Per
il Concerto di
questa settimana
tornano i due simpatici fratelli Jussen, attualmente in residenza
qui, diretti da uno dei Direttori Principali Ospiti: Jaume Santonja.
È Béla Bartók ad
occupare la prima parte della serata. Ecco dapprima i
15 Canti contadini ungheresi, raccolti dall’Autore fin dal 1907 durante
le sue escursioni (con tanto di fonografo) nelle campagne magiare e slovacche in
cerca del folklore locale. Originariamente scritti per il pianoforte solo e
pubblicati nel 1918, l'Autore ne realizzò una parziale versione orchestrata nel 1933.
Ecco
l’elenco completo dei canti (qui il sommo Richter) con
le date della relativa scoperta da parte dell’Autore:
Quattro
antiche canzoni
I.
Rubato (1918)
II.
Andante (1914)
III.
Poco rubato (1914)
IV.
Andante (raccolto da Béla Vikár)
V.
Scherzo (1918). Allegro
VI.
Ballata (Tema con Variazioni). Andante (1918)
Antiche
melodie di danza
VII.
Allegro (1910)
VIII.
Allegretto (1910)
IX.
Allegretto (1912)
X.
L'istesso tempo (1912)
XI.
Assai moderato (1910)
XII.
Allegretto (1907)
XIII.
Poco più vivo (1910)
XIV.
Allegro (1910)
XV.
Allegro (senza parole, per cornamusa) (1910)
La versione orchestrale comprende i
numeri VI-XV (con modifiche al XII) ed esclude il XIII. Forse l’orchestrazione
appesantisce un tantino la freschezza dei brani eseguiti alla tastiera,
comunque sono meno di 10 minuti di sano folklore, proprio adatti ad aprire la
serata. ___
Ecco
poi il Concerto per due pianoforti, percussioni e orchestra, dove
ai due solisti alle tastiere se ne aggiungono altri due alle percussioni: Viviana
Mologni e Simone Benvenuti.
Il
brano è nato nel 1938 come una Sonata, quindi senza l’orchestra,
aggiunta 4 anni dopo; il che ha comportato lievi modifiche rispetto all’originale
nelle parti pianistiche.
Contrariamente alla tradizione di questo
tipo di composizione, dove i due pianoforti sono collocati in orizzontale
rispetto al proscenio e uno di fronte all’altro, con coperchi rimossi, qui le
due tastiere dovrebbero essere messe in diagonale e i pianisti voltare le spalle al
pubblico, come si desume dal layout previsto in partitura:
La macro-struttura formale è tutto
sommato rispettosa della tradizione, ma con importanti e interessanti
innovazioni: esaminandola nei dettagli (in Appendice riporto una sintetica guida all’ascolto del brano) si scopre che è una costruzione di
autentica ingegneria musicale, nel trattamento dei temi, delle sonorità
e delle tonalità, nel mirabile equilibrio dei rapporti tra le varie
micro-strutture interne.
Davvero travolgente l’esecuzione dei due
simpatici fratelli, in grande sintonia con i due percussionisti della casa e
con l’ex-percussionista sul podio! I due pianoforti erano disposti come di
norma, affiancati e paralleli al proscenio: forse (ma è una mia ipotesi) questa disposizione consente ai due fratelli di guardarsi negli occhi senza girare la testa…
Si sono anche tenuti gli spartiti nella cassa degli strumenti, magari perché stanno
per riprendere contatto con questo concerto, da loro eseguito già anni fa, e
che dovranno rieseguire il 15 marzo a Colonia.
___
Si torna, per così dire, alla campagna,
con la pastorale Seconda Sinfonia di Brahms. Santonja ha
tenuto, nell’iniziale Allegro non troppo, un tempo eccessivamente
sostenuto (ma parlo ovviamente dei miei gusti personali). Così, arrivato alla
fine dell’esposizione (questa è proprio una battuta velenosa, ha ha…) ha
riguadagnato il tempo perduto… tirando diritto!
Assai bene invece il resto, con le
deliziose melodie dell’Adagio non troppo e dell’Allegretto grazioso.
Trascinante il conclusivo Allegro con spirito, chiuso trionfalmente dall’abbagliante
carica degli ottoni!
Ormai in Auditorium gli applausi ritmati
sono una consuetudine, che si è puntualmente ripetuta anche ieri.
___
Appendice.
Il Concerto di Bartók.
Seguiamo
il Concerto in questa registrazione
mexicana.
Primo
movimento. Forma sonata. Tema introduttivo + 3 temi
principali, il secondo ripreso in chiusura dell’Esposizione. Sviluppo in tre
sezioni. Ricapitolazione dei tre temi e Coda.
1’20” Introduzione (Assai
lento). Rullo di timpani e poi entrano i due pianoforti a canone a distanza
di tritono (Tema introduttivo).
