percorsi

da stellantis a stallantis

07 dicembre, 2010

L’apertura della Scala, fra Corriere e RAI5



Il Corriere della Sera ha dedicato oggi alla Scala un inserto speciale di 24 pagine, di cui 13 di presentazione dell'opera che ha aperto la stagione. Il titolo in prima pagina dell'inserto è di quelli che solleticano le fantasie macho dei nostri ragazzotti moderni: Donne selvagge mai sottomesse al maschio guerriero.

Come distillato della Walküre è davvero strepitoso. (A scanso di equivoci, dirò subito che il contenuto del pezzo che appare sotto a quel titolo restituisce tutta la dovuta serietà alla nostra Valchiria). Certo che attorno a quel titolo si potrebbe costruire qualche film con le famose valchirie Giovannona e Ubalda e qualche improbabile arrapato alla Alvaro Vitali. In realtà, è in linea con la classica atmosfera del foyer di SantAmbrogio, dove Sieglinde e Brünnhilde possono facilmente diventare Matilde e Clotilde, tanto tutto fa brodo. Meno male che la presenza del Presidente (sempre quello buono, l'altro ha gusti differenti, lo sappiamo bene) tira su la media.

C'è la diretta di RAI5 - ma solo via TV, non in web, evviva il progresso! – che con le sue riprese sembra farci capire che la messinscena, oltre che costosa, sia anche sostanzialmente innocua, nonostante gli sforzi disperati di Cassier di spiegarcela, con arrampicate sugli specchi sui concetti di famiglia borghese e nobile. Più spettacolare – fuoco compreso - è ciò che accade fuori dal teatro, dove c'è gente che urla incazzature e rivendicazioni. Riprese, dentro il Piermarini, da Barenboim, che prima di attaccare Mameli, sale in platea a leggere un comunicato anti-Bondi; solo che Bondi si è guardato bene dal venire e gli fa un virtuale cippirimerlo da chissà dove.

Tu sei la soave primavera, che di nuovo mi adornò,
che mi ringiovanì la linfa di rami e tronco:
fu il tuo richiamo, che allontanò da me la notte,
che nell'inverno teneva intorpidita la mia arte.
Così come mi affascinò il tuo nobile saluto benedicente,
che deliziosamente impetuoso le mie pene rimosse,
così io ora fieramente ricolmo di gioia vago su nuovi sentieri
nel regno estivo della grazia.

No, non sono versi dello sbudellante duetto Siegmund-Sieglinde. Sono parole che Wagner indirizzò al giovane re Ludwig, nell'estate del 1864, da Starnberg, dove abitava grazie alla munificenza de re, e dove aveva iniziato la sua love-story con Cosima, dopo una surreale scenata con il di lei marito, Hans vonBülow, fino a quel giorno suo idolatrante ammiratore. Ma ben dipingono la natura del nostro, tanto sublime nella produzione artistica, quanto leccaculo e mangiapaneatradimento (oltre che antisemita, così, tanto per gradire) nella vita materiale.

C'è chi sostiene che Wagner si immedesimasse in alcuni personaggi dei suoi drammi: Re Marke, Hans Sachs, Gurnemanz. E magari anche in Wotan, come ci è stato spiegato da Daverio &C. Personalmente credo invece che la grandezza del nostro consista nell'aver saputo immedesimarsi in qualunque personaggio, per esprimerne mirabilmente pensieri, sentimenti e azioni.

E mai come nella Walküre ciò emerge in modo straordinario, basta ascoltare parole e musica, senza farsi distrarre troppo dagli effetti speciali di regìe che si illudono – o ci marciano – di aggiungere valore ad opere d'arte come questa, con giochi di luce e proiezioni. (Ma forse è la ripresa televisiva a trarre in inganno… chissà se dal vivo le cose andranno meglio).

Interpreti? Al solito, è il price/performance a lasciare qualche ombra di dubbio. Con il price di un teatro di provincia, la performance sarebbe anche più che accettabile. Con il price della sedicente unica, invece, il rapporto peggiora un filino.

O'Neill ha una vocina leggera, che di certo non piacerà a chi si è fatto una certa idea dell'Heldentenor. Io sarei anche disposto a transigere (Siegmund in fondo è poco più che un ragazzo) senonchè la mezza raucedine (che gli ha risparmiato i SOL bemolle e naturale dei Wälse e il LA del Wälsungen Blut, ma non il SOLb del Geliebte della terza scena del secondo atto) me lo ha fatto scendere sotto la sufficienza.

