A Zhang Xian, e/o al pargoletto che si portava davanti in pancia, il terribile Ivan
di domenica scorsa alla Scala deve aver proprio fatto un effetto particolare:
ha anticipato di un mesetto abbondante l’arrivo del secondogenito!
Così è
toccato al suo vice Jader Bignamini
(ed è già la seconda volta che capita, dopo una 5a di Mahler di qualche mese
fa) sostituire sul podio la direttora
nel concerto
inaugurale della stagione 12-13 de laVerdi, dopo che il giovane
clarinettista aveva chiuso – con lo Chénier
– anche quella precedente. Prima dell’inizio, Ruben Jais (Direttore artistico) dopo aver ricordato come questa sia
la 20ma stagione dell’Orchestra, ha fatto
gli auguri a Xian (che sarà assente, come minimo, anche la prossima settimana -
e te credo!) e ha ringraziato Bignamini
e Francesca Dego per la prontezza con cui hanno reagito all’improvvisa defezione
della puerpera, alla quale sono andati calorosi applausi del pubblico.
Ad aprire la
serata è l’Ouverture da Ruslan
e Ljudmila di Glinka: un vero
pezzo di bravura per le orchestre (archi in testa) che da sempre si sfidano a
chi la sa suonare più velocemente. In partitura c’è l’indicazione metronomica
di 140 minime (o 135, per i dilettanti, smile!
– ed è già parecchio) che significa un tempo totale teorico di meno di 5’35”
(l’intero brano in C tagliato è
notato come Presto per 372 battute e Più mosso per le restanti 30). Quel demonio che rispondeva al nome di Yevgeny Mravinsky la fece eseguire ai Filarmonici di Leningrado
(che qui gli tengono splendidamente bordone!) addirittura in 4’38”, equivalente a
più di 173 minime, un vero record!
I ragazzi de laVerdi
non sono in cerca di primati, ma di ottime esecuzioni: tengono un tempo come da
indicazione dell’Autore e Luca
Santaniello li trascina, con Bignamini, in un’esecuzione di tutto rispetto e senza alcuna
sbavatura, accolta da scroscianti applausi.
Arriva poi, con un lungo dorato degno di una fatina, la giovane e bella Francesca Dego –
non nuova a calcare il tavolato di Largo Mahler – per deliziarci con il Secondo
Concerto per violino di Prokofiev.
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Prima
opera completata dal compositore ai tempi del ritorno in URSS, ha una struttura
assolutamente tradizionale. L’iniziale Allegro
moderato è rigorosamente in forma-sonata,
presentando i canonici due temi: SOL minore il primo, scuro e pensoso, e SIb
maggiore il secondo, più contemplativo
(che si adegua al SOL nella ricapitolazione):
Segue l’Andante assai, dove Prokofiev affida al
caldo suono del violino una delle sue lunghissime e deliziose melodie (in MIb):
Nella
sezione centrale, troviamo un Allegretto in RE, dove si raddoppia la velocità,
prima del ritorno al tempo iniziale, e alla stupefacente cadenza finale di
violoncelli e corni, chiusa dai clarinetti e da un contrabbasso.
Chiude
in Allegro ben marcato in 3/4 un Rondo, il cui tema ricorrente (all’inizio
in SIb, poi chiuderà in SOL) subito esposto dal solista, ha un che di sforzato e
faticoso:
La
struttura è assai semplice (A-B-A-C-A-B-A-Coda) dove B ha un andamento irregolare,
con mutamenti di tempo da 3/4 a 2/2 e poi a 7/4. Anche la coda (66 misure) che è
una vera e propria rincorsa a rotta di collo, cambia continuamente tempo, tra 5/4,
3/4, 2/2, 2/4, fino a chiudere in 3/4, con tre schiocchi di piatti colpiti con bacchette
e una specie di tonfo del SOL grave del violino, accompagnato dalle trombe e dalla
grancassa.
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Splendida la prova di Francesca Dego, ben assecondata
Bignamini e da tutta l’orchestra, e grande successo per lei, che ci regala subito un
sensazionale bis paganiniano
(l’ultimo dei Capricci op.1) e poi,
per celebrare al meglio anniversari, ricorrenze e nascite, si fa affiancare da
Luca Santaniello ed esegue con lui il primo movimento della Sonata per due violini di Prokofiev (qui
i due Oistrakh).
