Come tradizione, le tre prime del ROF sono state irradiate da Radio3 (10-11-12). Per la verità, a parte la versione riveduta (moderatamente, rispetto al 2006) dell'Adelaide, l'interesse principale, oltre che per la musica ovviamente, è per i due nuovi allestimenti: di Pier'Alli per l'Adelaide medesima e di Graham Vick per il Mosè (versione 2 di Napoli) cui si accompagna quello abbastanza recente di Damiano Michieletto per La scala di seta.
In attesa di riferire sugli allestimenti, dopo visione diretta, ecco qualche impressione sul fronte audio.
Adelaide di Borgogna
Rimando alla prossima settimana per qualche nota generale su quest'opera, abbastanza bistrattata e incompresa, che meriterebbe più spazio nei cartelloni: la musica è tutt'altro che disprezzabile (almeno quella di sicura mano di Rossini, smile!)
Jurowski-junior ha forse peccato di eccessiva pesantezza, almeno in certi frangenti, tenendo tempi slentati e accompagnamenti un po' grevi, ma tutto sommato, per essere abbastanza nuovo in questo repertorio (oltre che giovane in assoluto)… poteva andargli peggio. L'Orchestra bolognese ha pure mostrato più di un'imprecisione, tuttavia nel complesso di una prova abbastanza degna.
La Pratt (Adelaide) ha una gran voce (ha sparato nel finale un MI sovracuto come nulla fosse) però la sua tecnica, soprattutto nelle volate, mi è parsa ancora un filino acerba. Già così è grande, ma migliorerà di sicuro, le doti sono davvero eccezionali.
Sotto le (mie) aspettative la Barcellona (Ottone), piuttosto opaca e qualche volta in leggero calo. I buh al duetto con Adelberto nel primo atto e alla fine l'hanno forse castigata troppo, ma non erano del tutto ingiustificati, a parer mio, anche in rapporto al calibro dell'artista.
Mihai (Adelberto) non mi pare abbia demeritato. Anche lui (assai più della Pratt, naturalmente…) non può che migliorare, con lo studio e l'impegno.
Ulivieri (Berengario) deve cantare un'aria mediocre (probabilmente apocrifa) e per il resto solo recitativi: sufficienza di routine per lui.
Idem per la Fisher (Eurice) la cui breve aria del secondo atto, reintrodotta per l'occasione, è di quelle che abbassano la qualità media dell'opera (anche questa è probabilmente di mano estranea a Rossini).
Gli altri (Pierpaoli e Dagliotti) hanno quasi solo dei recitativi secchi, che potrebbero essere del tutto soppressi. In quest'ottica fa abbastanza sorridere la novità di far interpretare Iroldo ad un soprano, invece che a un tenore, quando canta solo due versi a fianco del coro d'esordio…
Coro (di Fratini) che invece si è portato bene, avendo nell'opera un compito per nulla secondario.
Mosè in Egitto
Quest'opera è un capolavoro, e nel rappresentarla il rischio più grande è di rovinarlo in qualche modo. L'importante è che non lo sia stata la parte musicale: non era il massimo, forse, ma personalmente mi sono più che accontentato. Per la messa-in-scena meglio vedere prima di giudicare.
Roberto Abbado ha padroneggiato più che bene (spreco un po' di enfasi) questa straordinaria partitura: una direzione per me assai efficace sotto ogni punto di vista, assecondata da un'ottima prestazione dell'orchestra bolognese. Con il coro di Fratini ha tirato fuori dagli insiemi le cose migliori, veramente emozionanti.
Il Mosè di Zanellato merita per me un'ampia sufficienza, per la voce e per l'espressività messe in campo, entrambe assai efficaci.
Esposito come Faraone ha salvato le chiappe, come si suol dire con linguaggio aulico, ma già sui MI alti era in evidente difficoltà.
Discreta la Ganassi (Elcìa) che deve aver supplito con tanto mestiere a qualche problema con questa parte piuttosto ostica.
Passabile la prestazione di Korchak in Osiride, una parte forse non tecnicamente proibitiva, ma pesante fisicamente.
Idem per la Senderskaya, una discreta Amaltea.
Più che dignitosi, nelle loro parti di… contorno, Scala, Shi e Amarù.
La scala di seta
Questo gioiellino di un Rossini ventenne ha chiuso in allegria le prime 2011. Complimenti soprattutto all'orchestra - guidata da Pérez-Sierra - che per essere di provincia ha meritato assai, già dalla sinfonia, impeccabilmente eseguita.
La Baggio è stata una Giulietta leggera e sbarazzina, per me la migliore della compagnia.
Il Germano di Bordogna discreto, se pur con qualche raucedine nelle note basse e intonazione non sempre felicissima.
Alberghini passabile in Blansac, cui è stata regalata un'aria di contrabbando, che non mi pare gli abbia alzato la media.
Gatell ha interpretato un Dorvil allineato alla vocina della Baggio: se l'è cavata più che discretamente.
Zuckerman (Dormont) e LoMonaco (Lucilla) hanno degnamente completato il cast.
(Prossima settimana... dal vivo.)
(Prossima settimana... dal vivo.)
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