Ieri pomeriggio il Regio torinese ha ospitato la quarta delle sette
recite di Tristan und Isolde (il Teatro impiega, chissà perchè, il titolo italiano, che a me ricorda
sempre la dissacrante parafrasi pippa su
auto d’epoca, evabbè...)
Tristan è fuor di
dubbio la prova più sfidante per un
Direttore d’orchestra, quindi rendo subito omaggio alla prestazione del mio
illustre concittadino, la cui prova d’esordio di martedi scorso è stata
peraltro unanimemente apprezzata, almeno così deduco da ciò che si legge su
carta e pixel.
Poi faccio i complimenti ai grafici della mood-design.it per la fulminante
intuizione che li ha portati a ideare lo sfondo per la pubblicità dell’opera:
La silhouette della coppa del
filtro d’amore disegnata dai profili dei due amanti!
Ma allora: perchè un Tristan di serie A-2?
È una mia personale valutazione. Che applico
automaticamente, a prescindere, proprio senza-se-e-senza-ma, a tutte quelle produzioni
(non sono poche nè infrequenti, anche in presenza di nomi celebri, come vedremo)
che per fare uno sconto sostanzioso soprattutto al tenore (e/o pensando di fare
un gradito sconto al pubblico!) tagliano il 25% (322 battute!) del duetto del
second’atto (su altri tagli e taglietti riesco a transigere...) Con ciò non
solo cassando più di 10 minuti di grande musica, il che è già un delitto, ma
anche eliminando una parte del testo che è indispensabile (certo, per chi segue
anche la trama e quindi le parole, non per chi, con la scusa del crucco, si
limita ad ascoltare passivamente la musica e magari non vede l’ora che
finisca...) per comprendere tutte le implicazioni psicologiche della vicenda. È
proprio in quei 10 minuti, dalle domande di Isolde e dalle risposte di Tristan,
che noi scopriamo finalmente le ragioni, gli antecedenti e i retroscena di
tutto ciò che è passato fra i due nel primo atto, e che allora non riuscivamo a
spiegarci! Senza questa porzione del testo (5 interventi di Tristan e 4 di
Isolde) l’intera trama resta nella più totale incomprensibilità. Ecco perchè
l’integrità di questa parte dell’opera è per me condizione necessaria (non sufficiente,
s’intende) perchè si possa catalogare la produzione fra quelle di serie A.
(Dopodichè, anche la serie A-2 è ricca di buone squadre e di partite
interessanti, per carità...)
Riporto in coda al post (la traduzione è del sommo Guido Manacorda) l’intero testo della
seconda scena dell’atto II, con l’evidenza in giallo della parte
proditoriamente tagliata: ognuno giudichi da sè dell’enormità del misfatto.
Infine: lo stesso Seiffert, con la Theorin, nel 2015 (da 21’00” a 31’42”).
Peccato davvero per il Regio! E mi spiace anche per l’autorevole Giorgio Pestelli, che sul giornale torinese ha minimizzato la cosa, definendola piccolo taglio! Più ancora mi spiace per Noseda, che pur non essendo (su questo potrei giurare) il mandante del misfatto, tuttavia - ai miei occhi - viene trascinato anche lui in serie A-2 con il resto della compagnia...
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Purtroppo, come detto, lo scandalo si ripete spesso e volentieri, e da lunga pezza (nel ‘900 questo taglio, insieme ad altri, diventò quasi uno standard, e persino per tenori di indiscussa fama, come Lauritz Melchior e Max Lorenz): qui ecco ben cinque testimonianze, le prime proprio con Melchior e Lorenz, le altre relativamente recenti, con protagonisti anche illustri (il minutaggio si riferisce all’inizio del taglio):
- 1937 Melchior-Flagstad (a 1h36’43”)
- 1951 Lorenz-Grob (a 3’55”)
Ecco invece cosa ci ha lasciato Wagner e cosa ci è stato negato al Regio:
- 1995 Jerusalem-Meier (da 4’01” a 13’11”)
- 2004 Treleaven-Urmana (da 20’12” a 30’09”)
Peccato davvero per il Regio! E mi spiace anche per l’autorevole Giorgio Pestelli, che sul giornale torinese ha minimizzato la cosa, definendola piccolo taglio! Più ancora mi spiace per Noseda, che pur non essendo (su questo potrei giurare) il mandante del misfatto, tuttavia - ai miei occhi - viene trascinato anche lui in serie A-2 con il resto della compagnia...
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L’allestimento di Guth (già ampiamente conosciuto, perchè presentato anni fa a Zurigo) non contribuisce, a mio avviso, a sollevare le sorti della produzione. Lo spettacolo è ovviamente di alto livello (e ci mancherebbe, con ciò che costano le parcelle dei registi) ma ha il difetto (anche questo abbastanza tipico del Regietheater) di presentarci, invece del significante (l’originale) uno dei suoi tanti possibili significati: invece dell’archetipo, in sostanza, ci viene presentato un particolare tipo, col che si compie esattamente il percorso inverso rispetto a quello – faticosissimo, e geniale per davvero – compiuto dall’Autore, che ci ha messo l’anima per sublimare la prosaica realtà di rapporti e sentimenti umani (anche e proprio quelli da lui vissuti presso i Wesendonck) onde distillarne il soggetto di un’opera d’arte che si libra ben al di sopra di quella prosaica realtà.
