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17 novembre, 2009

Aspettando Carmen a SantAmbrogio - 2

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Le vicissitudini di Carmen sono ampiamente note, ma anche tremendamente ingarbugliate, per cui ogni nuovo allestimento suscita immancabilmente la domanda: ma quale Carmen ci verrà propinata?

La versione originalmente fatta rappresentare – con scarso successo, peraltro - da Bizet, leggera e piena di humor, a dispetto del finale tragico? Se sì, infarcita di quanti dialoghi? (saranno anche raffinati, ma il Singspiel a noi moderni sta abbastanza sullo stomaco…)

Oppure si darà quella – più pesante, predisposta per il mercato tedesco, tutta spostata sul lato drammatico - di Ernest Guiraud, che è stata la più eseguita in assoluto, fin dagli anni immediatamente successivi alla prima del 1875, con i recitativi da lui musicati (essendo nel frattempo scomparso Bizet) al posto dei dialoghi originali?

Oppure si eseguirà la versione critica di Fritz Oeser (1964) che in sostanza riprende il manoscritto originale, senza però tener conto del fatto che Bizet lo aveva subito rimaneggiato, soprattutto alleggerendolo, durante le prove in preparazione della prima?

Un’edizione più recente della partitura – Schott, 1992 - è opera di Robert Didion (scomparso nel 2001): rifiuta in blocco (come Oeser) gli interventi di Guiraud, ma tiene conto di quelli – determinanti – che Bizet effettuò in vista della prima, e che riportò sull’edizione per voce e pianoforte.

Da ultimo, Richard Langham Smith ha prodotto una nuova edizione per Peters - sempre sconfessando Guiraud - utilizzata anche di recente a Parigi.

C’è poi da qualche parte anche una versione Guiraud, ma senza la musica di Guiraud, sostituita da un’altra appositamente commissionata dall’Opera di Baltimore a …nientedopodomanichè Giovanni Allevi! (il nostro è già arrivato in Senato, non scordiamocelo, quindi attenti a non sottovalutarlo…)

Viene infine da tremare al pensiero (leggere il secondo paragrafo dell’articolo link-ato) che venga rappresentata una Carmen di Ravel! (con un bolero per ciascun atto?)

Nello scorso giugno Barenboim ha anticipato che la sua sarà una Carmen drammatica e tragica, forse sulla scia di quell’altra messa in scena da Kusej, che Barenboim ha diretto tempo fa nella sua Berlino. Speriamo che non sia una cosa come questa… ma con i registi non si sa mai.

E a proposito della regista: Emma Dante, da siciliana verace e sanguigna come certe arance di laggiù, sembra lì apposta per dare il tocco di fatalismo verista, con tanto di vara e prefiche. (Mia moglie, milanese ma con robuste radici in quel di Ficarazzi, mi ha guardato con aria di compatimento - tempo fa avrebbe messo mano ad un mattarello - sentendomi dire che a me la prefica - chissà perchè l’accento mi scivola inevitabilmente sulla ì - fa pensare a tutto, no, anzi, ad una cosa ben precisa, tranne che ai lamenti funerari).

Qualcosa mi dice – spero proprio di essere cattivo profeta – che non vedremo la Carmen di Bizet.
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4 commenti:

Amfortas ha detto...

Mi sono imbattuto in queste vecchie dichiarazioni di Emma Dante, a proposito della Carmen (gennaio 2009), non me ne ricordavo...forse così ci prepariamo con calma :-)

Non si era mai visto il torero Escamillo con tre braccia, di cui una finta per trattenere sempre il mantello come nell' iconografia della corrida; né il brigadiere Don José con una giacca militare dal collo rigido alto sino al naso, tanto che per cantare dovrà scostarlo come fosse un sipario. Non si era mai vista una Carmen simile a una suora, con una mantellina che diventa il copricapo monacale tipo quello di Suor Addolorata (Yvonne Sanson) in Angelo bianco. Li vedremo il 7 dicembre prossimo all' inaugurazione della stagione scaligera, con una Carmen che potrebbe essere la più inattesa degli ultimi anni e non si può neanche immaginare le reazioni del pubblico di gala (...)

Mi avessero proposto un Don Carlo, un Tristano e Isotta, avrei detto subito di no, non sono storie che potrei sentire, ma Carmen, più quella di Mérimée che di Bizet, è come quelle che conosco, è una donna passionale che decide del suo destino, un' eroina del teatro greco, un archetipo, e io immagino il carro della morte che sempre la segue, pronto a ghermirla, e lei lo sa». Il luogo non sarà né Siviglia né Palermo, ma una specie di Macondo, di Città Invisibile di Calvino. «Un luogo di poveri e sfruttati, militari e sigaraie, in cui il fasto irrompe quando arriva il torero Escamillo, attorniato dagli ammiratori che sollevano le immagini dei suoi trionfi sanguinari, dei tori massacrati (...)

Unknown ha detto...

#Amfortas

Carmen, più quella di Mérimée che di Bizet...

Se lo dice la Emma!

A presto!

Giuliano ha detto...

Una Carmen di Ravel l'avrei ascoltata volentieri!
Non ci avrei mai pensato, ma adesso è balzata in cima alla lista delle mie "opere immaginarie". Forse anche una Carmen di Fauré non sarebbe male... E che dire di Offenbach?

Unknown ha detto...

@Giuliano

Come vedi, anche da un mezzo refuso si possono trarre spunti rivoluzionari!

A presto!