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consulta e zecche rosse

31 ottobre, 2007

Personaggi minori del Tristan: Melot, il traditore...

Anche la parte di Melot è assai modesta, in quantità... forse meno impegnativa ancora di quella del marinaio, che deve aprire l’opera tutto solo.

Melot appare per la prima volta nella scena finale del secondo atto, dopo l’interminabile, quanto sbudellante “duetto” (mi si perdoni se uso un termine da melodramma e non da musik-drama...) che ne occupa la gran parte. Mostra a Marke il tradimento dell’amico, cantando non più di nove versi (in 13 misure); poi, dopo il mirabile passaggio in cui Tristan e Isolde si promettono eterna unione, canta altri tre versi (in altrettante misure) per suggerire a Marke vendetta per l’onta subita. (La punta della sua spada accoglierà poco dopo il petto dell’amico che - sulle parole “Wehr dich, Melot!” - vi si butta a corpo morto, cercandovi la fine).

Rivediamo Melot nel finale del dramma allorquando, da dietro le quinte, canta in due misure altrettanti versi di ammonimento a Kurwenal; poi, entrato sulla scena e da questi trafitto, esala - con il “Weh mir, Tristan!” (quasi un postumo contrappunto - o contrappasso? - di quel “Wehr dich, Melot!”) - l’ultimo suo respiro.

Will Hartmann è all’esordio nel ruolo. La buona impressione da lui lasciata lo scorso anno a Lisbona, nella ben più impegnativa parte di Loge, non dovrebbe lasciare dubbi sulla sua affidabilità.

30 ottobre, 2007

L’”affaire” Bayreuth

Il prossimo martedi (6 novembre) si riunisce a Monaco lo Stiftungsrat, il consiglio di amministrazione della Fondazione che governa il Festspielhaus di Bayreuth.

Sul tappeto l’ormai annosa questione della successione di Wolfgang Wagner - nipote del sommo Richard - alla carica di Direttore Generale del Festival che si tiene ogni anno fra fine luglio e fine agosto.

WW - oggi ottantottenne - ha con la fondazione un contratto a vita, il che significa che - fin quando non tira le cuoia per cause naturali, o subisce impedimenti tali da giustificarne l’interdizione, o non rinuncia di sua spontanea volontà - nessuno lo può detronizzare. Insomma, è un pò come Fafner che tiene le chiappe sul tesoro di Alberich, con tanto di Anello al dito e Tarnhelm in testa, alla faccia di tutto e di tutti.

Già nel 2001 la fondazione aveva deciso di nominare la figlia (di primo letto) di WW - Eva - a nuovo Direttore, ma la cosa è rimasta lettera morta. Oggi Eva ha 62 anni e qualcuno sostiene che ormai sia “fuori tempo massimo”. La nipote di WW, figlia del fratello Wieland - Nike - è pure in corsa, ma è vecchia quanto Eva, quindi...

Nel frattempo però il vecchio Fafner, dopo aver sposato la sua segretaria Gudrun nel 1976, ha con lei messo al mondo un’altra figlia, Katharina (Kathi, per gli amici) che oggi sta arrivando ai 30 e che proprio quest’anno ha inaugurato il Festival firmando la regia dei Meistersinger (altro esempio istrionesco e velleitario di Regietheater, un costume, più che un’arte, che secondo il mio modesto parere andrebbe perseguito per vie legali...)

WW, Gudrun e Kathi non nascondono il loro “programma politico”: tenere le mani sul Festival, affidandone la direzione alla piccola; la quale, essendo appunto piccola e un poco immatura, ha bisogno di un tutore che nessuno possa discutere: così si è offerto nientemeno che il “nuovo Furtwängler” (?!) Christian Thielemann per affiancarla nello sfidante ruolo.

C’è chi sostiene peraltro che la decisione più benefica per il Festival (che si regge, dal 1876, nella più cristallina tradizione “scrocconesca” di Richard, grazie a generose elargizioni pubbliche e private) sarebbe quella di far piazza pulita, una buona volta, degli indegni eredi del genio di Lipsia, trasformando Bayreuth, da cadente santuario in cui si celebrano consunte liturgie, in una moderna “Opera-House”.

Vedremo come andrà a finire...