Al proposito ecco come lo stesso Wagner presentava la sua impresa: Poichè in tutta la mia esistenza non ho mai accolto nella sua perfezione la felicità dell’amore, voglio elevare a questo, che è il più bello di tutti i sogni, un monumento, un dramma in cui il desiderio d’amore sia pienamente soddisfatto. E il dramma è proprio un monumento all’amore, mentre Guth impiega testo e musica di Wagner per presentarci una delle tante tresche borghesi che fanno notizia su rotocalchi e riviste di pettegolezzo. Nobbuono...
Al proposito ecco come lo stesso Wagner presentava la sua impresa: Poichè in tutta la mia esistenza non ho mai accolto nella sua perfezione la felicità dell’amore, voglio elevare a questo, che è il più bello di tutti i sogni, un monumento, un dramma in cui il desiderio d’amore sia pienamente soddisfatto. E il dramma è proprio un monumento all’amore, mentre Guth impiega testo e musica di Wagner per presentarci una delle tante tresche borghesi che fanno notizia su rotocalchi e riviste di pettegolezzo. Nobbuono...
Il regista medesimo ci indica un parallelo fra il
soggetto del dramma e vicende e personaggi del periodo trascorso da Wagner a
Zurigo. Sarebbe stato meglio non farlo, perchè suggerirci di vedere Tristan in Richard, Isolde in Mathilde, Marke in Otto è
operazione tanto facile quanto penalizzante per il soggetto. Penalizzante
perchè il parallelo fra i personaggi dell’archetipo e le persone del tipo è
sbilenco e si porta dietro stupide contraddizioni: perchè tutti noi sappiamo
bene che Richard amò una Mathilde già felicemente sposata, e con prole, a Otto
(che la rimise incinta per la quinta volta dopo
che l’opera era venuta alla luce!); mentre il testo che ascoltiamo ci presenta
un Tristan che si innamora di un’Isolde nubile, ed anzi la porta quasi di forza
a sposare un Marke vecchio vedovo senza prole, rincoglionito e presumibilmente
impotente: uno scenario un filino diverso, vero?
E comunque, anche dimenticando (per chi lo conosce e può comprenderne le contraddizioni) il riferimento biografico a Wagner, l’ambientazione di Guth si porta dietro altri problemi: il soggetto vive sulla insanabile contraddizione fra le pulsioni sconfinate degli animi umani - di cui il mare (negli atti esterni) e la natura romantica (corni) e decadente (giardini fioriti) in quello centrale rappresentano l’allegoria - e la claustrofobia immateriale della quale quegli stessi animi soffrono a causa delle prosaiche regole della cosiddetta convivenza civile (rappresentata dalla fiaccola perennemente accesa sulla porta della dimora di Isolde). Dall’allestimento di Guth invece lo spettatore trae l’impressione (fallace!) che tutti i problemi esistenziali dei protagonisti nascano precisamente dal chiuso ambiente materiale che li circonda e li sequestra quasi fosse una prigione...
E comunque, anche dimenticando (per chi lo conosce e può comprenderne le contraddizioni) il riferimento biografico a Wagner, l’ambientazione di Guth si porta dietro altri problemi: il soggetto vive sulla insanabile contraddizione fra le pulsioni sconfinate degli animi umani - di cui il mare (negli atti esterni) e la natura romantica (corni) e decadente (giardini fioriti) in quello centrale rappresentano l’allegoria - e la claustrofobia immateriale della quale quegli stessi animi soffrono a causa delle prosaiche regole della cosiddetta convivenza civile (rappresentata dalla fiaccola perennemente accesa sulla porta della dimora di Isolde). Dall’allestimento di Guth invece lo spettatore trae l’impressione (fallace!) che tutti i problemi esistenziali dei protagonisti nascano precisamente dal chiuso ambiente materiale che li circonda e li sequestra quasi fosse una prigione...
Siccome
nell’opera non c’è praticamente azione (tutto gira attorno alla psiche dei due
protagonisti) la sua messinscena è sempre problematica e probabilmente
l’approccio meno disturbante sarebbe quello tipo-Wieland,
per intenderci: scene praticamente spoglie, con richiami stilizzati
all’ambiente esterno, per concentrare tutta l‘attenzione del pubblico sul
dramma interno che si svolge davanti ai suoi occhi e dentro le sue orecchie.
Insomma, poco teatro e tanta
introspezione. Invece Guth vuol fare tantissimo (troppo!) teatro, inventando
azione dove non c’è, e così ecco che siamo continuamente distratti dal seguire
i contenuti profondi del dramma dal perenne turbinare di ambienti (camere da
letto, da pranzo, da riunione, serre e quant’altro) nei quali i protagonisti si
devono trasferire di volta in volta.
Quanto alla
parte attoriale, Guth è un maestro e i due protagonisti si muovono precisamente
come da copione. Peccato però che – nell’intento di strafare – il nostro scada
nel triviale e nell’offensivo: mi riferisco alle figure di Kurwenal e del pastore
(un po’ anche a quella di Melot) ridotte
a macchiette da avanspettacolo (altro che teatro!)
Il culmine si raggiunge appunto nel terz’atto dove lo scudiero di Tristan e il
pastore ci vengono presentati come due avvinazzati. Il primo poi arriva a
disturbare insopportabilmente il mirabile assolo
del corno inglese: seduto per terra al proscenio, fa il tiro a segno cercando
di lanciare sassolini dentro un suo stivale collocato proprio sopra la buca d’orchestra:
siccome 9 volte su 10 fa cilecca, ecco che il rumore del mancato bersaglio (oltre
alla stupidità di quei gesti) rovina irrimediabilmente la straordinaria atmosfera
creata dalle note di Wagner.
