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La
suite consta di 15 numeri: 10 che richiamano altrettanti quadri (di cui
l’ottavo suddiviso in due) più l’introduzione e 4 intermezzi (da essa mutuati) che
rappresentano gli spostamenti dell’osservatore (il musicista medesimo) da un
quadro all’altro della mostra.
Promenade (Allegro giusto, nel modo russico, senza
allegrezza, ma poco sostenuto. 5/4 e 6/4 è
6/4).
È il motivo principale delle passeggiate, filo conduttore e autentico
motto dell'intero brano. In questa
prima apparizione è in SIb e fa uso della scala pentatonica più comune (quella
priva di sottodominante e sensibile, per intendersi senza il FA e il SI in
chiave di DO). È quindi un motivo dal sapore vagamente esotico e
orientaleggiante (ad esempio Mahler impiegherà quella scala nel suo Das Lied von der Erde, ambientato, per
così dire, in Cina; e Puccini se ne servirà per le orientali Butterfly e Turandot). Chissà se la disparità
del ritmo (motivi principali di 11 tempi, su due battute di 5 e 6 quarti)
indica la camminata inizialmente un poco incerta di un visitatore attirato da
quadri in diverse direzioni, prima di aver stabilito verso quale dipinto
muoversi decisamente, al che il ritmo si stabilizza sui 6/4. (attacca)
1. Gnomus
(Sempre vivo – Meno vivo – Sempre vivo.
3/4) (Poco meno mosso, pesante. 4/4)
(Vivo. 3/4) (Poco meno mosso, pesante. 4/4) (Vivo.
3/4) (Meno mosso. 4/4) (Vivo. 3/4) (Meno mosso. 4/4) (Poco a poco
accelerando – Sempre vivo. 3/4).
Il primo quadro rappresenta un elfo
malmesso e magari poco raccomandabile che si aggira in un bosco. La tonalità è
MIb minore. I frequenti cambiamenti di tempo danno l’idea dei suoi movimenti
imprevedibili, dai lenti passi felpati agli improvvisi scatti felini. La prima
sezione (18 battute) è una specie di presentazione del tizio, una cosa fra lo
schizofrenico e il menomato fisico. Poi seguono 10 battute col da-capo, dove si
può immaginare l’individuo che fa sei passi in discesa su un dirupo scosceso.
Quindi ancora nove battute agitate, seguite da una lunga sezione più lenta,
dove lo gnomo si muove con circospezione, ma con improvvisi scatti isterici.
Chiude il quadro ancora una serie di scarti bruschi, fino a che lo gnomo
scompare alla vista con una velocissima fuga.
(Promenade) (Moderato commodo assai e con delicatezza.
5/4 – 6/4)
È assai breve e variata
rispetto all’introduzione. Siamo in tonalità di LAb e in uno scenario
rasserenato, in vista del quadro successivo. (attacca)
2. Il
vecchio castello (Andantino molto
cantabile e con dolore. 6/8)
La tonalità passa per enarmonia
dal LAb al SOL# (minore). La scena ci mostra un menestrello che, su un tempo di
siciliana, canta la sua lunga e struggente
melodia davanti alle mura di un castello medievale. Dopo 7 battute
introduttive, che presentano una specie di ritornello che scende
progressivamente da dominante a tonica, il tema principale, che inizia con una
quarta ascendente, da dominante a tonica, viene presentato due volte; poi
un’idea secondaria appare pure due volte, prima che il tema principale venga
riproposto ancora due volte, variato e sviluppato. Il quadro si chiude con una
quinta ripresa del tema, nella forma iniziale, seguita da una cadenza che porta
alla conclusione, ancora sulla quarta ascendente dell’incipit del tema.
(Promenade) (Moderato non tanto, pesamente.
5/4 – 6/4)
Adesso si passa alla tonalità relativa
SI maggiore e il visitatore della mostra parrebbe risolutamente avviarsi verso
un nuovo quadro. Il suo cammino si interrompe però bruscamente (la seconda
sezione del tema viene troncata di netto) come se lui fosse stato attirato in
direzione diversa da un quadro interessante. (attacca)
3. Tuileries
(Disputa di bimbi al gioco) (Allegretto
non troppo, capriccioso. 4/4)
Siamo rimasti in SI maggiore
per ammirare questo terzo quadro. Alcuni bambini giocano e sgambettano nel
parco parigino delle Tuileries. Il motivo principale inizia con intervalli di
dominante-mediante (semiminima-croma) seguiti da rapide quartine di semicrome.
Un intermezzo sembra mostrarci le tate
dei piccoli che se la raccontano tranquillamente. Ora si passa evidentemente ad
ammirare un quadro vicino, senza dover fare alcuna… promenade, ed anche la
tonalità si sposta di pochissimo, tornando alla relativa SOL# minore.
4. Bydło
(Sempre moderato, pesante. 2/4)
Il bydło è un grosso carretto
agricolo polacco, dotato di grandi ruote. Trainato da buoi su un sentiero
fangoso, si avvicina lentamente, ci passa dinanzi e poi se ne va. La musica
mirabilmente ne rappresenta il lento avvicinarsi, poi aumenta d’intensità al
passaggio del carro – con diverse modulazioni che sfociano in SI minore -
quindi sfuma, tornando a SOL# e perdendosi insieme alla vista dello stesso.
