affinità bombarole

rinsaldato il patto atlantico

05 gennaio, 2009

Il Quiz del lunedi - 17

















L’immagine qui riportata si riferisce a:

1. “La Scala di Seta” di Rossini.

2. “Salome” di Strauss.

3. “West Side Story” di Bernstein.

4. “Il Crepuscolo degli Dei” di Wagner.

5. “Un Ballo in Maschera” di Verdi.

(la soluzione nella prossima puntata)
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Soluzione del Quiz n°16: L’Oro del Reno (Lubecca, Pilavachi)
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04 gennaio, 2009

Reliquie e prospettive

Succederà un po’ a tutti di inciampare - rovistando in qualche cassa in cantina, o riordinando scaffali di libri e dischi - in qualche reliquia dei tempi andati, di cui si era quasi persa la memoria.

In questi giorni mi è capitato fra le mani un ponderoso raccoglitore, ottimamente rilegato ed ancora in uno stato più che buono, contenente 12 long-playing - immagino che oggi darebbero un suono piuttosto frusciante - e un fascicolo di presentazione, titolato Festival di Musica Classico-Leggera, un’opera pubblicata da Selezione del Readers’s Digest in collaborazione, per i dischi, con RCA.

Non ho trovato nè sulla carta, nè sui vinili alcuna data, ma posso farlo risalire con apprezzabile certezza ai primi anni ’60, diciamo 1961-1962. Era stato forse per me il primo supporto e strumento di presa di confidenza con la musica seria, un regalo della mamma, persona assai colta, ma piuttosto digiuna di conoscenze in quel campo, che però immaginava che un figlio, per promuoversi nella buona società, dovesse colmare quella sua lacuna. E dato che abitavamo in provincia, anzi proprio in una valle del bresciano, quei primi dischi erano, insieme alla vecchia e gracchiante radio a valvole, e alla neo-arrivata TV, l’unico strumento atto alla bisogna.

Tornando alla raccolta, si tratta di una settantina di brani tipo Schiaccianoci, Preludi di Traviata, la Moldava, Walzer di Strauss, Rapsodie di Liszt, Intermezzi di Mascagni e cose simili, dirette da gente a me allora totalmente sconosciuta, tipo Alexander Gibson, sir Adrian Boult, Massimo Freccia, René Leibowitz...

Ma ciò che mi ha colpito, rileggendola oggi, è la prefazione al fascicolo di accompagnamento, firmata nientemeno - lo dico adesso - che da Arthur Fiedler. Che scriveva:

“...è musica leggera... e tuttavia è musica di pregio... quindi da prendere sul serio... brani che hanno superato il secolo, alcuni, come il florilegio di Mozart (Eine Kleine Nachtmusik, ndr) s‘avviano già verso il secondo centenario... tutte melodie che hanno resistito ai capricci delle mode, ai mutamenti sociali, al trasformarsi dei modi, al rinnovarsi dei costumi e delle abitudini; e oggi brillano ancora di luce serena come brillarono il giorno in cui furono udite per la prima volta”.

E concludeva:

“...questa musica appartiene a tutti, all’iniziato come a colui che non riesce a distinguere una fuga da un fandango. Non occorre nessuna competenza particolare, nessuna formula, nessun apriti-sesamo per apprezzarla. Basta un cuore sensibile“.

A distanza di quasi 50 anni le parole di Fiedler non hanno perso un grammo della loro appropriatezza, poichè quelle musiche non hanno perso un grammo del loro fascino.

La domanda è: fra 100-150-200 anni, che fine avranno fatto le musiche di oggi?

(qualunque riferimento a Giovanni Allevi & C è puramente deliberato)
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02 gennaio, 2009

Anniversari musicali 2009: Mendelssohn


Norman Lebrecht, famoso e pure controverso critico britannico (è lui che sostiene - forse scambiandolo per Allevi - che Karajan fosse tutto fumo e niente arrosto) ci ricorda che il 2009 è un anno di ricorrenza, oltre che di illustri dipartite (Händel 250, Haydn 200) anche di qualche importante nascita, come quella di Henry Purcell (350). Ma soprattutto ci rammenta che fra un mese cadrà il 200° anniversario dalla venuta al mondo di Felix Mendelssohn. Qui il sito ufficiale che doverosamente si occupa della ricorrenza.