Il culmine della parodia si raggiunge quando il
pastore cerca di fregarsi una bottiglia di birra di Kurwenal, e questi gliela
strappa di mano proprio mentre canta: lass die Frage (!!!) Insomma, alla
fine il succo dell’operazione di Guth si può così sintetizzare, con un
parallelo enologico: dalla purezza della grappa distillata siamo regrediti alla
sgradevole poltiglia della vinaccia!
___
Torno ai
suoni, per ribadire il positivo giudizio sulla lettura di Gianandrea Noseda. Lettura quasi cameristica e per questo assai
apprezzabile. Come il risalto dato a tanti minimi dettagli, altrettanti tocchi
di cesello a modellare quella straordinaria scultura in note che ha
letteralmente cambiato il corso della storia della musica.
L’Orchestra ha
risposto bene, compreso il complesso di fiati posto dietro le quinte; peccato solo
per quella falsa partenza del corno proprio al suo attacco nel Preludio dell’atto
terzo, che ha un po’ compromesso la resa di quel mirabile momento... Il coro dei
maschi di Claudio Fenoglio ha fatto
il suo dovere, a fronte di un impegno non proibitivo, limitato al primo atto.
Vengo alle
voci. Peter Seiffert (sul quale avevo
letto giudizi assai poco lusinghieri dopo la prima) mi è parso abbastanza a posto e ha tenuto più che degnamente
anche il massacrante terzo atto. Mi risulta quindi ancor più incomprensibile la
ragione del famigerato taglio del second’atto.
Ricarda Merbeth ha
voce molto potente negli acuti (dove peraltro tende un filino a... sbracare,
virando all’urlo) mentre purtroppo centro e gravi sono assai poco udibili. Un’Isolde
comunque più che dignitosa.
Meglio di lei –
per me, ovvio – la Michelle Breedt:
certo la parte di Brangäne non è confrontabile con quella della protagonista, tuttavia questa
veterana e specialista del ruolo ha ancora una volta convinto, in particolare
nei suoi due notturni interventi del second’atto.
Ottimo davvero
il Kurwenal di Martin Gantner, voce
penetrante e benissimo impostata: peccato che il regista lo abbia costretto a
fare... lo scemo del villaggio.
Il Marke di Steven Humes non ha demeritato, anche se
il suo è un canto piuttosto monocorde e poco espressivo. Inoltre – sempre a mio
personale giudizio - a quel ruolo si addicono meglio le caratteristiche di un
basso profondo (tipo Inquisitore, ecco) piuttosto che quelle di un basso-baritono.
Ian Vacik ha fatto il
minimo sindacale come Melot, ed è difficile pretendere di più. Stesso discorso
per il pastore Joshua Sanders e il timoniere Franco
Rizzo. Patrick Reiter, il
marinaio cui è affidato l’ingrato compito di aprire lo spettacolo, ha un po’
sofferto la collocazione fisica, per me eccessivamente lontana dalla sala: dove
il suo canto arrivava appena appena; comunque se l’è cavata anche lui
discretamente.
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Che
dire, tirando le somme? Un Tristan che non passerà certo alla storia (forse
nessuno lo pretendeva) e del quale personalmente mi accontento, ecco. Un’ultima
nota sul pubblico: teatro abbastanza (ma non totalmente) affollato all’inizio
e pubblico ulteriormente smagritosi nei due intervalli. Ahinoi, a dimostrazione che
siamo ancora e sempre lontani da un livello accettabile di... scolarizzazione
musicale.
___
ZWEITE SZENE
Tristan und Isolde |
SCENA SECONDA
Tristano e Isolda |
TRISTAN
(stürzt herein) Isolde! Geliebte! |
TRISTANO
(entra precipitosamente) Isolda! Cara! |
ISOLDE
(ihm entgegenspringend) Tristan! Geliebter! |
ISOLDA
(balzandogli incontro) Tristano! Caro! |
(Stürmische Umarmungen beider, unter denen sie in den
Vordergrund gelangen)
|
(Impetuosi
amplessi, durante i quali essi raggiungono il proscenio)
|
ISOLDE
Bist du mein? |
ISOLDA
Sei tu mio? |
TRISTAN
Hab ich dich wieder? |
TRISTANO
Ti ho nuovamente? |
ISOLDE
Darf ich dich fassen? |
ISOLDA
Ti posso abbracciare? |
TRISTAN
Kann ich mir trauen? |
TRISTANO
Posso credere a me stesso? |
ISOLDE
Endlich! Endlich! |
ISOLDA
Finalmente! Finalmente! |
TRISTAN
An meiner Brust! |
TRISTANO
Al mio cuore! |
ISOLDE
Fühl ich dich wirklich? |
ISOLDA
Veramente ti sento? |
TRISTAN
Seh' ich dich selber? |
TRISTANO
Proprio ti vedo? |
ISOLDE
Dies deine Augen? |
ISOLDA
Sono questi i tuoi occhi? |
TRISTAN
Dies dein Mund? |
TRISTANO
Questa la tua bocca? |
ISOLDE
Hier deine Hand? |
ISOLDA
Qui la tua mano? |
TRISTAN
Hier dein Herz? |
TRISTANO
Qui il tuo cuore? |
ISOLDE
Bin ich's? Bist du's? Halt ich dich fest? |
ISOLDA
Sono proprio io? Sei proprio tu? Ti tengo stretto? |
TRISTAN
Bin ich's? Bist du's? Ist es kein Trug? |
TRISTANO
Sono proprio io? Sei proprio tu? Non è un inganno? |