2’09” Primo schianto.
2’43” Secondo schianto.
Cadenza dei due solisti.
3’45” Terzo schianto a
piena orchestra. (Un poco più mosso). Transizione (Poco a poco
accelerando e sempre più agitato).
4’28” Otto colpi di
timpano introducono l’Allegro molto, con l’esposizione del Primo
tema. Dialogo pianoforti-orchestra con scambio di ruoli (fra tema e accompagnamento).
4’42” Transizione sul
Tema introduttivo.
5’11” Primo Tema
ripreso da archi e fiati.
5’24” Transizione.
5’46” Secondo tema
(Un poco più tranquillo).
6’19” Transizione.
6’33” Terzo tema
(Più tranquillo, poco a poco stringendo).
6’46” (Più mosso).
7’33” Ripresa del Secondo
tema. (Meno mosso, tranquillo).
8’05” Transizione e
chiusura dell’esposizione.
8’30” Inizio della
prima delle tre sezioni dello sviluppo (Tempo I non troppo vivo).
9’02” Seconda sezione
dello sviluppo (poco più lento).
9’25” Terza sezione
dello sviluppo.
10’07” Transizione (Un
poco tranquillo).
10’30” Inizio della ricapitolazione
(Un poco maestoso). Primo Tema.
11’08” (Tranquillo).
Secondo Tema. (Rallentando).
12’34” (Vivo). Terzo
Tema.
14’15” Coda.
Secondo
movimento.
(Musica notturna). Macro-struttura A-B-A’ con diverse sottosezioni.
14’57” Sezione A.
(Lento, ma non troppo). Introduzione con piatti e due tamburini.
15’21” Languido tema (notturno)
nei pianoforti, sempre accompagnati dalle percussioni e con brevi interventi
dei fiati.
17’13” Sezione B-1.
(Un poco più andante). Piano-2 con note lunghe (minime) accompagnato da
Piano-1 con quintine di semicrome. Il tempo accelera.
18’09” (Agitato).
Climax (xilofono). Calmandosi.
18’20” Sezione B-2.
(A tempo). Clustars nei pianoforti a canone, con pedale di
controfagotto, corni e archi.
18’51” Sezione B-3.
(Poco rubato). Veloci scale cromatiche nei pianoforti, progressivamente
diradantesi.
19’25” Sezione A’.
(Tempo I). Piano-2 riprende il tema notturno dalla Sezione-A. Piano-1
accompagna con svolazzi di biscrome (dalla Sezione B-3) poi con glissando ascendenti-discendenti.
20’12” (Un poco
mosso). Il tema notturno è riproposto in forma inversa, poi (20’36”)
condensato in due battute di accordi.
20'54" Coda. (Più andante).
Tornano le quintine dalla Sezione B-1.
21'03" (Tempo I). Su un tappeto dei fiati e i rintocchi dello xilofono, i pianoforti si congedano con quattro accordi che sfumano dal forte al piano.
Terzo movimento. Forma ibrida
di Rondo-Sonata.
21’43” (Allegro
non troppo). Dopo poche battute introduttive di pianoforti, legni e archi è
lo xilofono ad esporre il Primo tema. Ripreso poi (21’57”)
dai pianoforti.
22’08” Transizione.
22’21” Secondo
tema, poi variato (22’32”) con un’accelerazione (Più mosso)
e un improvviso schianto.
23’01” Transizione.
23’12” (Tempo
I). Terzo tema nei pianoforti, poi progressivamente Stringendo…
Più mosso.
23’39” (Tempo
I). Qu si può posizionare lo Sviluppo (in termini di forma-sonata) con
la ripresa del Primo tema in tromba e tromboni, interrotto da improvvisa
fermata. Questo lungo sviluppo – con lo xilofono assai in evidenza - si basa su una
sapiente rielaborazione di spezzoni del Primo tema, che viene riproposto quasi
integralmente (25’10”) prima di passare alla Ricapitolazione.
25’25” (Più
mosso). Ricapitolazione innescata sul Primo tema dagli archi accompagnati dall’impertinente
xilofono. Si arriva ad un climax (Tempo I, 25’36”) che prelude al
ritorno del Secondo tema (25’44”) in una variante che ricorda
(ciclicamente) l’Introduzione del Concerto. Il tema è poi ripetuto (25’53”)
nella sua forma originale.
26’02” Transizione.
26’17” Ritorno
del Terzo tema, assai variato. Accelerazione dei pianoforti (Sempre
strigendo).
26’59” (Tempo
I). Riecco il Primo tema, pure variato, poi ripreso (27’13”) con
ennesima variante.
27’26” Coda. Il suono va progressivamente sfumando, fino agli
ultimi sommessi tocchi di piatti e tamburini. Silenzio.