.
Due presentazioni intorno alla nuova Carmen si sono tenute ieri e oggi a Milano.
Lunedi, nell’ambito del programma di Conferenze Prima delle Prime, presso il Ridotto Toscanini del Teatro, Quirino Principe ha tenuto una concione dal titolo: “La Distruttrice distrutta, ovvero l'essenza drammatica e musicale di Carmen”.
Il professor Quirino è grande, lo sappiamo tutti, e certo non ci si può aspettare che lui accetti di fare una conferenza su Carmen per raccontarcene l’intreccio, o le fonti, o le versioni circolanti. Il nostro però la prende davvero alla lontana, partendo dall’ostilità di Solone per il teatro e dal disprezzo di Hegel per la musica; poi passa ai significati reconditi dei fiori, ricordandoci che Carmen ne offre uno a Josè (ma tacendo di dire che in realtà glielo tira violentemente in mezzo agli occhi, ndr); poi risale alla fonte-della-fonte di Bizet (la futura moglie di Napoleone III, ispiratrice di Merimée in quel di Granada); quindi passa per le opere dello zio del librettista Halévy (nonché suocero di Bizet); accenna ai tritoni (=diavoli, =inferno, =fuoco) che accompagnano Carmen; spazia sui tre piani dell’amore: libido, eros e agape (sempre visti dalla prospettiva di Josè, dove l’agape peraltro scarseggia). Visto che l’oggetto è Carmen, non tralascia di citare Leonore e lo squillo della trombetta liberatrice di Don Fernando (che in realtà sappiamo essere quella dello scherano di Pizarro, ndr). Chiude poi proponendo un ardito parallelo fra Carmencita e Violetta.
Insomma, un volo talmente alto e pindarico che si è totalmente perso di vista l’oggetto – concreto e immanente - del titolo della conferenza e di ciò che verrà rappresentato a SantAmbrogio. A noi, comuni mortali, sono cadute in testa un po’ di briciole, come quelle che si gettano ai piccioni della vicina piazza Duomo. Ma va bene lo stesso, è tutta cultura!
Un poco più stimolante, appunto in vista della prima, l’incontro tenutosi oggi pomeriggio presso l’Università Cattolica, che ha ospitato i due principali artefici della Carmen 2009, Daniel Barenboim ed Emma Dante. Annessa un’esposizione di documenti (per lo più… contabili!) relativi a due storiche rappresentazioni scaligere: Toscanini del 1906 e Serafin del 1913.
Si può cominciare a farsi un’idea di cosa ci aspetta? (le conclusioni e i giudizi matureranno dopo aver toccato con… occhio e orecchio). Direi di nì, nel senso che non abbiamo ascoltato clamorose rivelazioni o anticipazioni.
La parte del leone l’ha fatta il Maestro scaligero, che si è esibito, oltre che in un rapido esercizio di Habanera al pianoforte, anche in un meno riuscito numero da giocoliere con bottiglia e bicchiere, finito quest’ultimo a pezzi… A parte ciò, Barenboim ci ha spiegato che Carmen non è un’opera spagnoleggiante, perché contiene appunto la Habanera, ergo ha radici cubane, ergo africane: il triangolo africa-cuba-spagna visto da un francese. Speriamo non sia quello delle Bermude, dove ogni cosa finisce in vacca!
Lunedi, nell’ambito del programma di Conferenze Prima delle Prime, presso il Ridotto Toscanini del Teatro, Quirino Principe ha tenuto una concione dal titolo: “La Distruttrice distrutta, ovvero l'essenza drammatica e musicale di Carmen”.
Il professor Quirino è grande, lo sappiamo tutti, e certo non ci si può aspettare che lui accetti di fare una conferenza su Carmen per raccontarcene l’intreccio, o le fonti, o le versioni circolanti. Il nostro però la prende davvero alla lontana, partendo dall’ostilità di Solone per il teatro e dal disprezzo di Hegel per la musica; poi passa ai significati reconditi dei fiori, ricordandoci che Carmen ne offre uno a Josè (ma tacendo di dire che in realtà glielo tira violentemente in mezzo agli occhi, ndr); poi risale alla fonte-della-fonte di Bizet (la futura moglie di Napoleone III, ispiratrice di Merimée in quel di Granada); quindi passa per le opere dello zio del librettista Halévy (nonché suocero di Bizet); accenna ai tritoni (=diavoli, =inferno, =fuoco) che accompagnano Carmen; spazia sui tre piani dell’amore: libido, eros e agape (sempre visti dalla prospettiva di Josè, dove l’agape peraltro scarseggia). Visto che l’oggetto è Carmen, non tralascia di citare Leonore e lo squillo della trombetta liberatrice di Don Fernando (che in realtà sappiamo essere quella dello scherano di Pizarro, ndr). Chiude poi proponendo un ardito parallelo fra Carmencita e Violetta.
Insomma, un volo talmente alto e pindarico che si è totalmente perso di vista l’oggetto – concreto e immanente - del titolo della conferenza e di ciò che verrà rappresentato a SantAmbrogio. A noi, comuni mortali, sono cadute in testa un po’ di briciole, come quelle che si gettano ai piccioni della vicina piazza Duomo. Ma va bene lo stesso, è tutta cultura!