BEIDE
Ist es kein Traum? O Wonne der Seele, o süsse, hehrste, kühnste, schönste, seligste Lust! |
AMBEDUE
Non è un sogno? O delizia dell'anima, o dolce, nobilissima, arditissima, bellissima, beatissima gioia! |
TRISTAN
Ohne Gleiche! |
TRISTANO
Senza pari! |
ISOLDE
Überreiche! |
ISOLDA
Traboccante! |
TRISTAN
Überselig! |
TRISTANO
Sovrumana! |
ISOLDE
Ewig! |
ISOLDA
Eterna! |
TRISTAN
Ewig! |
TRISTANO
Eterna! |
ISOLDE
Ungeahnte, nie gekannte! |
ISOLDA
Non presentita, mai conosciuta! |
TRISTAN
Überschwenglich hoch erhabne! |
TRISTANO
Sconfinata, alta, sublime! |
ISOLDE
Freudejauchzen! |
ISOLDA
Ebrezza di gioia! |
TRISTAN
Lustentzücken! |
TRISTANO
Estasi di piacere! |
ISOLDE
Himmelhöchstes Weltentrücken! Mein! Tristan mein! Mein und dein! Ewig, ewig ein! |
ISOLDA
Altissimo celeste rapimento dal mondo! Mio! Tristano mio! Mio e tuo! Eternamente, eternamente uno! |
TRISTAN
Himmelhöchstes Weltentrücken! Mein! Isolde mein! Mein und dein! Ewig, ewig ein! |
TRISTANO
Altissimo celeste rapimento dal mondo! Mio! Isolda mio! Mio e tuo! Eternamente, eternamente uno! |
ISOLDE
Wie lange fern! Wie fern so lang! |
ISOLDA
Quanto tempo lontani! Come lontani per tanto tempo! |
TRISTAN
Wie weit so nah! So nah wie weit! |
TRISTANO
Così lontani [essendo] così vicini! Così vicini [eppure] così lontani! |
ISOLDE
O Freundesfeindin, böse Ferne! Träger Zeiten zögernde Länge! |
ISOLDA
O nemica degli amici maligna lontananza! Di pigri tempi indugiante lentezza! |
TRISTAN
O Weit' und Nähe! Hart entzweite! Holde Nähe! Öde Weite! |
TRISTANO
O lontananza e vicinanza! Duramente separate! Grata vicinanza! Desolata lontananza! |
ISOLDE
Im Dunkel du, im Lichte ich! |
ISOLDA
Tu all'oscuro, io alla luce! |
TRISTAN
Das Licht! Das Licht! O dieses Licht, wie lang verlosch es nicht! Die Sonne sank, der Tag verging, doch seinen Neid erstickt' er nicht: sein scheuchend Zeichen zündet er an, und steckt's an der Liebsten Türe, dass nicht ich zu ihr führe. |
TRISTANO
La luce! La luce! O questa luce, per quanto tempo non si è spenta! Tramontato era il sole e scomparso il giorno; pure la propria invidia egli non soffocava: il suo segnale che allontana egli accende; e lo infigge presso la porta dell'amata, perché io non possa recarmi da lei. |
ISOLDE
Doch der Liebsten Hand löschte das Licht; wes die Magd sich wehrte, scheut' ich mich nicht: in Frau Minnes Macht und Schutz bot ich dem Tage Trutz! |
ISOLDA
Ma la mano dell'amica ha spento la luce; di quello che l'ancella non osò non ebbi io paura: nella potenza e nella protezione di monna Minne io lanciai al giorno la mia sfida. |
TRISTAN
Dem Tage! dem Tage! dem tückischen Tage, dem härtesten Feinde Hass und Klage! Wie du das Licht, o könnt' ich die Leuchte, der Liebe Leiden zu rächen, dem frechen Tage verlöschen! Gibt's eine Not, gibt's eine Pein, die er nicht weckt mit seinem Schein? Selbst in der Nacht dämmernder Pracht hegt ihn Liebchen am Haus, streckt mir drohend ihn aus! |
TRISTANO
Al giorno! Al giorno! Al frodolento giorno, al più crudele dei nemici odio ed accusa! Come tu la luce, oh potess'io la fiaccola, per vendicare i dolori dell'amore, al prepotente giorno spegnere! C'è un'angoscia, c'è una pena, ch'egli non susciti con la sua luce? Anche della notte nella magnificenza crepuscolare, la mia piccola lo mantiene nella sua casa, lo protende minacciosamente contro di me! |
ISOLDE
Hegt ihn die Liebste am eignen Haus, im eignen Herzen hell und kraus, hegt' ihn trotzig einst mein Trauter: Tristan, - der mich betrog! War's nicht der Tag, der aus ihm log, als er nach Irland werbend zog, für Marke mich zu frein, dem Tod die Treue zu weihn. |
ISOLDA
Se la tua amica lo mantiene nella propria dimora, nel suo cuore, chiaro, fiammeggiante lo mantenne spavaldamente un giorno il mio amico: Tristano,... che m'ingannò! Non fu il giorno che in lui mentì, quand'egli in Irlanda andò quale messo di nozze, per sposarmi a re Marco, e la sua fedele consacrare alla morte? |
TRISTAN
Der Tag! Der Tag, der dich umgliss, dahin, wo sie der Sonne glich, in höchster Ehren Glanz und Licht Isolde mir entrückt'! Was mir das Auge so entzückt', mein Herze tief zur Erde drückt': in lichten Tages Schein wie war Isolde mein? |
TRISTANO
Il giorno! Il giorno che intorno t'irraggiò, e colà, dove ella rassomigliò al sole, di altissimi onori nella luce e nello splendore, Isolda a me rapì! Quel che a me l'occhio così estasiava, il mio cuore profondamente a terra abbatteva: nella chiara luce del giorno, come poteva Isolda essere mia? |
ISOLDE