18 ottobre, 2007

Tristan e l’interprete fantasma

In qualunque locandina del Tristan troveremo, nell’elenco dei personaggi e interpreti, Ein Hirt (un pastore). L’interprete - un tenore - ha il “sovrumano” compito di cantare quanto segue (tutto nell’Atto III):

- 4 misure, subito dopo il Preludio, sui versi:
“Kurwenal! He! / Sag’, Kurwenal! / Hör’ doch, Freund! / Wacht er noch nicht?”
- 9 misure, poco dopo, sui versi:
Eine andre / Weise hörtest du / Dann, so lustig als ich sie nur / Kann. / Nun sag’ auch / Ehrlich, alter / Freund: was / Hat’s mit unserm / Herrn?
- 3 misure, ancora poco dopo, sui versi:
Öd’ und / leer das / Meer!
- 2 misure, all’inizio della Scena III, sui versi:
Kurwenal! Hör! / Ein zweites Schiff.

Francamente, una parte secondaria (18 battute in tutto, di cui forse 4 un poco impegnative!)

C’è però un altro interprete dello stesso personaggio, il cui nome non vedrete mai stampato sulla locandina, e che invece vi si meriterebbe un posto di primo piano, almeno al livello di Marke o Brangäne: è il suonatore di corno inglese che - sulla scena - deve sostenere una delle parti solistiche più straordinariamente difficili e impegnative mai scritte per quello strumento (invero reietto dai compositori di concerti classici, che hanno scritto per oboi, clarinetti, flauti, trombe, corni, fagotti... ma nulla di importante per il corno inglese!)

Un impegno da far tremare i polsi, un poco come l’incipit del Till di Strauss, su cui cadono miseramente e invariabilmente 9 cornisti su 10... o l’acuto del Posthorn nella Terza di Mahler (ricordo come fosse ieri la stecca di chi suonava quella parte alla prima uscita della Filarmonica con Abbado, quel lontano 25 gennaio 1982) o ancora - per restare a Wagner - l’assolo del corno nell’Atto II di Siegfried (incipit bucato in pieno persino dal cornista di Bayreuth alla prima dello scorso 30 luglio!)

Oltre a ciò che deve fare standosene giù nel “golfo” (e nel Tristan non è nè poco, nè facile) il nostro interprete fantasma deve salire - nel terzo atto - in palcoscenico, e suonare:

- 42 misure di puro solo, all’inizio dell’Atto (proprio a ridosso della prima breve entrata del tenore) costellate nientemeno che da una cinquantina (!!!) di indicazioni dinamico-agogiche;
- 18 misure, dopo la terza entrata del tenore,
- poi ancora 31 misure e altre 11, dopo il delirio di Tristan e accompagnando i di lui luttuosi ricordi di padre e madre,
- e altre 10 misure e poi ancor 5 a cavallo del “Die alte Weise sagt mir's wieder...“
- e infine le 25 misure, sull’avvistamento del vascello di Isolde, ancora 9 al suo approssimarsi e infine altre 9 all’arrivo: qui Wagner prescrive che lo strumento non solo debba suonare fortissimo (ff), ma addirittura dare l’effetto di un alpenhorn.

Dopodichè - per premiarlo o punirlo? - Wagner mette l’interprete fantasma a tacere proprio nelle ultime tre battute dell’opera... e così possiamo immaginare il nostro che, esalato per l’ultima volta - sotto lo sguardo penetrante di Barenboim - il motivo della sehnsucht, appoggia lo strumento sulle ginocchia, chiude gli occhi, e ascolta tutti i suoi colleghi orchestrali produrre il celestiale accordo di SI maggiore.

Insomma, se si stampa il nome di chi interpreta “Ein Steuermann“ (12 parole declamate, in tutto...) si fa un gran torto - tacendone l’identità - a quel musicista che magari passa notti da incubo, pensando alla sua parte...

Ma chi sarà costui, il 7 dicembre?
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Prof. Renato Duca.

Nel 2004 ha già sostenuto brillantemente la parte a Santa Cecilia, con Chung... quindi: forza e auguri!

17 ottobre, 2007

Ultime dal Giappone

In questi giorni Daniel Barenboim è in Giappone (con la Staatskapelle Berlin) per un tour di rappresentazioni, fra cui spiccano Don Giovanni e il Tristan (questo con la Meier).

