Dopo il concerto inaugurale alla Scala, Claus Peter Flor ha aperto la prima parte della stagione 20-21 con una novità per laVerdi: eseguire la Quarta di Mahler nella versione cameristica di Klaus Simon del 2007, la qual cosa consente di rispettare le regole anti-Covid. Il musicista tedesco (nativo del Bodensee, Lago di Costanza) seguendo le orme dell’opera avviata negli anni ’20 del secolo scorso da Erwin Stein, ha già prodotto versioni cameristiche di ben sei delle nove sinfonie mahleriane (mancano all’appello - per ora? - le ipertrofiche 2-3-8). E a fine ottobre Flor ne eseguirà in Auitorium anche la trascrizione della Prima.
- 5 fiati: Flauto (anche Ottavino); Oboe (anche Corno
inglese), Clarinetto in SIb (anche in LA e basso in SIb); Fagotto; Corno in FA;
- 2 percussionisti: Glockenspiel, Triangolo, Sonagli, Piatto sospeso, Piatti, Tam-Tam, Grancassa;
- Armonium (o Fisarmonica);
- Pianoforte;
- Quintetto d’archi.
- 2 percussionisti: Glockenspiel, Triangolo, Sonagli, Piatto sospeso, Piatti, Tam-Tam, Grancassa;
- Armonium (o Fisarmonica);
- Pianoforte;
- Quintetto d’archi.
Rispetto a Mahler, oltre allo smagrimento,
nell’orchestra di Simon mancano le trombe, i clarinetti in DO e MIb, il
controfagotto, i timpani e l’arpa. Armonium e pianoforte compensano queste
assenze. Simon ha licenziato anche una versione estesa, che irrobustisce in particolare il pacchetto degli archi,
portandolo dal nudo quintetto a 20 elementi (6,5,4,3,2).
___
Flor ha impiegato la versione estesa di Simon, ma è andato oltre, schierando 24 archi (6,6,5,4,3). In più ha anche aggiunto 3 fiati, raddoppiando
oboe (corno inglese), clarinetto (basso) e corno; ha poi aggiunto un percussionista. In
totale quindi 37 elementi. Se ne dovrebbe dedurre che il Direttore si sia posto
l’obiettivo di avvicinarsi per quanto possibile alla versione originale di
Mahler, più che di farci apprezzare quella di Simon. La quale scelta rischia
però di... farci restare in mezzo al guado. Visto che si tratta di un’occasione (speriamo!)
irripetibile, personalmente avrei preferito ascoltare la versione base di Simon che, almeno a giudicare
dalle registrazioni disponibili in rete, ci permette di apprezzare (se non
addirittura di scoprire) dettagli che con l’orchestra allargata (parlo proprio degli archi) spesso si
perdono, nascosti nel pieno degli
strumenti. Magari Jais - anche per ammortizzare l’investimento - potrebbe
metterla in cantiere in qualche concerto delle stagioni collaterali.
Sala con
alcuni posti vuoti, al di là di quelli inaccessibili causa virus, ma pubblico
assai ben disposto. Flor nei primi due movimenti si prende alcune libertà
agogiche (alle mie orecchie) eccessive: è vero che Mahler stesso aveva
battezzato questi pezzi come Humoresken,
cioè di carattere umorale, spensierato, disimpegnato, ma poi ne ha fatto una
sinfonia in piena regola... Poi però il Ruhevoll
- preceduto da una pausa per ri-accordare gli strumenti e far entrare sul palco
Anna Lucia Richter, è stato quasi da manuale. Certo l’esplosione che ci fa balzare dal SOL
al MI maggiore 40 battute prima della chiusura, con questi mezzi comunque
ridotti non è la bomba atomica che dovrebbe essere, ma date le circostanze ci
accontentiamo. Flor ci attacca subito il conclusivo Sehr behaglich, dove la giovane e bella Anna Lucia ha sfoggiato una
voce veramente appropriata alla bisogna: timbro acuto e penetrante, perfetto
per questo Lied fanciullesco, non a
caso a volte affidato ad una voce bianca.
Flor va
addirittura oltre le prescrizioni di Mahler (morendo, non affrettare!) e tiene le ultime tre battute (il MI
grave, riservato ai contrabbassi e - in mancanza dell’arpa - al pianoforte) per
un tempo interminabile. Poi il pubblico può abbandonarsi ad un liberatorio
applauso. Ripetute chiamate e battimani ritmati a chiudere in bellezza la
serata.
Nessun commento:
Posta un commento