War sie nicht dein, die dich erkor? Was log der böse Tag dir vor, dass, die für dich beschieden, die Traute du verrietest? |
ISOLDA
Non fu ella tua colei che ti scelse? Quale menzogna il maligno giorno ti mentì, perché, colei che era a te destinata, la tua amata, tu avessi a tradire? |
TRISTAN
Was dich umgliss mit hehrster Pracht, der Ehre Glanz, des Ruhmes Macht, an sie mein Herz zu hangen, hielt mich der Wahn gefangen. Die mit des Schimmers hellstem Schein mir Haupt und Scheitel licht beschien, der Welten-Ehren Tages-Sonne, mit ihrer Strahlen eitler Wonne, durch Haupt und Scheitel drang mir ein, bis in des Herzens tiefsten Schrein. Was dort in keuscher Nacht dunkel verschlossen wacht', was ohne Wiss' und Wahn ich dämmernd dort empfahn: ein Bild, das meine Augen zu schaun sich nicht getrauten, von des Tages Schein betroffen lag mir's da schimmernd offen. Was mir so rühmlich schien und hehr, das rühmt ich hell vor allem Heer; vor allem Volke pries ich laut der Erde schönste Königsbraut. Dem Neid, den mir der Tag erweckt'; dem Eifer, den mein Glücke schreckt'; der Missgunst, die mir Ehren und Ruhm begann zu schweren: denen bot ich Trotz, und treu beschloss, um Ehr' und Ruhm zu wahren, nach Irland ich zu fahren. |
TRISTANO
Come intorno ti irraggiarono con nobile magnificenza lo splendore dell'onore, e la potenza della gloria; di stringermi ad essi col mio cuore, m'irretì il mio delirio. La stella, che del suo splendore con la più lucente fiamma, a me capo e fronte chiaramente illuminava - degli onori mondani il sole del giorno - dei suoi raggi con la vana delizia attraversando e capo e fronte, penetrò in me del cuore fin nella più profonda lacuna. Quel che, colà in casta notte chiuso all'oscuro vegliava, quel che, senza saperlo e senza sognarlo in quella lacuna crepuscolare avevo accolto: un'immagine, che i miei occhi non si fidavano di contemplare, colpita dai raggi del giorno mi apparve aperta nel suo splendore. Quel che a me così glorioso appariva ed augusto, io lo vantai apertamente davanti a tutte le schiere; davanti a tutto il popolo ad alta voce celebrai come la più bella della terra, la fidanzata regale. All'invidia, che contro di me il giorno aveva suscitato, alla gelosia, che la mia fortuna aveva atterrito, al disfavore, che al mio onore ed alla mia fama cominciava a portar danno: a tutti io lanciai la mia sfida, e fedelmente decisi, per conservare il mio onore e la mia gloria, di recarmi in Irlanda. |
ISOLDE
O eitler Tagesknecht! Getäuscht von ihm, der dich getäuscht, wie musst' ich liebend um dich leiden, den, in des Tages falschem Prangen, von seines Gleissens Trug befangen, dort wo ihn Liebe heiss umfasste, im tiefsten Herzen hell ich hasste. Ach, in des Herzens Grunde, wie schmerzte tief die Wunde! Den dort ich heimlich barg, wie dünkt' er mich so arg, wenn in des Tages Scheine der treu gehegte eine der Liebe Blicken schwand, als Feind nur vor mir stand! Das als Verräter dich mir wies, dem Licht des Tages wollt' ich entfliehn, dorthin in die Nacht dich mit mir ziehn, wo der Täuschung Ende mein Herz mir verhiess; wo des Trugs geahnter Wahn zerrinne; dort dir zu trinken ew'ge Minne, mit mir dich im Verein wollt' ich dem Tode weihn. |
ISOLDA
O vano servo del giorno! Da quello illuso che t'illudeva, quanto dovetti io amando per te soffrire! Colui, del giorno nella falsa magnificenza, e del suo splendore dall'inganno preso, colà, dove l'amore ardentemente l'aveva accolto, dal più profondo del cuore apertamente odiai. Ah! nel profondo del cuore, come profondo mi straziava la ferita! Colui che colà segretamente avevo celato, come mi sembrò odioso, quando, nella luce del giorno, egli solo fedelmente amato, sparve agli sguardi d'amore e davanti a me stette, nemico! Quella luce che traditore mi ti mostrava, a quella luce del giorno volli sfuggire; e laggiù in quella notte te con me trarre, dove la fine dell'illusione il mio cuore mi prometteva; dove dell'inganno il presagito errore si sperdesse; per libare a te colà eterno amore, te insieme con me volli io consacrare alla morte. |
TRISTAN
In deiner Hand den süssen Tod, als ich ihn erkannt, den sie mir bot; als mir die Ahnung hehr und gewiss zeigte, was mir die Sühne verhiess: da erdämmerte mild erhabner Macht im Busen mir die Nacht; mein Tag war da vollbracht. |
TRISTANO
Nella tua mano la dolce morte quand'io la riconobbi ch'ella m'offriva; quando un presentimento nobile, certo, mostrò quel che a me la riconciliazione prometteva, allora sorse, come un dolce crepuscolo di sublime potenza, nel mio cuore la notte; fu il mio giorno consumato. |
