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25 settembre, 2020

laVerdi 20-21. Concerto n°1

Dopo il concerto inaugurale alla Scala, Claus Peter Flor ha aperto la prima parte della stagione 20-21 con una novità per laVerdi: eseguire la Quarta di Mahler nella versione cameristica di Klaus Simon del 2007, la qual cosa consente di rispettare le regole anti-Covid. Il musicista tedesco (nativo del Bodensee, Lago di Costanza) seguendo le orme dell’opera avviata negli anni ’20 del secolo scorso da Erwin Stein, ha già prodotto versioni cameristiche di ben sei delle nove sinfonie mahleriane (mancano all’appello - per ora? - le ipertrofiche 2-3-8). E a fine ottobre Flor ne eseguirà in Auitorium anche la trascrizione della Prima.

Simon prevede un ensemble di 14 strumentisti:

- 5 fiati: Flauto (anche Ottavino); Oboe (anche Corno inglese), Clarinetto in SIb (anche in LA e basso in SIb); Fagotto; Corno in FA;
- 2 percussionisti: Glockenspiel, Triangolo, Sonagli, Piatto sospeso, Piatti, Tam-Tam, Grancassa;
- Armonium (o Fisarmonica);
- Pianoforte;
- Quintetto d’archi.

Rispetto a Mahler, oltre allo smagrimento, nell’orchestra di Simon mancano le trombe, i clarinetti in DO e MIb, il controfagotto, i timpani e l’arpa. Armonium e pianoforte compensano queste assenze. Simon ha licenziato anche una versione estesa, che irrobustisce in particolare il pacchetto degli archi, portandolo dal nudo quintetto a 20 elementi (6,5,4,3,2).  

Chi fosse interessato ad esplorare i dettagli di questa versione cameristica della Sinfonia e dei problemi interpretativi ed esecutivi che presenta, può trovare ottimi spunti in questo scritto di JungHwan Kwon, il quale ne dà anche l’applicazione pratica, alla testa dell’Orchestra da Camera dell’Università dell’Arizona.

Un’esecuzione di alto livello è questa che viene da Israele, artefici gli strumentisti dell’ensemble cameristico Israel Soloists di Kfar Saba. E poi questa - per me la più interessante - dei canguri dell’Omega Ensemble (senza Direttore!) Ecco l’esempio di un’esecuzione con l’ensemble allargato, con 20 archi (più un esecutore aggiuntivo ai clarinetti) registrata in Francia un paio di mesi fa, proprio in era Covid. Infine è da lodare la prestazione dei giovani foggiani del Conservatorio Umberto Giordano, in una configurazione... ibrida (12 archi, 2 corni, niente clarinetto basso e fisarmonica al posto di armonium).

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Flor ha impiegato la versione estesa di Simon, ma è andato oltre, schierando 24 archi (6,6,5,4,3). In più ha anche aggiunto 3 fiati, raddoppiando oboe (corno inglese), clarinetto (basso) e corno; ha poi aggiunto un percussionista. In totale quindi 37 elementi. Se ne dovrebbe dedurre che il Direttore si sia posto l’obiettivo di avvicinarsi per quanto possibile alla versione originale di Mahler, più che di farci apprezzare quella di Simon. La quale scelta rischia però di... farci restare in mezzo al guado. Visto che si tratta di un’occasione (speriamo!) irripetibile, personalmente avrei preferito ascoltare la versione base di Simon che, almeno a giudicare dalle registrazioni disponibili in rete, ci permette di apprezzare (se non addirittura di scoprire) dettagli che con l’orchestra allargata (parlo proprio degli archi) spesso si perdono, nascosti nel pieno degli strumenti. Magari Jais - anche per ammortizzare l’investimento - potrebbe metterla in cantiere in qualche concerto delle stagioni collaterali.

Sala con alcuni posti vuoti, al di là di quelli inaccessibili causa virus, ma pubblico assai ben disposto. Flor nei primi due movimenti si prende alcune libertà agogiche (alle mie orecchie) eccessive: è vero che Mahler stesso aveva battezzato questi pezzi come Humoresken, cioè di carattere umorale, spensierato, disimpegnato, ma poi ne ha fatto una sinfonia in piena regola... Poi però il Ruhevoll - preceduto da una pausa per ri-accordare gli strumenti e far entrare sul palco Anna Lucia Richter, è stato quasi da manuale. Certo l’esplosione che ci fa balzare dal SOL al MI maggiore 40 battute prima della chiusura, con questi mezzi comunque ridotti non è la bomba atomica che dovrebbe essere, ma date le circostanze ci accontentiamo. Flor ci attacca subito il conclusivo Sehr behaglich, dove la giovane e bella Anna Lucia ha sfoggiato una voce veramente appropriata alla bisogna: timbro acuto e penetrante, perfetto per questo Lied fanciullesco, non a caso a volte affidato ad una voce bianca.

Flor va addirittura oltre le prescrizioni di Mahler (morendo, non affrettare!) e tiene le ultime tre battute (il MI grave, riservato ai contrabbassi e - in mancanza dell’arpa - al pianoforte) per un tempo interminabile. Poi il pubblico può abbandonarsi ad un liberatorio applauso. Ripetute chiamate e battimani ritmati a chiudere in bellezza la serata.

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