Accostamento
testa-coda (anzi coda-testa) per il concerto di questa settimana, diretto da Vincenzo
Milletarì, il giovane Direttore pugliese che torna sul podio
dell’Auditorium dopo poco più di un anno dal suo esordio con l’Orchestra
Sinfonica di Milano. Auditorium ieri sera al centro di una zona
praticamente in stato d’assedio, con ingenti forze di Polizia e Carabinieri a controllare una,
peraltro incruenta, manifestazione di gruppi antifascisti: il che può spiegare
almeno in parte la scarsa affluenza di pubblico.
Nella prima parte un brano quasi nuovo di zecca (è
in prima esecuzione in Italia) di Fazil Say, intitolato Anka
Kuşu (una specie di Fenice
persiana) per pianoforte a 4 mani e orchestra. Ad interpretarlo i
dedicatari fratelli olandesi Lucas e Arthur Jussen, da quest’anno Artisti
in Residenza qui a laVerdi.
Il Concerto, commissionato dai Münchener Philharmoniker, dalla Sinfonietta Amsterdam, dal Mozarteum e dalla BSO, che i due fratelli eseguirono in prima assoluta a Monaco di Baviera venerdi 14 gennaio dello scorso anno (52° compleanno del compositore) prevede un organico orchestrale assai ridotto (solo quattro fiati…) dove prevalgono le percussioni, ed è strutturato nei classici tre movimenti:
1. Adagio misterioso – Andante tranquillo – Allegro drammatico:
Le note acute del pianoforte si stagliano sullo sfondo degli
archi, poi il pianoforte attacca una cullante melodia, sempre caratterizzata da
sonorità liquide, che progressivamente acquista spessore e – appunto –
drammaticità. Il ritmo si fa incalzante, sincopato, si odono pesanti interventi
delle percussioni. Ancora folate del pianoforte contrappuntate da larghe risposte
dell’orchestra, poi ecco l’improvviso silenzio e il rallentamento che porta
alla secca chiusura con un unico colpo di timpano.
2. Scherzo: Allegro assai:
Le quattro mani dei pianisti attaccano un sincopato dal sapore
jazzistico, nel quale si inserisce un impertinente intervento dell’ottavino; si fa viva l’orchestra
con interventi degli archi e dei flauti; poi l’atmosfera si fa progressivamente
più sfumata, fino a sfociare, come accaduto al movimento iniziale, in una
brusca chiusura.
3. Introduzione - Allegro assai – Adagio – Allegro ma non troppo:
Ancora un’atmosfera
jazzistica, con spettrali rintocchi del pianoforte e interventi più distesi e
ritmati dei fiati. Una serie di singole note ascendenti crea un momento di
pausa di riflessione, dove gli archi preparano il terreno per la sezione
conclusiva del concerto. Aperta dal pianoforte che progressivamente anima il tempo
e aizza le risposte dell’orchestra. Nuovo diradarsi del suono e quindi la ripresa
con il pianoforte che trascina l’orchestra in una repentina e inopinata
chiusura.
Gran trionfo per lui e per tutti, con chiamate ripetute e meritati applausi alle prime parti e alle sezioni dell’orchestra. Fuori, ancora camionette e blocchi stradali delle Forze dell'Ordine… così va il mondo.
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