ISOLDE
Doch ach, dich täuschte der falsche Trank, dass dir von neuem die Nacht versank: dem einzig am Tode lag, den gab er wieder dem Tag! |
ISOLDA
Pure, ahimè, t'illuse il perfido filtro, così che a te nuovamente s'affondò la notte: colui, che solo pensava alla morte, il filtro donò nuovamente al giorno! |
TRISTAN
O Heil dem Tranke! Heil seinem Saft! Heil seines Zaubers hehrer Kraft! Durch des Todes Tor, wo er mir floss, weit und offen er mir erschloss, darin ich sonst nur träumend gewacht, das Wunderreich der Nacht. Von dem Bild in des Herzens bergendem Schrein scheucht er des Tages täuschenden Schein, dass nachtsichtig mein Auge wahr es zu sehen tauge. |
TRISTANO
Oh! benedetto quel filtro! Benedetto il suo succo! Benedetto della sua magia il nobile potere! Attraverso la porta della morte, là dove per me fu versato, ampio ed aperto esso mi schiuse quello che io non avevo visto che in sogno: il reame meraviglioso della morte. Dall'immagine, del cuore nel celeste scrigno [racchiusa], esso cacciò del giorno l'ingannevole luce, affinché il mio occhio veggente nella notte valesse a contemplarla nella sua realtà. |
ISOLDE
Doch es rächte sich der verscheuchte Tag; mit deinen Sünden Rat's er pflag; was dir gezeigt die dämmernde Nacht, an des Taggestirnes Königsmacht musstest du's übergeben, um einsam in öder Pracht schimmernd dort zu leben. Wie ertrug ich's nur? Wie ertrag ich's noch? |
ISOLDA
Pure si vendicò il giorno cacciato; coi tuoi peccati egli prese consiglio; quel che ti aveva mostrato la notte crepuscolare, alla della costellazione del giorno regale potenza, dovesti consegnare: per solitario, in deserta magnificenza e splendidamente vivere in essa. Come l'ho mai potuto sopportare? Come lo sopporto ancora? |
TRISTAN
O nun waren wir Nachtgeweihte! Der tückische Tag, der Neidbereite, trennen konnt uns sein Trug, doch nicht mehr täuschen sein Lug! Seine eitle Pracht, seinen prahlenden Schein verlacht, wem die Nacht den Blick geweiht: seines flackernden Lichtes flüchtige Blitze blenden uns nicht mehr. Wer des Todes Nacht liebend erschaut, wem sie ihr tief Geheimnis vertraut: des Tages Lügen, Ruhm und Ehr', Macht und Gewinn, so schimmernd hehr, wie eitler Staub der Sonnen sind sie vor dem zersponnen! In des Tages eitlem Wähnen bleibt ihm ein einzig Sehnen - das Sehnen hin zur heil'gen Nacht, wo urewig, einzig wahr Liebeswonne ihm lacht! |
TRISTANO
Oh eravamo ormai consacrati alla notte! Il frodolento giorno, pronto all'invidia, ci poteva separare col suo inganno, ma non più illudere con la sua menzogna! La sua vana magnificenza, il suo vanitoso bagliore deride, colui al quale la notte ha consacrato la vista! Della sua luce vacillante i lampi fuggitivi non ci abbagliano più. Chi la notte della morte ha visto in amore; colui al quale ella il suo profondo segreto ha affidato, le menzogne del giorno, la gloria e l'onore, la potenza e la ricchezza, per quanto splendidi e nobili, come vana polvere solare davanti a lui si sono dissipati! Nella vana illusione del giorno rimane a colui una sola aspirazione... l'aspirazione laggiù, verso la sacra notte, dove dall'eternità, unico vero, a lui sorride la voluttà d'amore! |
(Tristan zieht Isolde sanft zur Seite auf eine
Blumenbank nieder, senkt sich vor ihr auf die Knie und schmiegt sein Haupt in
ihren Arm)
|
(Tristano
trae Isolda dolcemente al suo fianco su d'un sedile fiorito, le si
inginocchia davanti, e poggia il capo tra le sue braccia)
|
BEIDE
O sink hernieder, Nacht der Liebe, gib Vergessen, dass ich lebe; nimm mich auf in deinen Schoss, löse von der Welt mich los! |
AMBEDUE
Oh scendi quaggiù, notte d'amore; dona l'oblio che io viva; accoglimi nel tuo seno; scioglimi via dal mondo! |
TRISTAN
Verloschen nun die letzte Leuchte; |
TRISTANO
Spente ormai le ultime luci; |
ISOLDE
was wir dachten, was uns deuchte; |
ISOLDA
quel che noi pensammo, quel che a noi parve; |
TRISTAN
all Gedenken - |
TRISTANO
ogni ricordo... |
ISOLDE
all Gemahnen - |
ISOLDA
ogni sovvenire,... |
BEIDE
heil'ger Dämm'rung hehres Ahnen löscht des Wähnens Graus welterlösend aus. |
AMBEDUE
di un sacro crepuscolo l'augusto presagio l'orrore dell'illusione scioglie, liberando dal mondo. |
ISOLDE
Barg im Busen uns sich die Sonne, leuchten lachend Sterne der Wonne. |
ISOLDA
[Da poi che] s'è nascosto in cuore a noi il sole, splendono ridendo stelle di voluttà. |
TRISTAN
Von deinem Zauber sanft umsponnen, vor deinen Augen süss zerronnen; |
TRISTANO
Dal tuo incanto lievemente circonfuso, davanti ai tuoi occhi dolcemente perduto; |