A Yokohama trionfi ed ovazioni... poi a Tokio il nostro ha ricevuto - dalle mani del Principe Hitachi - il Praemium Imperiale 2007, massimo riconoscimento giapponese ad artisti di eccellenza nella musica, pittura, scultura, architettura e teatro.

Insomma, Daniel dovrebbe arrivare a Milano il 7 dicembre in forma imperiale... davvero un bel viatico per una prima che dovrà fare storia.

15 ottobre, 2007

Luisi a Dresda: una prima col brivido


Fabio Luisi - dopo la forzata rinuncia al Tannhäuser di Bayreuth07 - ha avuto il suo battesimo di kapellmeister della Semperoper (la cui orchestra è nota come Staatskapelle Dresden) con un’operina da nulla: i Meistersinger!


Roba da far tremare i polsi. Per di più, prima dell’inizio del terzo atto, il tenore Robert Dean Smith (Walther) ha perso la voce e si è dovuto sostituirlo in fretta. Come non bastasse, pure Eva (Camilla Nylund) ha dovuto cantare mezza ammalata, dopo una sommaria cura prestatale dal medico in un intervallo.

Luisi se l’è cavata onorevolmente, anche se qualche supercritico lo ha accusato di aver troppo “forzato” il volume del suono e di una non perfetta intesa fra golfo mistico e palcoscenico.

Insomma, una prima onorevole, sul podio calcato - non dimentichiamolo - da gente come Fritz Busch, Karl Böhm, Josef Keilberth, Rudolf Kempe e Giuseppe Sinopoli, ma soprattutto, in tempi ormai remoti, da Carl Maria von Weber e Richard Wagner!

11 ottobre, 2007

Daniele nella fossa...




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Il nostro è l’attuale - e di gran lunga - recordman di direzioni a Bayreuth: 161 (incluso un concerto) contro le 138 del venerando (e da tempo pensionato) Horst Stein: per un ebreo non è davvero poco (alla faccia dei teorizzatori del sofisma Wagner=Hitler) e non è detto che il Daniel non torni prima o poi a calcare il torrido podio dell’Orchestergraben.

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Non che tutti siano concordi sul tasso di wagnerianità del suo sangue (ma del resto anche Karajan - tanto per far un nome a caso - era considerato, dai molti schizzinosi, essere privo del peculiare e quasi introvabile “gene”) e peraltro di Furtwängler o Knappertsbusch o Solti forse non ne nasceranno più, e nemmeno di Toscanini o di deSabata, per restare ai wagneriani di casa nostra (il più grande dei quali ci ha prematuramente lasciato, ahinoi, nel 2001...)

Insomma, non siamo forse in presenza del non-plus-ultra, ma oggi come oggi -diciamola pure tutta - è difficile trovare sul mercato qualcuno di meglio: Mehta, Levine, Gergiev, Salonen, Rattle, Thielemann, tutti hanno grandi qualità, ma non c’è nessuno che “si stacca” dal gruppo...

Dice il nostro: «Non faremo il Tristan “definitivo” perché in musica di definitivo non c’è nulla. Ma lo faremo come se fosse il nostro ultimo Tristan».

Ohibò, per la Scala è un gran bel complimento! Evidentemente il maestro argentino si sta affezionando per davvero alla nostra maggiore Opera-House...

E ancor più grosso è il regalo che Barenboim ha deciso di farci nel 2008, con l’integrale delle sonate per piano di Beethoven, ripetendo qui da noi lo storico exploit di Berlino 2005!

09 ottobre, 2007

Waltraud-Isolde


La cinquantunenne Meier ha già aperto la stagione scaligera altre volte, sempre diretta da Muti: nel ‘91 con Parsifal, nel ’94 con Walküre, nel '98 con Götterdämmerung e nel ’99 con Fidelio. Si potrebbe malignamente dire che si deve - anche e soprattutto - a lei se quelle provincialotte produzioni “Muti-centriche” ebbero un minimo - ma proprio minimo - di risonanza internazionale.
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Forse nemmeno lei ricorda più quante volte è stata Isolde nella sua carriera! (lo fu per la prima volta nel 1993 a Bayreuth, proprio con Barenboim).
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E alla Scala la Meier arriverà dopo adeguato “preriscaldamento”: avrà cantato Isolde 4 volte in ottobre (in Giappone, sempre con Barenboim e la Staatskapelle Berlin) poi l’11 e il 18 novembre (alla Staatsoper di Monaco) con Kent Nagano.
Poi chiuderà in bellezza l'inverno a Madrid, con 6 recite a gennaio-febbraio. Tornerà Isolde a fine giugno a Monaco, poi - tra ottobre e dicembre - alla Bastille, nel controverso allestimento Sellars-Viola.
Insomma, oggi come oggi è difficile immaginare un’interprete meglio preparata e “calata nel ruolo” di lei.

