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consulta e zecche rosse

04 febbraio, 2008

Gigionerie e gigioni

A.C.Douglas, wagner-talebano d’America, se la prende con Lorin Maazel reo, a suo dire, di aver strapazzato il primo e terzo atto della Walküre, trasmessa sabato 2 febbraio dal MET.

Piccola parentesi nostrana: oltre a problemi nello smaltire le immondizie, in Italia facciamo fatica anche ad usare la ICT - Information & Communication Technology - visto che Radio3 non è riuscita a irradiare quasi l’intero primo atto. (chissà, forse per risparmiarci il magone di sentire quel pessimo Wagner?)

Ciò che Douglas rimprovera a Maazel è di non avere nel suo sangue il “gene wagnerita”, un cromosoma sempre più raro da trovare.

Senza bisogno di addentrarsi in ricerche biologiche, basta - per prendere in castagna il Lorin - confrontare ciò che lui ha fatto suonare ai valorosi orchestrali del MET con ciò che Wagner avrebbe inteso fargli suonare.

L’esempio che Douglas porta è assolutamente pertinente: ascoltando da Maazel quelle 24 battute, in cui il tema della Giustificazione viene riproposto, in forma smisuratamente ampliata nel tempo (dopo le parole Denn einer nur freie die Braut, der freier als ich, der Gott!) e senza conoscere nei dettagli la partitura, si dedurrebbe che Wagner abbia infilato, fra le tre sezioni della frase, due misure di pausa, o due coroncine puntate sulle barrette verticali a cavallo delle misure. Ma basta dare un’occhiata alla partitura per non trovar traccia alcuna di pause o corone puntate: semplicemente mancano segni di legatura, quindi ci deve essere solo il “respiro” fra una nota e la successiva.

Direte: chi se ne frega? L’effetto era straordinario. Può darsi, come straordinaria potrebbe essere la resa della frase fatta suonare a sassofoni e chitarra elettrica... solo che non sarebbe più Wagner.

Un’altra perla di Lorin, che abbiamo fatto appena appena in tempo a sentire in diretta, è la chiusa del primo atto. Siamo in 4/4 wuthend (furioso) e dopo il vortice tumultuoso, che sale in SOL maggiore come in un irrefrenabile orgasmo, c’è la repentina chiusa in fff su tre misure: le prime due - piene - in LA, l’ultima con solo due semiminime LA-SOL, un’autentica sincope che ben richiama il tema della frustrazione-schiavitù. Orbene, Maazel suona l’ultima misura come se il LA fosse una minima, con ciò distruggendo in pieno la drammaticità dell’effetto, oltre che tutte le implicazioni psicologiche-esistenziali che esso si porta dietro.

Io, senza tirare in ballo il gene, la chiamo semplicemente: gigioneria. Che affligge spesso quei maestri che - avendo magari calcato il torrido podio dell’Orchestergraben - credono di essere dio, e quindi di potersi permettere qualunque libertà (purtroppo successe anche al povero Sinopoli).

Chi è il più grande interprete wagneriano di oggi? Christian Thielemann, risponderanno in molti, se non proprio tutti. Bene, anche lui gigioneggia, e come! Un paio di esempi:

Meistersinger a Vienna, di recente, il famoso Wacht auf! Fra Wacht e auf il Christian si ferma per 2,5 secondi! In partitura? Nulla, solo e sempre mancanza di segni di legatura. Effetto? A dire di taluni: straordinario. Credo sarebbe piaciuto moltissimo anche a tale Adolf Schicklgruber da Braunau am Inn.

Bayreuth 2007, chiusa del Götterdämmerung: prima delle ultime 7 misure (la redenzione) Wagner, al solito, si limita ad omettere segni di legatura, ma non scrive alcuna pausa, nè corona puntata. Thielemann invece fa una pausa di una minima. Problemi? Quisquilie? No no, solo il travisamento del significato del Ring! La pausa implica: fine di un mondo, punto; adesso comincia un altro mondo (redenzione). Ah davvero? E allora perchè Wagner accompagna la redenzione con: Oro del Reno, Walhall, maledizione dell’Amore, Rheintöchter, schiavitù e anello? E perchè a guidare il nuovo mondo restano le tre ninfe e Alberich? Ah, quella pausa...

Morale: quando la smetteranno i kapellmeister di imbrattare le partiture?

1 commento:

Amfortas ha detto...

Risposta lapidaria: mai.
Arrendiamoci, siamo circondati.