Dopo la maratona pedatoria di martedi,
riecco la Spagna per il primo dei due
appuntamenti de laVerdi agli Arcimboldi (l’Auditorium è in... riabilitazione)
che vede un programma
tutto iberico con
il ritorno del 45enne direttore Manuel
Coves, già ospite dell’Orchestra per un’altra spagnolata nel marzo 2019. Componente innovativa del concerto è lo spettacolo, costituito dalla presenza
del grande
Jesús Carmona, che illustra la
musica della Carmen con la sua personalissima arte danzatoria.
Si parte con la Sinfonía
Sevillana di Joaquín
Turina Pérez, composta nel 1920, quando il 38enne compositore, nativo di
Siviglia, rientrato da anni in Spagna dopo una lunga permanenza a Parigi, era
tornato a vivere a Madrid. É un brano in realtà vicino, come ispirazione, al poema sinfonico (un po’ un Respighi iberico, ecco) e per almeno due
motivi: innanzitutto per l’esplicito riferimento alla città natale (ma in
realtà anche alla capitale che lo ospitava); e poi perchè Turina vi introduce
un elemento di natura per così dire letteraria: l’evocazione di una storia
d’amore fra un sivigliano e una madrilena (ecco i riferimenti alle due città
care al compositore) che nasce e si sviluppa a Siviglia e dintorni, fra gite in
battello e feste popolari in sobborghi del capoluogo andaluso.
Naturalmente
sono le forme e i ritmi musicali iberici (castigliani e andalusi in-primis) a farla
da padrone nei tre movimenti in cui è suddivisa l’opera. Di cui possiamo apprezzare i contenuti
seguendone (sulla traccia lasciata dall’Autore medesimo) l’esecuzione dell’Orchestra della Radiotelevisione spagnola
con Enrique
García Asensio sul podio.
N°1. Panorama. É un
movimento in forma-sonata: Introduzione,
Esposizione, Sviluppo, Ricapitolazione e
Coda.
24”. L’Introduzione si apre
con 12 battute in Andante, 3/4, LA minore, dove l’Orchestra crea
un’ambientazione languida (rotta dall’oboe a 45”). A 1’16”
ecco apparire (4 battute in Allegretto,
2/4) la prima forma assai semplificata del motivo della madrilena, un
caratteristico chotis. A 1’25”
altre 4 battute di Andante in 3/4 chiudono l’Introduzione.
1’42”. L’Esposizione presenta,
in Allegro molto moderato, 2/4, RE
minore/maggiore, il primo tema andaluso, esposto dai flauti e poi sviluppato
dall’orchestra. Ecco poi (2’10”, Più vivo, 6/8, RE maggiore) gli archi esporre il secondo tema
(ritmo di Tanguillo) poi ampiamente
sviluppato dall’orchestra (si noti a 2’20” l’intervento del clarinetto e
a 2’48”
quello dell’oboe solo) e chiuso da una battuta di pausa.
3’01”. Attacca con un accordo generale il corposo Sviluppo (Allegretto
tranquillo, 2/4) dove i temi vengono rielaborati liberamente e con continui
cambi di atmosfera: dopo un intervento dell’oboe (3’30”, RE minore) che
sviluppa il primo tema, ecco a 4’02” un Allegro (RE maggiore, secondo tema); poi (4’15”) un nuovo motivo il
SOL maggiore e quindi in FA maggiore; ancora a 4’42” Più vivo, 6/8 il secondo tema in DO
maggiore; a 4’59” Allegretto quasi
andantino, 6/8, FA minore; a 5’34” Lentamente, con l’intervento dei corni; e infine a 5’52”
Allegretto è il violino solista a
portare - con il motivo chotis - alla
chiusura dello Sviluppo sul RE
tenuto, che sfuma in un RE#.
6’05”. Siamo arrivati quindi alla Ricapitolazione
dei temi. Ecco il primo (Allegro) in
RE minore e poi (6’32”, Più vivo, 6/8)
il secondo, in maggiore. A 6’49” il flauto introduce una
modulazione del secondo tema a LA maggiore. Ancora, a 7’05” gli archi modulano fugacemente
a DO maggiore, poi tornano a LA maggiore.
7’33”. Infine una Coda (Allegro) porta il movimento a spegnersi
(7’57”,
Andantino) per poi chiudere (8’05”)
con un fortissimo accordo generale di LA maggiore.
N°2. Por el rio Guadalquivir. Il secondo movimento è in forma
di Lied in 5 parti. Evoca
un’escursione in battello dal centro di Siviglia verso sud, fino al sobborgo di
Aznalfarache (che sarà teatro del terzo movimento). Vi matura
l’idillio fra la madrilena e il sivigliano, in un’atmosfera di canti dei
marinai e musiche che accompagnano balli di gente sulla riva del fiume.
8’28”. In tempo Andante, 6/8 il
violino solista introduce l’atmosfera con due recitativi in FA minore
inframmezzati dall’orchestra. Ora (9’27”) si passa a FA maggiore con
l’esposizione da parte del corno inglese della prima sezione, una petenera
sivigliana (è il protagonista maschile del poema). La nobile melodia viene poi
accompagnata dal violino solista, vira momentaneamente a FA minore e poi è
ripresa in FA maggiore (10’37”) dal corno inglese.
La seconda sezione inizia a 10’59”
con l’affacciarsi (2/4) dell’impertinente anticipo del motivo femminile (la
madrilena) che si materializza a 11’15” con un Allegretto in MI maggiore in oboi e violini, dove lo chotis si muta in falseta, assai più vivace. La sezione si ripete a 11’46”,
con l’attacco sul REb e poi con il tema chotis
(12’02”)
in FA maggiore.
