variazioni Rococò sono
senza dubbio un test più che arduo,
prova ne sia che fu un famoso violoncellista (Wilhelm
Fitzenhagen,
dedicatario dell’opera
e docente, quindi collega di Ciajkovski, al Conservatorio di Mosca) a darle la
forma che storicamente è divenuta quella standard.
In anni recenti è però tornata alla
ribalta la versione originale (chi fosse interessato ad una breve disamina
delle differenze - non piccole, in effetti, che mostrano diversi pro-e-contro -
fra le due versioni può dare un’occhiata a quanto scrissi in proposito qualche anno fa)
versione che, a giudicare dalla presentazione sul booklet della Sagra, pareva dovesse essere quella scelta anche da
Buzlov. Il quale invece è andato sul sicuro, fidandosi più di Fitzenhagen che
di Ciajkovski, soprattutto perchè la versione del primo si chiude con la variazione più virtuosistica e
trascinante, il che garantisce sempre grandi applausi ed ovazioni. Così è stato
anche ieri e così Buzlov - che vi ha sciorinato tutto il suo talento - e
l’orchestra, l’hanno ripetuta come bis.
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Il
gran finale del concerto era occupato dalla Quinta di Prokofiev (qui gli stessi interpreti di ieri).
Sinfonia composta in piena guerra (1944, prima esecuzione sabato 13 gennaio 1945)
e carica di significati scoperti e ambigui insieme. Gergiev, che l’ha diretta
come ormai sua abitudine con lo... sfarfallìo delle dita, ne ha messo in
risalto tutti i minimi dettagli e i suoi lo hanno bellamente assecondato, dai
momenti sereni a quelli cupi, a quelli esilaranti.
Siamo
ancora in estate e così per mandarci a nanna ci viene propinato come bis lo Scherzo del mendelssohn-iano Sogno!