Stando a Lebrecht, Mendelssohn sarebbe un autore piuttosto trascurato ultimamente, dopo essere stato famosissimo ed eseguitissimo nel suo tempo e per un secolo a seguire... Ma gli mancherebbe quel quid per essere davvero un grande, come Mozart, ad esempio. E il problema consisterebbe soprattutto nella carenza di passione pura, legata all’educazione ricevuta, troppo rispettosa per la classe dei “banchieri”, oltre che alla mancanza di una vera “esperienza di vita”, caratteristica invece di un Beethoven. Anche l’ascendenza ebraica viene tirata in ballo: insomma, sembra quasi che Lebrecht condivida in qualche misura il giudizio che di Mendelssohn dava Richard Wagner, a metà dell’800.

In ogni caso al Gewandhaus faranno una gran festa (con Riccardo Chailly) la vigilia del 2 febbraio, e poi il 3, giorno della nascita del compositore. Chiuderà il concerto la Sinfonia scozzese, di cui vediamo qui l’incipit:

























Confrontiamo il frammento riquadrato con quest’altro (Walküre, atto II, scena IV, tromba):










Sì, va bene, qui i quarti sono 4 e non 3, la tonalità FA invece che LA minore, ma sarà difficile sostenere che si tratti di una pura combinazione... insomma, anche al buon Wagner si applicava il vecchio adagio: “chi disprezza, comprerà”.
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01 gennaio, 2009

Daniel, prima del brindisi


Dopo la pantomima che ha sceneggiato Gli addii di Haydn, come previsto ed annunciato, Daniel Barenboim ha colto l’occasione dell’ormai consueto siparietto fra i due attacchi della Donau per lanciare il suo accorato appello perchè sulla terra di Palestina si trovi la strada che porta alla pacifica convivenza fra due popoli che si fanno la guerra - con pochi sprazzi di tregua - da 60 anni (anzi, di fatto, da quasi 100...) Per la verità lui ha usato poche e semplici parole, in lingua inglese: “of human justice in the middle east”.

Mai come in questi giorni la prospettiva di pace laggiù è apparsa così lontana e quasi impossibile: proprio mentre Daniel lanciava il suo appello, altri a Gaza lanciavano missili, chi da terra e chi dal cielo.

Persino iniziative pur lodevoli - come la Divan Orchestra - ci appaiono in questi momenti come dei velleitari ed elitari tentativi di convivenza destinati a lasciare il tempo che trovano.

Che dire? Che il mondo sarebbe migliore, se gli uomini fossero tutti dei Barenboim e dei Said? E gli unici attacchi fossero quelli di violini e flauti? Utopie?

Intanto, il mondo va avanti (verso dove non sembrerebbe molto chiaro, peraltro) e già si annuncia che per il concerto 2010 tornerà al Musikverein il venerabile George, oggi dirottato sulla Fenice.

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Walzer in 5 portate, più aperitivo e spumante... per guardare avanti

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Ecco il menu preparato dallo chèf Johann e servito in tavola dal maggiordomo Herbie:

Aperitivo:
Introduzione (tempo 6/8), LA Maggiore

Antipasti:
1:16 Entrata del Walzer (tempo 3/4), RE Maggiore
1:43 Walzer-1 (Sezione-1), RE Maggiore
2:24 Walzer-1 (Sezione-2), LA Maggiore

Minestre in brodo:
2:39 Walzer-2 (Sezione-1), RE Maggiore
2:55 Walzer-2 (Sezione-2), SIb Maggiore
3:13 Ritornello Walzer-2 (Sezione-1)

Minestre asciutte:
3:28 Walzer-3 (Sezione-1), SOL Maggiore
3.43 Ritornello Walzer-3 (Sezione-1)
3:59 Walzer-3 (Sezione-2), SOL Maggiore
4:13 Ritornello Walzer-3 (Sezione-2)

Secondi di pesce:
4:29 Entrata, FA minore
4:35 Walzer-4 (Sezione-1), FA Maggiore
(4:49 anche i maggiordomi famosi hanno qualche caduta di stile...)
5:00 Ritornello Walzer-4 (Sezione-1)
5:24 Walzer-4 (Sezione-2), FA Maggiore
5:40 Ritornello Walzer-4 (Sezione-2)

Secondi di carne:
5:56 Entrata, FA# minore
6:06 Walzer-5 (Sezione-1), LA Maggiore
6:25 Ritornello Walzer-5 (Sezione-1)
6:42 Walzer-5 (Sezione-2), LA Maggiore

Coda:
Dessert:
7:11 Variazione Walzer-3 (Sezione-1), RE Maggiore
7:29 Walzer-2 (Sezione-1), RE Maggiore

Caffè e amaro:
7:45 Transizione, SOL minore, RE minore
8:03 Walzer-4 (Sezione-1), FA Maggiore,
8:25 Transizione, RE minore, RE Maggiore

Torta sacher:
8:37 Walzer-1 (Sezione-1), RE Maggiore
9:16 Pausa

Preparazione della bottiglia di spumante:
9:19 Cadenza su Walzer-1 (Sezione-1), RE Maggiore

9:57 Chiusura, RE Maggiore.
Prosit!
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29 dicembre, 2008

Neujahrskonzert n°70, con sorprese?