E sempre
in FA maggiore (terza sezione, 12’29”)
si riode nel corno inglese la petenera,
ora con sottili variazioni e diversa orchestrazione, in cui spicca (13’10”)
un nuovo intervento del violino solista.
Il quale
chiude sul DO e a 13’32” (Vivo, 3/8) porta
alla quarta sezione, dove si odono le
note (DO maggiore) di seguidillas cantate
e ballate sulla riva del fiume in una festa popolare. Un Andantino mosso in 6/8 (14’15”) simula il perdersi lontano
dei suoni provenienti dalla riva e ci introduce alla quinta sezione del movimento.
Qui (14’35”)
torna lo chotis madrileno (Andante) introdotto dai violoncelli
divisi. L’idillio è ormai sbocciato completamente e a 15’03” il violino solo espone
il motivo con dolce passione in FA maggiore e poi (15’24”, 2/4, dopo un
fugace intervento dei flauti) lo chiude con un FA superacuto.
N°3. Fiesta en San Juan de Aznalfarache. Il vaporetto da Siviglia, prima di proseguire
verso il mare, il cui profumo già si sente nell’aria, ha fatto sosta in questo
paesotto ai confini meridionali del capoluogo andaluso. E qui è ambientato
l’ultimo movimento della Sinfonia, manco a dirlo in una gran festa dove si
balla e si canta in continuazione: in qual miglior ambiente due novelli innamorati
potrebbero augurarsi di arrivare per vivere il loro momento magico?
La
struttura del brano è quella di una fantasia in tre parti. A 16’02” inizia la prima (Allegro vivo, 3/8, RE maggiore) al ritmo
di sevillana, che prepara l’arrivo di
un tanguillo (16’40”, Siempre vivo, 6/8) che poi (16’59”,
2/4) sviluppa un nuovo motivo, sempre in RE maggiore e ancora (17’19”,
6/8) in minore nell’oboe. Gli archi (Andante,
2/4) prendono un attimo di respiro, ma subito (18’02”, Vivo) torna il ritmo di sevillana, che prepara adesso una nuova
comparsa dello chotis (18’34”,
Andante) dapprima in SOL minore
sfociante nella relativa SIb maggiore dove il tema si espande per essere poi
chiuso dall’intervento finale del violino solista.
A 19’40”
(Allegretto. Tempo di garrotín
lento, FA minore) inizia la seconda parte: è un Garrotín-farruca introdotto da una fanfara e dove si distinguono tromba,
fagotto e oboe, che introduce enfaticamente (21’00”, Andante) un nuovo idillio (chotis) in FA maggiore.
Eccoci
alla terza parte (21’33”,
Vivo, 6/8, RE maggiore): è il tanguillo che torna alla ribalta con
interventi di trombe, oboe e clarinetto e poi (22’08”, 2/4) con il
secondo motivo, che rallenta (22’18”, Meno vivo) per far posto (in SIb) a una delle varianti del primo
tema comparsa nello sviluppo del primo movimento.
Infine,
a 22’34”,
Andante, ecco la Coda conclusiva, con i motivi dello chotis (grandioso) e della petenera
a unirsi per una spettacolare conclusione in RE maggiore.
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É un
brano poco conosciuto, ma che meriterebbe di essere eseguito più di frequente:
credo che laVerdi fosse al primo incontro
con quest’opera, e devo dire che l’ha subito digerita e assimilata alla
perfezione, grazie a Manuel Coves che
da nativo andaluso questa musica deve averla nel sangue. Sugli scudi i fiati (in
particolare Paola Scotti al corno
inglese) e il pacchetto dei celli, guidato da Mario Shirai Grigolato, oltre al violino di Dellingshausen.
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Ecco quindi Georges Bizet e le sue musiche dalla Carmen, un estratto delle
due Suite sinfoniche approntate da Ernest Guiraud (il curatore della prima
edizione dell’opera) dopo la prematura morte dell’Autore:
- Preludio Atto I (prima parte, in Allegro gioioso)
- Preludio Atto I (seconda parte, in Andante moderato)
- Entr’acte (3° - 4° atto, Aragonaise)
- La garde montante (1° atto)
- Habanera (1° atto)
- Entr’acte (2° - 3° atto)
- Marche
des Contrabandiers (3° atto)
- Chanson
du Toreador (2° atto)
- Les Dragons
d’Alcala (Entr’acte 1° - 2°
atto)
- Danse Bohème (2° atto)
Jesús Carmona entra sul proscenio con un ampio scialle che gli serve
subito per interpretare la seconda parte del Preludio (tema del destino). Ai
due lati alcuni grossi proiettori lo illuminano di taglio con luci di diversi
colori (rosso, giallo, blu...) a seconda dell’atmosfera. Ovviamente indossa stivaletti
zapatos, con i quali comincia a
sottolineare i ritmi di flamenco.
Strepitoso il suo assolo di zapateado (due minuti a orchestra muta, prima della conclusiva Danse bohème): un intero branco di cavalli
scalpitanti non avrebbe potuto ottenere quell’effetto! E chiude quindi in bellezza
con Les
tringles des sistres tintaient, accolto da un uragano di applausi.
Così, come bis, ci viene riproposta l’Aragonaise.
Davvero una serata da incorniciare, che
avrebbe meritato qualche spettatore in più nel catino dell’Arcimboldi. Ma
questa sera si replica e gli assenti di ieri possono ancora rimediare.