E così ieri sera questo Festival davvero
particolare ha preso il via, nel teatro Donizetti ormai quasi rimesso a nuovo,
purtroppo a porte chiuse, ma aperto al pubblico televisivo e webbico.
Fosse questa anche l’unica ragione (ma
non è l’unica) dell’impresa... già il tenere-acceso-il-motore
di un teatro è cosa di cui andar fieri (per chi lo ha realizzato) e, per chi ne
ha potuto godere, motivo di consolazione, di speranza e di ringraziamento.
Insomma: nonostante tutto, abbiamo avuto
la prova dell’esistenza in vita - e pure della buona salute! - di qualcosa che
davamo purtroppo per morto, sia pur provvisoriamente.
Ieri sera il Marino Faliero ha potuto
entrare nelle case di tutti grazie a RAI5 e Radio3, e altre due opere (Belisario e Le nozze in villa) potranno entrare - oggi e domani - nelle case dei
molti (pare siano già migliaia) che hanno sottoscritto o sottoscriveranno l’abbonamento
alla Donizetti-webTV.
E al proposito merita apprezzamento
tutto il contorno di iniziative e di contenuti che la WebTV del Teatro ha messo
in campo per rendere ancor più accattivante la fruizione degli spettacoli del
Festival: dall’apertura del foyer
(alle 19:30, mezz’ora prima dello spettacolo) dove il fac-totum Francesco Micheli e Alberto Mattioli introducono gli ospiti della serata (ieri è
toccato al vulcanico Diego Passoni di
Radio Deejay, all’attrice Cristina Bugatty
e alla stylist Viviana Volpicella;
questa sera ci sarà il Sindaco Giorgio
Gori ad introdurre il contenuto politico
del Belisario)... ai commenti e ai
pareri sullo spettacolo, che gli ospiti si scambiano nell’intervallo... per
finire con gli innumerevoli contenuti registrati e disponibili sul sito.
Non è certo questo il momento di fare
gli schizzinosi, citando i tanti difetti e i tanti contro che l’allestimento in era-virus
e la fruizione degli spettacoli via etere o www
comporta: i pro sono tali da giustificarli
ampiamente. Di ieri sono comunque da citare le eccellenti prove del venerabile Michele Pertusi e della bravissima Francesca Dotto, ma tutti gli altri interpreti
sono da elogiare. Menzione speciale poi per il Coro e per l’Orchestra (spezzata
in due tronconi - fiati-archi - contrapposti e separati dal plexiglas) e per il
mio concittadino Riccardo Frizza, ormai
entrato nel novero dei Direttori di spicco nel panorama lirico.
A proposito di Coro, la sua reclusione
(Covid-dipendente) nel buio del fondo-scena ha ovviamente privato lo spettacolo
della presenza e dei movimenti di questo autentico quanto speciale personaggio.
Così il regista Stefano Ricci ha
dovuto ripiegare sulla presenza in scena (coreografata da Marta Bevilacqua) di danzatori-figuranti che hanno animato in qualche
modo quell’inestricabile ginepraio - inventato da Marco Rossi - di impalcature metalliche, scale e praticabili sui
quali si muovevano, a debita distanza, i protagonisti, tutti sfoggianti
bellissimi costumi disegnati da Gianluca
Sbicca. Efficaci a supportare l’atmosfera cupa del dramma le luci di Alessandro Carletti.
E
allora: W Donizetti, W Bèrghem, W l’opera e... morte al virus!