Chiude il
concerto una Suite dal balletto Romeo
e Giulietta. Insieme al completamento del Secondo Concerto per violino,
il balletto fu una delle prime composizioni del Prokofiev sovietico (che nel 1935 era in procinto di ristabilirsi in URSS
dall’occidente) e guarda caso la sua gestazione fu assai travagliata, causa
resistenze e intromissioni di varia natura. Tanto per cominciare, qualcuno se
la prese con l’idea, considerata cervellotica e quasi blasfema verso
Shakespeare, che il compositore aveva avuto di chiudere il balletto con un
lieto fine: Romeo e Giulietta ricongiunti, grazie a Frate Lorenzo, e avviati ad
un futuro di felicità… (a nulla valsero le giustificazioni di Prokofiev, che
sosteneva che due morti non potevano danzare, smile!) Poi ci si mise anche il corpo di ballo del Kirov, protestando vivacemente contro una musica
ritenuta indanzabile (!)
Insomma, la prima del balletto – che l’autore fu
costretto a ritoccare, e non solo per rimettere le cose a posto con Shakespeare
- dovette essere spostata all’estero (Brno, 1938…) e per la prima
rappresentazione in URSS, al Kirov, si dovette aspettare il 1940. Recentemente
il materiale originario (con il lieto fine, per intenderci) è stato riesumato dal
musicologo Simon Morrison da
polverosi cassetti dell’Archivio di Stato
russo e impiegato per una messa in scena della versione
originale del balletto ad opera della compagnia
di Mark Morris.
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Contemporaneamente
alla composizione del balletto (3 atti, 9 scene e 52 numeri, nella versione
definitiva) Prokofiev ne estrasse due Suites
(che recano lo stesso numero di Opus
del balletto, 64bis e 64ter) costituite ciascuna da 7 numeri, che corrispondono
a singoli numeri del balletto o a loro raggruppamenti. Esse furono eseguite in
concerto – e con gran successo come ad esempio la seconda, qui
diretta dall’Autore nel 1938 – già prima del balletto da cui derivavano.
Parecchi anni dopo Prokofiev predispose una terza Suite (op.101) composta da 6
numeri. Ma prima aveva pubblicato (Op.75) Dieci
pezzi per pianoforte, sempre estratti dal balletto. Le tre Suites
presentano in tutto 20 numeri – derivati da 26 numeri del balletto - solo l'ultimo dei quali duplicato; invece i 10
Pezzi ripropongono 9 dei numeri delle prime due Suites (più Mercuzio). Inoltre
la sequenza delle Suites e dei 10 Pezzi nulla ha a che vedere con quella del
balletto (che invece rispetta – finale compreso, dopo le reprimende dei puristi
- la trama della tragedia del mago di Stratford-upon-Avon).
In effetti è
difficile decifrare il criterio usato da Prokofiev per strutturare le sue Suites,
e ciò spiega anche perché in concerto e nelle incisioni si trovino oggi le più
svariate… varianti. Nella tabella che segue sono indicati i numeri del balletto e quelli delle
diverse Suites (la posizione nella riga stabilisce il numero, o
i numeri, di provenienza dal balletto; si tenga presente che i titoli dei numeri
delle Suites a volte differiscono da quelli del balletto; inoltre Prokofiev introdusse piccole varianti per ragioni di consistenza).
Spesso i Direttori si divertono a comporre proprie varianti delle Suite: il fatto è che questa musica è talmente grande – personalmente non trovo di meglio in tutto il ‘900! – da poter essere presentata in qualsivoglia sequenza, senza perdere un briciolo del suo fascino. Anche caricando i 52 numeri del balletto o delle Suites su iPod e riproducendoli con l’opzione random, si ottiene sempre un risultato straordinario!
Spesso i Direttori si divertono a comporre proprie varianti delle Suite: il fatto è che questa musica è talmente grande – personalmente non trovo di meglio in tutto il ‘900! – da poter essere presentata in qualsivoglia sequenza, senza perdere un briciolo del suo fascino. Anche caricando i 52 numeri del balletto o delle Suites su iPod e riproducendoli con l’opzione random, si ottiene sempre un risultato straordinario!
Bignamini – credo proprio interpretando le intenzioni della Xian – carica l’esecuzione di spiccati chiaroscuri, a partire dagli accordi fracassoni dell’apertura (Montecchi e Capuleti) e per finire alla chiusa della Morte di Tebaldo, con i 15 colpi – proprio numerati in partitura, che paiono altrettante randellate sulla testa del malcapitato – esplosi dall’orchestra prima del definitivo schianto:
Ma nei brani intimistici (da Giulietta fanciulla al meraviglioso Romeo e Giulietta) vien fuori tutta la raffinatezza e trasparenza della musica del mago Prokofiev.
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