Di questo
Otello (solo un dettaglio
insignificante: è quello di Rossini!) dopo le prime due recite non si sente dire
un gran bene: la prima contestatissima
(ma potrebbe essere il ritorno di una tradizione scaligera che recentemente
aveva un poco latitato) e la seconda
così-così, almeno a leggere recensioni e commenti. Insomma, ci sarebbe da
preoccuparsi per chi, come il sottoscritto, si appresta ad assistervi fra
qualche giorno. (Però io sono convinto, e spero proprio di non sbagliarmi
nemmeno stavolta, che l‘arte di Rossini stia al di sopra di ogni possibile
tradimento; così continuo ad immaginare di vedere – no, come minimo di ascoltare - prossimamente un Otello per
lo meno non denunciabile per truffa, ecco.)
Nel frattempo parliamo un po’ di imprestiti: strumento di abituale
impiego per Rossini (ma non solo per lui) allorquando si trattava di produrre
musica a tambur battente e mancava il tempo per inventarne di nuova. Così si
scopiazzava, o si prendeva proprio di peso, musica già pronta e la si impiegava
per fini anche diversi e persino opposti a quelli per i quali era stata
composta. Il numero di auto-imprestiti rossiniani è davvero enorme e Otello non fa eccezione, presentando nel
corpo dell’opera tre casi specifici, che richiamerò sommariamente alla fine.
Ma vorrei invece porre l’attenzione
su quelli che riguardano le 9 Sinfonie/Ouverture di opere presentate nei poco più
di 3 anni compresi fra il dicembre 1813 (Aureliano) e il gennaio 1817
(Cenerentola): poiché in esse troviamo attinenze dirette (Turco e Sigismondo) o
indirette (puramente temporali) con Otello.
Subito prima del Turco (dal quale germoglierà Sigismondo e da qui Otello)
Rossini aveva presentato appunto l’Aureliano, la cui Sinfonia (che richiama
temi dell’opera) fu poi re-impiegata tal quale in Elisabetta e Barbiere (che si
collocano temporalmente fra Sigismondo ed Otello). Sempre in questo lasso di
tempo Rossini compone Torvaldo, che alimenterà parzialmente la Sinfonia della
Gazzetta (secondo tema, in LA maggiore nell’esposizione e RE nella ripresa,
trasposto a SIb e MIb nella Gazzetta); la quale Sinfonia verrà poi impiegata
tal quale per la successiva Cenerentola.
Lo schema che segue intende mostrare in
forma grafica questi imprestiti (i colori e le frecce - continue o spezzate -
rappresentano impieghi parziali o totali):
Come
si può notare, 6 Sinfonie su 9 sono frutto di copiature integrali o di parziali
imprestiti da altre: una vera e propria moltiplicazione di pani e
pesci!
Veniamo adesso all’Otello e alla genesi della relativa Sinfonia (si veda lo schema riportato più sotto). Tutto nasce dal Turco e in particolare dalla sua Introduzione in RE maggiore e in tempo Adagio la quale - con il suo tema (TI) - verrà riproposta, con due varianti sostanziali (il tempo accelerato ad Andante e l’assolo in FA-RE del corno trasferito all’oboe e arricchito nella cadenza) nel Sigismondo e da qui trasportata pari-pari nell’Otello.
Veniamo adesso all’Otello e alla genesi della relativa Sinfonia (si veda lo schema riportato più sotto). Tutto nasce dal Turco e in particolare dalla sua Introduzione in RE maggiore e in tempo Adagio la quale - con il suo tema (TI) - verrà riproposta, con due varianti sostanziali (il tempo accelerato ad Andante e l’assolo in FA-RE del corno trasferito all’oboe e arricchito nella cadenza) nel Sigismondo e da qui trasportata pari-pari nell’Otello.
La
struttura delle tre Sinfonie è sempre la stessa: un tempo in forma-sonata privo di sviluppo. Quindi, dopo l’Introduzione (Adagio o Andante) abbiamo,
sempre in Allegro o Allegro vivace, l’Esposizione di due temi (il primo nella tonica RE, il secondo nella
dominante LA) entrambi seguiti dai rispettivi crescendo, il primo dei quali si conclude con una serie di quarte ribattute, che ritroviamo nelle
tre Sinfonie. La Ripresa ripresenta
entrambi i temi nella stessa tonalità (in ossequio ai canoni della
forma-sonata). Una Coda, variamente
basata sul tema TI dell’Introduzione, chiude i tre brani.
Le
differenze principali fra questi riguardano i contenuti. Nel Turco vengono esposti e poi ripresi due
temi, dei quali il primo (TT1) è originale, mentre il secondo altro non è se
non il TI (Introduzione) arricchito da svolazzi di flauti e oboi e da un
bellissimo intervento della tromba. Anche il secondo crescendo si basa su TI.
La Ripresa si struttura diversamente (è abbreviata) dall’esposizione, in quanto
ripresenta TT1, ma senza il suo crescendo (CT1) né quindi le quarte ribattute:
si passa direttamente al tema TI e al relativo crescendo (CT2).
Il Sigismondo comporta una radicale
rivisitazione (salvo l’Introduzione) dei contenuti tematici del Turco. Infatti
vengono esposti (e poi ripresi) due nuovi temi (TS1 e TS2, quest’ultimo mutuato
da TI) con i relativi crescendo (CS1, in cui appare TI, e CS2). Dopo una
diversa transizione (che rispetto al
Turco non ha gli stessi chiari riferimenti alla coda dell’Introduzione) la
Ripresa, a parte la tonalità uniforme, rispecchia assai fedelmente la struttura dell’Esposizione.
L’Otello mutua in pieno la struttura e in
gran parte i contenuti del Sigismondo. A parte scostamenti nella strumentazione
(qui ignorati per semplicità di analisi) la differenza fondamentale è rappresentata
dal secondo tema (TO) che sostituisce il TS2, mantenendone però il successivo
crescendo (CS2); inoltre il primo crescendo (CS1) non presenta gli incisi TI. Difficile
legare la sostituzione del secondo tema del Sigismondo con uno nuovo per Otello
a specifiche esigenze estetiche legate alla nuova opera, dal momento che anche
questo motivo (come gli altri) non vi comparirà più: forse l’averlo già
proposto nel finale del prim’atto dell’Elisabetta, oppure chissà, forse Rossini
si ritrovò a Napoli con qualche ora di… imprevista libertà, e così impiegò il
tempo per inventare un nuovo tema, tanto per rompere la monotonia.
Come detto, la tre Code si basano su TI,
ma sono di diversa ampiezza (decrescente dal Turco all’Otello).
Chi vuole approfondire con i suoni può
seguire le tre Sinfonie su youtube, con
i minutaggi riportati in tabella: Turco, Sigismondo, Otello.
Per chiudere, solo un cenno ai tre auto-imprestiti che compaiono nel corpo dell’opera: il primo riguarda il duetto Desdemona-Emilia (Quanto son fieri i palpiti) dell’atto I, derivato da Se libertà t’è cara da Aureliano (atto II, duetto Aureliano-Zenobia); il secondo riguarda la cabaletta L’ira d’avverso fato (Otello-Jago, atto II) che deriva da quella del Duca Ordow (Ah, qual voce) nel second’atto di Torvaldo; infine (atto III, duetto Desdemona-Otello, Non arrestare il colpo) Rossini richiama due volte e poi sviluppa il famoso tema della Calunnia dal Barbiere (questo imprestito fu però successivamente sconfessato dallo stesso Autore, a seguito della popolarità acquisita dal Barbiere, che era invece ancora sconosciuto nella Napoli del 1816).
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