ISOLDE
Herz an Herz dir, Mund an Mund; |
ISOLDA
il mio cuore sul tuo, sulla tua la mia bocca; |
TRISTAN
eines Atems ein'ger Bund; - |
TRISTANO
di un solo respiro unico vincolo;... |
BEIDE
bricht mein Blick sich wonn'-erblindet, erbleicht die Welt mit ihrem Blenden: |
AMBEDUE
si smarrisce il mio sguardo abbagliato dalla voluttà, impallidisce il mondo col suo barbaglio. |
ISOLDE
die uns der Tag trügend erhellt, |
ISOLDA
Quel mondo, che il giorno ingannevolmente illumina, |
TRISTAN
zu täuschendem Wahn entgegengestellt, |
TRISTANO
per mentita illusione a noi contrapposto, |
BEIDE
selbst dann bin ich die Welt: Wonne-hehrstes Weben, Liebe-heiligstes Leben, Niewiedererwachens wahnlos hold bewusster Wunsch. |
AMBEDUE
io stesso, dunque, sono quel mondo: sacra trama di voluttà santa vita di passione del mai più svegliarsi vigile, dolce, consapevole volere. |
(Tristan und Isolde versinken wie in gänzliche
Entrücktheit, in der sie, Haupt an Haupt auf die Blumenbank zurückgelehnt,
verweilen)
|
(Tristano
ed Isolda si perdono nella plenitudine dell'estasi, indugiando, abbandonati
sul sedile fiorito, capo appoggiato a capo)
|
BRANGÄNES STIMME
(von der Zinne her) Einsam wachend in der Nacht, wem der Traum der Liebe lacht, hab der einen Ruf in acht, die den Schläfern Schlimmes ahnt, bange zum Erwachen mahnt. Habet acht! Habet acht! Bald entweicht die Nacht. |
VOCE
DI BRANGANIA
(dalla terrazza merlata) Solitaria vigilante nella notte; colui, al quale il sogno dell'amore sorride, presti di una sola al grido attenzione; di colei che ai dormienti presagisce il periglio, ed ansiosamente al risveglio li chiama. Attenti! Attenti! Presto cede la notte. |
ISOLDE
(leise) Lausch, Geliebter! |
ISOLDA
(sommessamente) Odi, mio caro! |
TRISTAN
(ebenso) Lass mich sterben! |
TRISTANO
(c.s.) Lasciami morire! |
ISOLDE
(allmählich sich ein wenig erhebend) Neid'sche Wache! |
ISOLDA
(lentamente di poco sollevandosi) Invidiosa vigilia! |
TRISTAN
(zurückgelehnt bleibend) Nie erwachen! |
TRISTANO
(rimanendo supino) Mai più svegliarsi! |
ISOLDE
Doch der Tag muss Tristan wecken? |
ISOLDA
Eppure il giorno dovrà svegliare Tristano? |
TRISTAN
(ein wenig das Haupt erhebend) Lass den Tag dem Tode weichen! |
TRISTANO
(sollevando un poco il capo) Lascia che il giorno ceda alla morte! |
ISOLDE
Tag und Tod, mit gleichen Streichen, sollten unsre Lieb' erreichen? |
ISOLDA
Giorno e morte con gli stessi colpi, dovrebbero il nostro amore colpire? |
TRISTAN
(sich mehr aufrichtend) Unsre Liebe? Tristans Liebe? Dein' und mein', Isoldes Liebe? Welches Todes Streichen könnte je sie weichen? Stünd' er vor mir, der mächt'ge Tod, wie er mir Leib und Leben bedroht, die ich so willig der Liebe lasse, wie wäre seinen Streichen die Liebe selbst zu erreichen? (immer inniger mit dem Haupt sich an Isolde schmiegend) Stürb ich nun ihr, der so gern ich sterbe, wie könnte die Liebe mit mir sterben, die ewig lebende mit mir enden? Doch, stürbe nie seine Liebe, wie stürbe dann Tristan seiner Liebe? |
TRISTANO
(sollevandosi maggiormente) Il nostro amore? L'amore di Tristano? Il tuo e il mio? L'amore d'Isolda? Quale colpo di morte potrebbe mai vincerlo? Stesse avanti a me la morte potente, a me persona e vita minacciando, che così volentieri ad amore io sacrifico; come sarebbe ai suoi colpi l'amore stesso raggiungibile? (sempre più intimo, col capo stretto alla persona d'Isolda) Morissi anche io d'amore, onde così volentieri io muoio, come potrebbe l'amore con me morire, l'eterno vivente con me finire? Ma, se l'amore di lui non potrà mai morire, come potrebbe mai Tristano morire al suo amore? |
ISOLDE
Doch unsre Liebe, heisst sie nicht Tristan und - Isolde? Dies süsse Wörtlein: und, was es bindet, der Liebe Bund, wenn Tristan stürb, zerstört' es nicht der Tod? |
ISOLDA
Ma il nostro amore non si chiama Tristano e... Isolda? Questa dolce paroletta: e quel ch'essa congiunge, questo vincolo d'amore, se Tristano morisse, non verrebbe distrutto dalla morte? |
TRISTAN
Was stürbe dem Tod, als was uns stört, was Tristan wehrt, Isolde immer zu lieben, ewig ihr nur zu leben? |
TRISTANO
Che cosa soccomberebbe alla morte, se non quel che ci disturba, se non quel che impedisce a Tristano di amare sempre Isolda, e di vivere eternamente per lei? |
ISOLDE
Doch dieses Wörtlein: und, - wär' es zerstört, wie anders als mit Isoldes eignem Leben wär' Tristan der Tod gegeben? |
ISOLDA
Pure se questa paroletta: e,... fosse annientata; come altrimenti che con la vita stessa d'Isolda, potrebbe essere data la morte a Tristano? |