Tomlinson è un vecchio marpione che garantisce sempre un servizio decoroso.

La Gubanova devo dire mi è piaciuta assai: il suo Deiner ew'gen Gattin heilige Ehre è stato la degna conclusione di una prestazione maiuscola.

La Meier è sempre la Meier, e in Sieglinde si trova proprio a casa sua, niente da dire.

Kowaljow era acconciato che pareva il fratello, non il padre dei gemelli e delle Valchirie, ma a parte questo non mi ha deluso: anche la voce è giovanile, baritonale, quindi un po' fuori dagli stereotipi tradizionali, però ci ha messo espressione e – soprattutto, a differenza di O'Neill – non ha mai costretto Barenboim a rincorrerlo.

La Stemme è pure una Brünnhilde un po' leggera, ma canta magnificamente, e ciò è per me quel che conta di più. 

Dignitosa la prova delle otto sorelle, tutte voci adeguate, con un paio di piccole sfasature nelle entrate.

Barenboim non sarà Thielemann (che però ha imparato qualcosa da lui sulla collina) ma con Wagner non delude mai: per lo meno a livello di gestione della dinamica (sul suono meglio giudicare dal vivo).


A meno che non siano stati tagliati dalla ripresa audio, non si sono uditi buh (nemmeno per Cassier, smile!) il che stabilisce un autentico record per una prima alla Scala, e in specie a SantAmbrogio.

 

5 commenti:

Giuseppe Sottotetti ha detto...

Io vedo Wagner piuttosto in Siegmund: siamo all'epoca della liaison con la Wesendonck (secondo me il vero grande amore della sua vita) e la bella Mathilde non deve essersi limitata a ispirare Isotta... alla fin fine anche quello di Siegmund e Sieglinde è un amore impossibile come quelli di Tristano e Isotta, Riccardo e Matilde.m Poi diventa problematico stabilire fino a che punto la realtà disegna il racconto musicale o il contrario. Pensiamo ai Meistersinger con Sachs/Wagner che rinuncia magnanimamente a Eva/Mathilde per lasciare Eva/Cosima a Walther/Richard

mozart2006 ha detto...

Te l´ho già detto una volta, mi pare: la trama del Ring è molto poco germanica, anzi ha evidenti caratteri italiani. Corna, tradimenti, inganni, gelosia, clan paramafiosi, speculazioni edilizie, circonvenzioni di incapace...che vuoi di più?

Scherzi a parte, dopo lo zoppicante Don Carlo e la mortifera Carmen, finalmente un´inaugurazione all´altezza del prestigio della Scala, anche se non ho ben capito la storia del forfait di Renè Pape, che canterà Wotan regolarmente a Berlino in aprile, nella ripresa di questo allestimento.

Ciao

daland ha detto...

@Giuseppe
é proprio così. Certamente stimolato da personali esperienze ed emozioni, Wagner è riuscito in modo impareggiabile ad esprimerle in parole e soprattutto musica. Perchè, non c'è del Wagner anche in Alberich, diamine?! E, forse inconsciamente, persino in Mime!

@mozart2006
mah, il Nibelungenlied (austriaco, ma insomma...) è un minestrone ancora più indigesto. E Wagner ci ha preso parecchi spunti.

Fra una settimana vedrò e sentirò dal vivo, di certo le premesse sono perlomeno incoraggianti.

Pape ci ha fatto una figura da cioccolataio, sporcando di cioccolata anche Lissner e Barenboim.

Grazie a tutti!

Amfortas ha detto...

Mi trovi abbastanza concorde, comuqnue ho linkato al tua recensione anche da me.
Ciao!

daland ha detto...

@Amfortas
grazie della "promotion"!

Come sai, io - per approccio e incompetenza - mi limito assai nei giudizi sugli interpreti, salvo quando proprio non facciano disastri.

Per dire, Kowaljow ha anche una pronuncia che immagino faccia ridere i tedeschi, e la Stemme una vocina da educanda, e non da ruvida amazzone; Tomlinson è al dessert o oltre e persino la Meier non è perfetta; O'Neill poi è un Nemorino emigrato fra i crucchi...

Con tutto ciò, mai e poi mai mi sentirei di sparare a zero su uno spettacolo come quello visto ieri; l'unica critica che faccio è al costo relativo, di cantanti e registi, e per certi versi anche di orchestrali (parlo della Scala, ovviamente) che hanno i loro bei privilegi senza mostrare di meritarli fino in fondo.

Ciao!