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Daniel Barenboim dirige - per la sua prima volta, ed è il 14° direttore a farlo - il più famoso concerto del mondo, che giovedi prossimo verrà trasmesso in diretta da (quasi) tutte le TV del pianeta, esclusa la RAI, che da qualche anno si è scoperta sciovinista, e continua a fare il pediluvio in Laguna, differendo alle ore 14 (proprio quando la gente o è ancora al sorbetto, o sta preparandosi a fare la prima pennichella dell’anno). Radio3 per fortuna manderà come sempre il concerto in diretta e per intero, a partire dalle 11:15.

Il sito “istituzionale” dei Wiener ci dà questo programma che prevede, come al solito, ouverture, walzer e polke del celebre Johann Strauß, più un galopp dell’omonimo padre. In TV si rivedranno anche immagini di ballo, in qualche delizioso scenario di cui Vienna è abbondantemente fornita.

Agli J.Strauß figlio-padre, quest’anno si aggiungono, con due walzer, Hellmesberger e Josef Strauß. Ma la novità assoluta 2009 è il debutto al concerto di un ospite nuovo, tale Francesco-Giuseppe Haydn, con il 4° movimento della sua Abschiedssymphonie, la n°45, a chiudere la parte ufficiale del programma.

Il sito “commerciale” dei Wiener, che non perde tempo a pubblicizzare CD e DVD del concerto, ci fornisce anche il dettaglio dei bis: la polka op.413 di J.Strauß figlio e poi i due canonici, immancabili pezzi da novanta dell’apoteosi finale:

Danubio: ormai è tradizione che siano due gli attacchi in tremolo del walzer più fischiettato al mondo. Fra l’uno e l’altro il direttore pronuncia un discorsetto più o meno di circostanza (chissà se Daniel ne farà invece uno assai serio, con riferimento alla sua Palestina, che proprio in questi giorni è di nuovo in fiamme) e poi con l’orchestra augura Buon Anno, e infine...

Radetzky, ormai divenuto un pezzo marziale da concerto per pubblico e orchestra. Aspettiamoci - prima o poi - che qualcuno degli applauditori cominci a chiedere i diritti d’interpretazione.

Gli addii di Haydn sono qui per festeggiare i 200 anni dalla morte del sommo Josephus (1809): chissà se dietro l’esecuzione ci sarà una regìa particolare, che ad esempio ci riproponga - a mo’ di sceneggiata - ciò che accadde alla prima, nel 1772, c/o Estheráz, allorquando gli orchestrali, uno dopo l’altro, spensero il lume sul leggìo e se ne andarono alla chetichella, lasciando lo stesso Haydn e il primo violino a chiudere la sinfonia, per far capire al principe Nikolaus, padrone di casa, che era ora di chiudere anche bottega, e metter fine ad una vacanza più lunga e noiosa del previsto.

Qui le statistiche del concerto: dettaglio cronologico e totali per direttore.

Prosit Neujahr! (spedito dal grande Willi, ai tempi in cui il postino della RAI era tale Giulio Marchetti)
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Il Quiz del lunedi - 16
















L’immagine qui riportata si riferisce a:

1. “Tristano e Isotta” di Wagner.

2. “Gianni Schicchi” di Puccini.

3. “Fidelio” di Beethoven.

4. “L’Oro del Reno” di Wagner.

5. “Il Trovatore” di Verdi.

(la soluzione nella prossima puntata)
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Soluzione del Quiz n°15: Il Flauto Magico (Salisburgo, Vick)


28 dicembre, 2008

Wagner 2.0


Gli ingredienti ci sono (quasi) tutti:

- smisurata immodestia
- pensiero filosofico auto-referenziale
- establishment da combattere

Mancano ancora:

- una cosa tipo Tristan-und-Isolde
- un teatro sulla collina verde di Ascoli
- un suocero abate

...ma diamo tempo al tempo!

Scopiazzamenti o telepatie?

