Di
tanto in tanto, l’Orchestra Sinfonica di Milano si (e ci) regala qualche
escursione nel genere del teatro musicale. Questa volta tocca a Puccini
(di cui si celebra il centenario della scomparsa…) e a Suor Angelica,
Questa
produzione è realizzata in collaborazione con l’Accademia del Teatro alla
Scala, da cui provengono 5 delle 7 interpreti dell’opera (Monica Zanettin e
Silvia Beltrami sono le altre due). Per l’occasione torna per la terza volta sul
podio dell’Auditorium il 34enne tarantino Vincenzo Milletarì, già ospite
qui nel ’22 e ’23.
Serata per (quasi) tutte rappresentanti del genere femminile: oltre alle sette interpreti (dei 14 ruoli) anche la Direttrice del Coro di Voci Bianche (tutte ragazze) Maria Teresa Tramontin. A rappresentare il genere maschile, oltre al Direttore, è il Maestro del Coro Massimo Fiocchi Malaspina, con tenori e bassi che nel finale si aggiungono alle signore e alle voci bianche.
I tre ruoli principali dell’opera, dal punto di vista musicale, sono senz’altro Angelica, Principessa e Genovieffa.
La protagonista del title-role si presenta esponendo la sua filosofia della bella morte, dove ogni umano desiderio è già realizzato prima ancora di manifestarsi, grazie all’intercessione della Beata Vergine. Poi la vediamo all’opera come esperta di medicina e farmacologia, quando prepara la pozione contro le punture di vespa; tornerà ad esercitare questa sua sapienza nel finale, allorquando preparerà la mortale bevanda per sé medesima. Poi la vediamo in preda all’ansia, all’annuncio di una visita che la riguarda; e subito dopo affrontare il drammatico incontro-scontro con la Zia Principessa, dove emerge la sua aperta ribellione contro i pregiudizi della società. Deve poi sopportare il devastante dolore alla notizia della morte del figlioletto. Da qui la decisione di darsi la morte per raggiungerlo in Paradiso, subito seguita dal pentimento per la consapevolezza della mortale peccaminosità del gesto. Infine, lo scioglimento della sua vicenda terrena nella celeste beatitudine.
Insomma, un ruolo complesso e dalle mille
sfaccettature, che Puccini ha scolpito mirabilmente in musica. Ebbene, l’ormai
veterana Monica Zanettin ha mostrato di sapersi calare assai bene in
questa parte che alterna toni dimessi e riflessivi a scatti di passione, amor
materno che arriva al sacrificio, ma anche disprezzo per la società che l’ha
punita invece di comprenderla e aiutarla. Avesse un po’ più di penetrazione
negli acuti sarebbe quasi perfetta. A lei è andato il maggior consenso del
pubblico.
La
Zia Principessa è la classica espressione femminile della società patriarcale in
auge in quel lontano 1600 (ma le cui propaggini si spingono fino a noi…)
Obbedienza cieca a principii ottusi; inflessibile esercizio dell’autorità: e disprezzo,
in luogo di comprensione, per chi esce dalla retta via. La navigata Silvia
Beltrami si è ben calata nella parte, facendo emergere con la sua
solida voce contraltile tutta la freddezza e l’ottusa severità del personaggio. Anche con lei il pubblico è stato assai generoso.
Genovieffa rappresenta l’ingenuità e la sincerità della gente comune. Sa apprezzare la bellezza di un tramonto; mostra premura nel ricordare una sorella defunta; non trova sconveniente avere desideri, se sono innocenti (agnellino = Agnus Dei…) e non animati dall’egoismo; mostra comprensione per l’ansia di Angelica. L’alfiere delle accademiche scaligere, Greta Doveri, l’ha efficacemente interpretata, accollandosi anche i ruoli marginali di seconda cercatrice e seconda conversa.
Le
altre interpreti sono Elena Caccamo (Badessa + Suora zelatrice); Fan
Zhou (Osmina, Dolcina, Novizia); Laura Lolita Perešivana (prima cercatrice, prima conversa) e Dilan
Saka (Maestra e Suora infermiera). Le loro parti sono di portata
quantitativamente limitata: accumunerei tutte in un giudizio lusonghiero. E il pubblico
mi pare abbia fatto altrettanto.
Bene
Milletarì, gesto sempre essenziale e precisione negli attacchi, che con
questo Puccini evidentemente ha trovato una buona consonanza, valorizzandone al
meglio questa difficile partitura. E l’Orchestra lo ha assecondato alla grande:
da antologia tutto il finale, in cui è spiccato il mirabile passaggio (guidato dai
violoncelli) che accompagna Lodiam!
La Grazia è discesa dal cielo! di
Angelica.
Hanno completato degnamente l’opera i cori di Tramontin e Fiocchi Malaspina. Alla fine, lunghi e convinti applausi per tutti, da parte di un pubblico assai folto e partecipe. Una serata davvero da incorniciare.
Nessun commento:
Posta un commento