06 ottobre, 2007

I personaggi “minori” del Tristan

Ein junger Seemann (un giovane marinaio) sarà Alfredo Nigro:
oltre ad essere il marito dell’assai più illustre Violeta Urmana (una notevole Isolde, fra l’altro) il tenore pugliese ha il compito - ingrato per davvero - di aprire il dramma, senza accompagnamento orchestrale e subito dopo lo spegnersi del mirabile Preludio. La sua è una di quelle parti apparentemente secondarie, perchè ristrettissime nella quantità (dopo l’incipit della prima scena, il personaggio ricanta, all’inizio della seconda scena e stavolta con modesto accompagnamento orchestrale, la parte centrale della sua “canzone”) ma che in realtà devono essere sostenute alla perfezione, pena il rischio di cadere nel ridicolo, trascinandovi con sè l’intera opera. Il nostro peraltro ha già sostenuto il ruolo un paio di altre volte... però la prima alla Scala è cosa troppo diversa dal normale: incrociamo le dita per lui!

Ein Hirt (un pastore) è Ryland Davies:
tenore inglese assai attempato - calca le scene da più di 40 anni - e mai cimentatosi con Wagner. Possiamo insinuare che Barenboim lo abbia portato alla Scala come “premio alla carriera”? Il ruolo è apparentemente secondario (pochissimi versi in tutto) ma in realtà il nostro deve “aprire” il terzo atto e la frase musicale “Eine andre Weise...” (che è quasi tutta la sua parte) è tutt’altro che facile e banale.

Ein Steuermann (un timoniere) è Ernesto Panariello:
deve declamare, più che cantare, in tutto 12 parole, nell’ultima scena! “Marke mir nach mit Mann und Volk: vergebne Wehr! Bewältigt sind wir.” Qui siamo perciò di fronte ad una parte veramente “terziaria” (secondaria sarebbe eccessivo onore...) Panariello ha fatto l’Heerrufer nel Lohengrin, parte molto più impegnativa, quindi per lui nessun problema, ma il privilegio di “essere in squadra”.

03 ottobre, 2007

Curiosità sulla sehnsucht

1. Il tema cosiddetto dell’anelito - SOL#-LA-LA#-SI, che si ode già nella terza battuta del Preludio (subito dopo lo sbudellante tristanakkord RE#-FA-SOL#-SI...) - si trova, suonato da contrabbassi, clarinetto e fagotti, alle misure 867-868 del finale del (famosissimo) concerto per violino di Mendelssohn! Wagner - che a parole e per iscritto (vedi il libello Das Judenthum in der Musik) - disprezzava l’illustre amburghese, colpevole soltanto di essere ebreo, lo saccheggiava poi a dovere nelle sue opere: si confronti il tema di apertura della sinfonia Scozzese con il tema del presagio di morte dalla Walküre, atto II, scena IV. E come non riconoscere l’anguillesca Schöne Melusine nel “liquido” Preludio del Rheingold?

2. Lo stesso tema si ode nelle ultimissime battute dell’opera, suonato da oboi e corno inglese... poi però nell’accordo finale - tre misure - di SI maggiore, manca il corno inglese, che tacet. Perchè? Georg Solti raccontava che questo indovinello gli fu posto da Richard Strauss, nel primo loro incontro, e di come lui avesse fatto scena muta: così il vecchio marpione gli spiegò che quello strumento, dopo aver suonato per mille volte quel tema durante l’opera, adesso taceva, essendosi quell’anelito placato per sempre...

3. Dopo il canto conclusivo di Isolde (comunemente, quanto bizzarramente, definito Liebestod) c’è un inciso del tema della Giustificazione di Brünnhilde, dalla Walküre, ultima scena. Non è l’unica citazione di Wagner da parte di Wagner: il succitato tema dell’anelito verrà messo in bocca ad Hans Sachs nei Meistersinger...