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Questa è la conclusione dell’esposizione del Rondò finale della Sonata K296, in DO maggiore, per violino e pianoforte, composta da Mozart nel 1778 a Mannheim:








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Due anni dopo, Luigi Boccherini componeva a Madrid il Quintetto G324, in DO maggiore, titolato La Musica Notturna per le Strade di Madrid, che si chiude con la famosa Ritirata di Madrid, utilizzata poi anche nel quintetto con piano G418 e come tema con 12 variazioni nel finale di quello - famosissimo - con chitarra G453 del 1799, sempre in DO maggiore. Sulle varie versioni del brano anche Luciano Berio ci ha ricamato parecchio e bene.

Guarda caso, la conclusione del tema della Ritirata è praticamente la fotocopia di quel Mozart. Una semplice coincidenza?


27 dicembre, 2008

Artisti o ciarlatani?


In questi ultimi giorni un paio di avvenimenti hanno riproposto al mondo (quello piccolo, sempre più piccolo, e più piccolo ancora) dei cultori dell’arte (musicale) l’eterno dilemma: come giudicare un personaggio che si mette in mostra?

a. sarà un grande artista, come i sofisticati strumenti di marketing vorrebbero darci a bere, oppure...

b. sarà un ciarlatano di quelli che, senza avere doni naturali, men che meno ispirazione e soprattutto senza versare nemmeno una goccia di sudore, assurge nondimeno agli onori degli altari (auditorium e aule parlamentari) ???

Il primo fatto, passato quasi inosservato qui da noi, riguarda Gilbert Kaplan: per i più un ciarlatano, che ha un’unica qualità, consistente in una montagna di quattrini, con i quali si può permettere di comprare persino la New York Philharmonic, dopo essersi comprato già i Wiener Philharmoniker e la London Symphony! Per altri, fra cui un critico british, di quelli che vanno per la maggiore, è invece un sincero interprete (di un’unica composizione, peraltro) che merita lo stesso rispetto dovuto a Pappano o Thielemann (e poi: 200.000 copie di CD con le sue registrazioni non se l’è mica comprate lui). Ma, a chiarire la statura del critico, che assolve Kaplan dall’accusa di marketing-ismo, si scopre che è lo stesso che ha scritto di Karajan come di un fenomeno da baraccone (ahinoi, da che parte ci dobbiamo girare?)

Il secondo fatto ci è molto più vicino, e riguarda Giovanni Allevi, che il programmatore del concerto natalizio in Senato ha chiamato ad esibirsi di fronte ai nostri politici, neanche fosse la reincarnazione di Rossini (forse data la provenienza geografica). Apriti cielo! Il più imbufalito - in pubblico - è Uto Ughi, che evidentemente non ha digerito che a deliziare quell’aula sia stato chiamato - 10 anni fa - il suo collega-rivale Salvatore Accardo, mentre a lui non lo degnano di uno sguardo. E così ne dice di tutti i colori, anzi le suona di santa ragione, al povero Giovanni, colpevole di vendere dischi a bizzeffe e di fare audience, laddove a lui (Uto) rimane solo l’orticello (quello piccolo, sempre più piccolo, e più piccolo ancora) di cui sopra. Bisognerebbe allora chiedere al veneziano (oggi) più incazzato d’Italia, come mai, anni fa, l’Opera di Baltimora (americani beoti, per Ughi, immagino) abbia commissionato all’ignorante capelluto Allevi, invece che al divino Uto, di musicare nientemeno che i recitativi della Carmen.

Ma ancor più di Ughi, che un minimo minimo di successo e notorietà, in questo mondo di merda, li ha comunque avuti, ad essere fuori dalla grazia di dio sono tutti quei bravi ragazzi, che magari hanno studiato e sudato per anni al conservatorio, ma che adesso si ritrovano a fare il cococo programmatore basic in qualche centro servizi meccanografici, oppure la segretaria d’azienda, annegata in mezzo a protocolli, timbri e fatture: basta un giro nei blog, cercando “Allevi” per averne conferma. Furbo lui - questo pare ormai accertato - o incapaci di stare al mondo, quegli altri?

Nel merito ci sarebbe da discutere all’infinito. Certo, se si tirano in ballo Mozart e Strauss (Richard) o anche Chopin, sarà difficile che Allevi possa cavarsela al confronto. Ma se il riferimento fosse Strauss (Johann-il-walzeroso) o un qualunque Suppè, o Spohr, o anche Hummel o persino Rachmaninov, forse la partita si potrebbe riaprire, chissà...

Del resto, ciò che Ughi ha detto oggi di Allevi, lo aveva scritto Wagner, nel 1850, di Mendelssohn!
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