Un poco più stimolante, appunto in vista della prima, l’incontro tenutosi oggi pomeriggio presso l’Università Cattolica, che ha ospitato i due principali artefici della Carmen 2009, Daniel Barenboim ed Emma Dante. Annessa un’esposizione di documenti (per lo più… contabili!) relativi a due storiche rappresentazioni scaligere: Toscanini del 1906 e Serafin del 1913.
Si può cominciare a farsi un’idea di cosa ci aspetta? (le conclusioni e i giudizi matureranno dopo aver toccato con… occhio e orecchio). Direi di nì, nel senso che non abbiamo ascoltato clamorose rivelazioni o anticipazioni.
La parte del leone l’ha fatta il Maestro scaligero, che si è esibito, oltre che in un rapido esercizio di Habanera al pianoforte, anche in un meno riuscito numero da giocoliere con bottiglia e bicchiere, finito quest’ultimo a pezzi… A parte ciò, Barenboim ci ha spiegato che Carmen non è un’opera spagnoleggiante, perché contiene appunto la Habanera, ergo ha radici cubane, ergo africane: il triangolo africa-cuba-spagna visto da un francese. Speriamo non sia quello delle Bermude, dove ogni cosa finisce in vacca!
.
Interessante la sua difesa dei dialoghi contro i recitativi (pochi saranno in disaccordo, penso): si legge che dirigerà (come già a Berlino) usando l’edizione di Robert Didion, e questo è assai confortante, poiché significa che ci possiamo aspettare una Carmen il più fedele possibile alle intenzioni di Bizet (per quanto il 100% sia escluso matematicamente, date le travagliate circostanze di cui l’Opera fu vittima).
In sostanza dovremmo sentire ciò che l’Autore aveva deciso di proporre al pubblico dopo le prove in vista della prima (e non ciò che altri, dopo la sua scomparsa, decisero di propinarci, per più di un secolo!) Dopodichè Barenboim ci metterà la sua sensibilità e il suo approccio interpretativo, e lo si giudicherà dal risultato, ma insomma, intanto la materia prima impiegata appare come la più genuina, o la meno adulterata. Ed è già un punto a favore del Kapellmeister. Che ha poi spiegato – ma era cosa risaputa - la circostanza in cui ha scelto la nuova Carmen, scherzosamente definendosi – a proposito di scoperte – come un tale del 1492. Rispondendo ad una domanda, ha spiegato che la differenza fra il suono di un clarinetto della Unter den Linden e un clarinetto della Scala dipende dal fatto che il berlinese suona Schwester, mentre il milanese suona sorella!
In sostanza dovremmo sentire ciò che l’Autore aveva deciso di proporre al pubblico dopo le prove in vista della prima (e non ciò che altri, dopo la sua scomparsa, decisero di propinarci, per più di un secolo!) Dopodichè Barenboim ci metterà la sua sensibilità e il suo approccio interpretativo, e lo si giudicherà dal risultato, ma insomma, intanto la materia prima impiegata appare come la più genuina, o la meno adulterata. Ed è già un punto a favore del Kapellmeister. Che ha poi spiegato – ma era cosa risaputa - la circostanza in cui ha scelto la nuova Carmen, scherzosamente definendosi – a proposito di scoperte – come un tale del 1492. Rispondendo ad una domanda, ha spiegato che la differenza fra il suono di un clarinetto della Unter den Linden e un clarinetto della Scala dipende dal fatto che il berlinese suona Schwester, mentre il milanese suona sorella!
.
Al termine, in riconoscimento della preziosa opera di civiltà che il Maestro porta avanti con la Divan, l’Università gli ha consegnato una nuova Borsa di Studio che permetterà ad un altro giovane di laggiù di emanciparsi.
Vengo ora alla più attesa protagonista dell’incontro: Emma Dante. Devo dire che, forse oscurata dall’esuberante personalità del Maestro, la bella sicula dalle bianche mèches ha parlato poco, e quel poco è stato piuttosto scontato, non dico banale: grande onore essere alla Scala, grande emozione alla prima visita al Teatro, Carmen grande opera, da interpretare guardando avanti (!?) ed altre frasi di circostanza. Per me però è stata sorprendente una sua promessa, fatta subito, di botto, quasi una excusatio-non-petita: nella mia Carmen non ci saranno né vare, né suore.
Ecco, per oggi è la notizia più confortante, poiché della Habanera cantata da una suora davvero non si sentiva la mancanza.
Vengo ora alla più attesa protagonista dell’incontro: Emma Dante. Devo dire che, forse oscurata dall’esuberante personalità del Maestro, la bella sicula dalle bianche mèches ha parlato poco, e quel poco è stato piuttosto scontato, non dico banale: grande onore essere alla Scala, grande emozione alla prima visita al Teatro, Carmen grande opera, da interpretare guardando avanti (!?) ed altre frasi di circostanza. Per me però è stata sorprendente una sua promessa, fatta subito, di botto, quasi una excusatio-non-petita: nella mia Carmen non ci saranno né vare, né suore.
Ecco, per oggi è la notizia più confortante, poiché della Habanera cantata da una suora davvero non si sentiva la mancanza.
.
2 commenti:
Credo di averlo già detto, ma vale la pena ribadirlo: una prolusione di Quirino Principe è imperdibile!
Per questa Carmen ne vedremo davvero delle belle.
Ciao!
@amfortas
Guarda, il Quirino starei a sentirlo per ore e ore! Tanta è la scienza che emana!
Penso anch'io che sarà una Carmen importante, spero nel verso giusto...
Grazie e a presto!
Posta un commento