(Promenade) (Tranquillo. 5/4 – 6/4)
Siamo passati ora a RE minore:
il trasferimento qui è piuttosto lento, il visitatore, chissà, accusa forse un
po’ di stanchezza. Poi un sussulto, qualcosa ha attirato la sua attenzione:
quattro veloci accordi in semicroma, alternati su mano destra e sinistra, che
anticipano il tema del prossimo quadro! (attacca)
5. Balletto
dei pulcini nei loro gusci (Scherzino:
Vivo, leggiero. Trio, Scherzino, Coda 2/4)
Hartmann predispose dei disegni
di costumi per un balletto (Trilby,
di Yuli Gerber). Nel quadro sono appunto rappresentati due
ballerini vestiti con gusci d’uovo, più la maschera da pulcino che indossano.
Il brano è in FA maggiore, strutturato come un mini-scherzo. Lo scherzo (inizialmente
da ripetersi) si muove esclusivamente
su veloci crome, e ci pare proprio di vedere dei pulcini che corrono
freneticamente qua e là. Poi c’è un trio,
composto da due sezioni con da-capo di 8 battute ciascuna, caratterizzate
rispettivamente da trilli e da pigolìi (!) Si ripete lo scherzo e poi si chiude
con una coda di 4 battute. (attacca)
6. Due ebrei, uno ricco e l’altro povero (Andante. Grave-energico – Andantino – Andante, Grave. 4/4)
Anche qui la modulazione è
assai morbida, verso la sottodominante (SIb minore). Il quadro è interpretato
da Musorgski con due motivi: il primo, legato all’ebreo ricco (Samuel Goldenberg), è tronfio e retorico,
pieno di sé, già fin dall’attacco (semibiscroma-croma, tonica-dominante!); il
secondo, legato al povero Schmuÿle, è invece tutto un
querulo lamento (ciascun tempo della battuta è costituito da una terzina di
semicrome, preceduta da acciaccatura e seguita da un’appoggiatura alla
successiva croma!) che scende prima dalla tonica e poi dalla sesta fino alla
sottostante mediante, passando anche da veloci svolazzi di biscrome. Poi,
mentre Schmuÿle reitera,
amplificandola, la sua petulante lagna, ecco arrivare il contrappunto del
motivo di Goldenberg, che pare
proprio volerlo zittire! Dopo un attimo di sospensione (con dolore recita lo spartito!) dove forse è il poveraccio che si
lecca le ferite, ecco arrivare la perentoria chiusa, nel nome del riccone.
Promenade (Allegro giusto, nel modo russico, poco
sostenuto. 5/4 – 6/4 – 7/4)
Altra modestissima modulazione
(a SIb maggiore) e ritorno dell’introduzione della suite, che viene
praticamente qui ripetuta, quasi a voler dividere in due la visita alla mostra
(come se ci si dovesse spostare in una sala piuttosto lontana). Le differenze
rispetto alla prima esposizione risiedono soprattutto in una maggior corposità
dell’accompagnamento (mano sinistra) e in una maggior movimentazione del tempo,
che varia continuamente fra 5, 6 e 7 quarti a battuta. Non da poco è l’assenza,
nell’indicazione agogica, del termine senza
allegrezza, che caratterizzava l’introduzione, quasi che il visitatore
(Musorgski) abbia superato il momento di sconforto provato all’ingresso della mostra
del suo grande amico così improvvisamente scomparso. Questo brano venne omesso
da Ravel nella sua orchestrazione dell'opera. (attacca)
7. Limoges.
Il mercato (La grande notizia) (Allegretto
vivo, sempre scherzando. Meno mosso,
sempre capriccioso. 4/4 – 3/4 – 4/4)
Nuova modulazione morbida, col
passaggio dal SIb alla sottodominante MIb, per evocare – con spiritose quartine
di semicrome, i chiacchiericci di massaie e ortolane al mercato di Limoges,
conditi da battibecchi per futilissimi motivi (le vicende della vacca di Monsieur Pimpant de Panta Pantaléon,
piuttosto che quelle di Madame de
Remboursac e della sua nuova
dentiera in porcellana!) Il brano è una specie di moto perpetuo, che si
conclude con una folle rincorsa che finisce direttamente… sotto terra! (attacca)
8. Catacombae
(Sepulcrum romanum) (Largo. 3/4)
In questo quadro è raffigurato lo
stesso Hartmann che, in compagnia dell’architetto Vasily Alexandrovich Kenel e di una guida che regge una lanterna, si
aggira nelle catacombe di Parigi. Sono 30 battute in cui si odono accordi
pesanti ed arcani, di tonalità quasi indefinita e cangiante (nessun accidente in chiave) che ben evocano la
misteriosa atmosfera del luogo. (attacca)
8b. Cum
mortuis in lingua mortua (Andante non
troppo, con lamento. 6/4)
È la seconda parte del numero
precedente, tutta articolata su un tremolo di ottave, a partire dal FA#, forse
la nota che più compare nel brano, dapprima come dominante di SI minore e poi –
nella chiusa – come mediante di RE maggiore. Vi sentiamo cupi echi della promenade (in fondo qui si passeggia in
luoghi bui e poco confortevoli!) L'autografo del compositore spiega: Lo spirito creatore del defunto Hartmann mi
conduce verso i teschi e mi chiama verso di loro; questi si illuminano
dolcemente all'interno. Ohibò!
