intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

04 marzo, 2023

laVerdi 22-23. 18

Altro gradito ritorno in Auditorium per il 18° Concerto della stagione principale dell’Orchestra Sinfonica di Milano: è quello di Alondra de la Parra, Direttrice principale Ospite, che ci presenta musiche di Martinsson e Stravinski.   

Del 67enne svedese Rolf Martinsson (al suo terzo appuntamento come Autore qui in Auditorium) viene eseguito (in prima italiana) Soundscape, Concerto per corno e orchestra, sottotitolato A Walk in Colours (una passeggiata a colori): un lavoro assai recente, co-commissionato anche da laVerdi e presentato in prima assoluta il 20 marzo del 2022 a Saarbrücken con lo stesso solista-dedicatario dell’opera.

Che è Felix Klieser (già passato qui in Auditorium più di tre anni fa) famoso per essere uno che suona con i piedi… ma proprio divinamente!

Martinsson fa parte di quella corrente di pensiero musicale che, pur apprezzando l’opera di Schönberg (cui ha dedicato più di un lavoro) non ne ha pedissequamente seguito le orme… seriali, mantenendo prudentemente la sua produzione nell’ambito del diatonismo, per quanto modernizzato, ecco.

Il programma di sala reca una succinta descrizione del brano predisposta dallo stesso Autore, che qui mi permetto di integrare con qualche annotazione derivata dal primo ascolto (e in totale ignoranza della partitura…)

Il Concerto è strutturato in cinque sezioni, all’interno di un unico movimento: inizia in modo drammatico, con un’introduzione tempestosa dell’orchestra e con il solista che espone uno stentoreo motivo basato su note che richiamano il nome dell’interprete (F-E-E-Ess-E, svedese per FA-MI-MI-MIb-MI); segue una sezione lenta, caratterizzata da una specie di recitativo del solista, con intervento del corno inglese; le frasi del corno si dipanano su ampi intervalli e con moto ascendente; il dialogo con l’orchestra si fa sempre più serrato, fino ad un climax con secchi interventi dei timpani e una chiusura in diminuendo su trilli del violino; ecco poi la parte centrale, tranquillo, che ha ispirato il sottotitolo dell’opera (panorama sonoro): il corno espone frasi musicali più calme, per gradi congiunti, si odono tocchi di xilofono e sommesse risposte orchestrali; segue una lunga aria che alterna la voce solitaria del corno a risposte anche brusche dell’orchestra e in particolare del clarinetto; dopo un ultimo crescendo, ecco il corno preparare il ritorno ciclico all’iniziale atmosfera drammatica, dove solista ed orchestra si scontrano in un fitto dialogo: il corno si lancia in un passaggio spiritato, poi ecco la stretta finale, grandiosa davvero, ma che poi si perde, calmandosi progressivamente: dopo l’ultimo intervento del solista, sono gli archi a sfumare il suono fino ad esaurirsi del tutto.

Che dire, al primo ascolto? Sono 25 minuti di musica coinvolgente, dove la tensione non cala mai e l’attenzione dell’ascoltatore è catturata ininterrottamente.

Il sempre sorridente Felix, oltre alla tecnica sopraffina, mostra anche di non temere le prove più faticose: tutto il Concerto è praticamente una serie di interventi in assolo del corno, che lui sciorina quasi in souplesse. Poi ringrazia per le ripetute chiamate, i consensi e gli applausi che il pubblico gli tributa, offrendoci proprio lo stesso bis suonato qui nell’ottobre del 2019, la trascrizione per corno solo del rossiniano Rendez-vous de Chasse.
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Il clou della serata è uno dei brani musicali più famosi e controversi dell’intera musica occidentale, Le Sacre du Printemps di Igor Stravinski.  

Molti di noi (non propriamente teen-agers) hanno avuto la fortuna di incontrare questa apparentemente barbara accozzaglia di note al cinema, grazie al grande Walt che ce lo propinò – in modo non proprio rigoroso, more-Stokovski, e insieme a musica più civilizzata - in un cartone animato

A proposito di civiltà e cultura, uno dei modi per avvicinare i giovani, anzi i bambini dell’asilo (altrimenti sarebbe già troppo tardi) alla cosiddetta musica seria sarebbe di usare gli strumenti multimediali – oggi davvero stratosferici, rispetto a quelli dei tempi di Fantasia – per coinvolgerli emotivamente, ma anche razionalmente, nell’apprezzamento per l’arte musicale. Tutto sta ad inventare un modello di business sostenibile: possibile che tutte le teste d’uovo del marketing non ci arrivino?

Mi permetto di consigliare vivamente a tutti di ascoltare (almeno i primi 76’ di) questa fulminante dissertazione tenuta nel 1973 ad Harvard dal sommo Lenny Bernstein, che fa comprendere anche ad un neofita i segreti di questa musica. Lo stesso Bernstein qui ci guida alla scoperta dell'opera. E qui ce la fa ascoltare in tutta la sua gloria. Poi la insegna al pianoforte ad un giovine di belle speranze… Il quale, anni e anni dopo, a sua volta ce la racconta e dirige.

Da parte mia ripropongo un bigino derivato da un mio commento ad un’esecuzione di qualche anno fa qui in Auditorium.

Prestazione – è il minimo che si possa dire – stre-pi-to-sa dell’Orchestra, dal primo violino al… guiro. Merito ovviamente anche dell’eclettica Direttora, che ormai da anni mostra di saper padroneggiare questo mostro con autorità e sicurezza. Pubblico letteralmente in delirio!

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