(Tristan zieht, mit bedeutungsvoller Gebärde, Isolde
sanft an sich)
|
(Tristano,
con gesto pieno d'amore, attira Isolda dolcemente a sé)
|
TRISTAN
So starben wir, um ungetrennt, ewig einig ohne End', ohn' Erwachen, ohn' Erbangen, namenlos in Lieb' umfangen, ganz uns selbst gegeben, der Liebe nur zu leben! |
TRISTANO
Così siamo morti: per inseparati, eternamente congiunti, senza fine, senza risveglio, senza sospetto, ineffabilmente presi in amore, a noi soli intenti, vivere d'amore! |
ISOLDE
(wie in sinnender Entrücktheit zu ihm aufblickend) So stürben wir, um ungetrennt, - |
ISOLDA
(guardandolo come in estasi pensosa) Così noi moriremmo: per inseparati,... |
TRISTAN
ewig einig ohne End', - |
TRISTANO
eternamente congiunti, senza fine,... |
ISOLDE
ohn' Erwachen, - |
ISOLDA
senza risveglio,... |
TRISTAN
ohn' Erbangen, - |
TRISTANO
senza sospetto,... |
BEIDE
namenlos in Lieb' umfangen, ganz uns selbst gegeben, der Liebe nur zu leben! |
AMBEDUE
ineffabilmente presi in amore, a noi soli intenti, vivere solo all'amore! |
(Isolde neigt wie überwältigt das Haupt an seine Brust)
|
(Isolda
come sopraffatta china il capo sopra il suo petto)
|
BRANGÄNES STIMME
(wie vorher) Habet acht! Habet acht! Schon weicht dem Tag die Nacht. |
VOCE
DI BRANGANIA
(come prima) Attenti! Attenti! Già cede al giorno la notte. |
TRISTAN
(lächelnd zu Isolde geneigt) Soll ich lauschen? |
TRISTANO
(chino su Isolda, e sorridente) Debbo prestare ascolto? |
ISOLDE
(schwärmerisch zu Tristan aufblickend) Lass mich sterben! |
ISOLDA
(guardando Tristano con passione) Lasciami morire! |
TRISTAN
Muss ich wachen? |
TRISTANO
Debbo vegliare? |
ISOLDE
Nie erwachen! |
ISOLDA
Mai più svegliarsi! |
TRISTAN
Soll der Tag noch Tristan wecken? |
TRISTANO
Dovrà il giorno ancora svegliare Tristano? |
ISOLDE
Lass den Tag dem Tode weichen! |
ISOLDA
Lascia che il giorno ceda alla morte! |
TRISTAN
Des Tages Dräuen nun trotzten wir so? |
TRISTANO
La minaccia del giorno così noi sfideremmo? |
ISOLDE
(mit wachsender Begeisterung) Seinem Trug ewig zu fliehn! |
ISOLDA
(con crescente esaltazione) Alla sua frode per sempre fuggire! |
TRISTAN
Sein dämmernder Schein verscheuchte uns nie? |
TRISTANO
Il bagliore del suo crepuscolo non ci caccerebbe mai più? |
ISOLDE
(mit grosser Gebärde ganz sich erhebend) Ewig währ uns die Nacht! |
ISOLDA
(alzandosi del tutto con gesto solenne) Che la notte duri eterna per noi! |
(Tristan folgt ihr, sie umfangen sich in
schwärmerischer Begeisterung)
|
(Tristano
la segue: essi si abbracciano con appassionata esaltazione)
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BEIDE
O ew'ge Nacht, süsse Nacht! Hehr erhabne Liebesnacht! Wen du umfangen, wem du gelacht, wie wär' ohne Bangen aus dir er je erwacht? Nun banne das Bangen, holder Tod, sehnend verlangter Liebestod! In deinen Armen, dir geweiht, urheilig Erwarmen, von Erwachens Not befreit! Wie sie fassen, wie sie lassen, diese Wonne, Fern der Sonne, fern der Tage Trennungsklage! Ohne Wähnen sanftes Sehnen; ohne Bangen süss Verlangen; ohne Wehen hehr Vergehen; ohne Schmachten hold Umnachten; ohne Meiden, ohne Scheiden, traut allein, ewig heim, in ungemessnen Räumen übersel'ges Träumen. |
AMBEDUE
O notte eterna, dolce notte! Augusta, sublime notte d'amore! Colui che tu hai stretto, colui al quale hai sorriso, come senza timore si sveglierebbe mai da te? Bandisci dunque il timore, o dolce morte, o ardentemente invocata morte d'amore! Nelle tue braccia, a te sacri, [quale] ardore santo ed antico, libero dall'angoscia del risveglio! Come comprenderla, come lasciarla, questa voluttà, lontana dal sole, lontana dal giornaliero dolore della separazione! Senza illusione mite aspirare; senza timore dolce desiderare; senza dolore alto disciogliersi; senza languire, grato annottare; senza distacco, senza separazione, caramente soli, ad un focolare eterno, in interminati spazi, sovrumano sognare: |
TRISTAN
Tristan du, ich Isolde, nicht mehr Tristan! |
TRISTANO
Tu Tristano, io Isolda, non più Tristano. |
ISOLDE
Du Isolde, Tristan ich, nicht mehr Isolde! |
ISOLDA
Tu Isolda, io Tristano, non più Isolda! |
BEIDE
Ohne Nennen, ohne Trennen, neu Erkennen, neu Entbrennen; endlos ewig, ein-bewusst: heiss erglühter Brust höchste Liebeslust! (Sie bleiben in verzückter Stellung) |
AMBEDUE
Senza chiamarsi, senza separarsi, nuovo riconoscere, nuovo ardere; senza fine eternamente, intimamente consci: cuore ardente come la fiamma, suprema voluttà d'amore! (Rimangono in atto estatico) |
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