9. La
capanna sulle zampe di gallina (Baba Jaga) (Allegro con brio, feroce 2/4
- Andante mosso. 4/4 2/4 – Allegro molto. 2/4)
La prima nota del quadro è
ancora il FA# che aveva chiuso quello precedente, ma tosto cala al FA naturale
e da qui ci si trova in tonalità di DO maggiore. Il quadro raffigura il
progetto di un grande orologio (sembra un cucù) poggiante su zampe di gallina e
rassomigliante alla strega Baba Jaga. Il brano è in forma A-B-A, con la prima
sezione molto vivace, dove ci sembra di vedere lo zampettamento di questo
autentico mostro, che per ora non fa paura. Ma nella sezione centrale, nella
mano sinistra compare – ohibò! – lo sbifido tritono
(LA#-MI) che ci mette in agitazione, come agitate sono le sestine (SOL-MI)
nella mano destra! Si torna poi al tema principale, con la strega che pare
diventata per la verità un’allegra befana e se ne scappa con una vertiginosa
salita fino al SOL acuto. (attacca)
10. La
grande porta (Nella capitale di Kiev) (Allegro
alla breve. Maestoso. Con grandezza. 4/4 tagliato. Meno mosso, sempre maestoso. 2/2. Grave, sempre allargando. 4/4)
Il SOL che saluta la strega
diventa la mediante del MIb con cui
Musorgski ridipinge per noi il quadro.
Va detto che Hartmann era anche architetto ed aveva predisposto un progetto per
una nuova, grande porta di Kiev, che doveva essere costruita per celebrare lo
Zar Alessandro II, scampato ad un attentato in quella città nel 1866. Quella
porta in realtà non fu mai costruita, ma una assai più duratura e inossidabile
fu messa in partitura dall’amico fraterno di Hartmann! Dopo l’esposizione
maestosa del tema, Musorgski lascia spazio a due intermezzi di mestizia – il
ricordo dell’amico perduto? – e una reminiscenza della promenade (forse è lui che si sposta avanti e indietro dal quadro
per apprezzarne tutte le bellezze) prima di dare sfogo alla finale perorazione
(in terzine di semiminime sul tempo 2/2) e alla solenne cadenza conclusiva.
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Ma un
altro interesse artistico fu sollevato dai Quadri (quelli di Musorgski,
orchestrati da Ravel) in Vassily
Kandinsky, che nel 1928 ideò e mise in scena in Germania uno spettacolo con
disegni, filmati e giochi di luce (più un paio di danzatori) che ebbe un enorme
successo. Ebbene, impiegando i pochi disegni sopravvissuti di
quell’allestimento, il pianista russo-francese Mikhail
Rudy ne ha predisposto un’esecuzione animata, che ha debuttato nel 2010 a Parigi e che in questo periodo
viene riproposta in Italia: dopo la recente esibizione a Foligno, ecco
Rudy presentarcela in Auditorium. Davvero accattivante questa soluzione, che
consente di apprezzare la musica di Musorgski senza eccessive distrazioni, ma
anzi con appropriata focalizzazione sui diversi quadri. Ecco come Rudy
interpreta la visione kandinskyana de
La grande
porta di Kiev.
Calorosa
l’accoglienza del pubblico (non proprio da record) che spinge Rudy a ripetere,
quali bis, Tuilieries e Pulcini (con diversa colorazione delle immagini proiettate).
Ravel si mantiene fedele all’originale (tempi, tonalità,
agogica) con pochissime deroghe: la principale è l’espunzione dell’ultima Promenade (prima di Limoges); poi i brani si chiudono su corone puntate di pausa,
mentre prevalentemente la versione originale li concatena con l’indicazione attacca (è il visitatore che si muove
senza pausa da un quadro al successivo); per il resto, un microscopico quanto
insignificante taglio delle prime due battute della coda del N°5 e una diversa notazione della chiusa dell’opera, che
porta le battute da 13 a 21, ma sostanzialmente rispetta in pieno la scrittura
di Musorgski.
Qui sono
gli ottoni (tromba in particolare) a farla da padroni, fin dalle prime battute
del peripatetico motto:
L’orchestrazione
di Ravel è lussureggiante, apporta un grande valore aggiunto alla partitura
pianistica, anche se magari la priva della sua caratteristica essenzialità e di
quella splendida rozzezza, così
caratteristica di Musorgski.
Splendida
prova di Bignamini (un giovane che sta crescendo senza clamori, pubblicità e
sponsor in paradiso) e dell’orchestra (con Alessandro
Caruana sugli scudi) e trionfo assicurato.
La
prossima settimana (quasi) tutto Brahms, con
intermezzo ultra-moderno.