Il
progetto della Scala di rivisitazione del melodramma del ‘700 si
materializza in questa stagione con un’opera che solo relativamente di recente
(1994) è stata riportata alla luce (da René Jacobs) dopo aver
conosciuto un grande successo a Vienna proprio alla fine del ‘700, seguito purtroppo da
un totale oblio.
L’opera seria fu dovuta alla
collaborazione dei due personaggi di spicco – nessuno dei due viennese! - del
teatro musicale di Vienna dell’epoca (1769): il librettista Ranieri de’
Calzabigi, già collaboratore di Gluck (Orfeo, Alceste) dopo il
pensionamento di Metastasio, e il compositore di origini boeme Florian
Leopold Gassmann, fattosi le ossa in Italia (Venezia, in particolare).
Il
soggetto mette programmaticamente alla berlina le degenerazioni del melodramma
(per intenderci, quello pre-mozartiano) e soprattutto del suo ambiente:
teatri, impresari, librettisti, compositori e – ovviamente – cantanti e
relative claque, pubblico compreso. Come crudamente esplicitato da Calzabigi
nella prefazione al libretto:

Il
soggetto rappresenta le ultime fasi di prova e la successiva rappresentazione
di una nuova opera, ergo è un tipico esempio di teatro-nel-teatro. I primi due
atti in cui si struttura ci portano infatti a casa dell’impresario, tale Fallito
(Tradito, in partitura, per mettere subito in chiaro lo scenario) dove
sono convenuti gli autori e gli interpreti per il briefing (Atto I) e la
prova al clavicembalo (Atto II). L’atto conclusivo è ovviamente
ambientato in Teatro, dove si registra il disastroso flop dell’opera seria, con
lo spettacolo interrotto, dopo sole quattro scene, dalle intemperanze del
pubblico e poi salvato solo dal provvidenziale balletto che subentra all’opera
per calmare gli animi degli spettatori inferociti.
La
scena conclusiva si svolge nei camerini, con i commenti di protagonisti e
parenti e la simpatica scoperta che l’impresario si è dileguato con… la cassa! Ma
la conclusione dell’opera sarà solo apparentemente disfattista nei confronti
del mondo del teatro musicale, anzi: i protagonisti del clamoroso flop,
traendo la giusta lezione dall’accaduto, matureranno, ciascuno per la propria
professione, animosi propositi di riscatto e volontà di non mollare. Quindi una
visione tutto sommato ottimistica sul futuro del melodramma!
Ecco
qui i personaggi dei primi due atti e della scena finale, collegati a quelli
dell’opera seria, intitolata L’Oranzebe, che Calzabigi mutuò piuttosto
vagamente da Aureng-Zebe (Imperatore Mogul) di John Dryden (1676).
Come si vede, gli interpreti dell’Imperatore e del suo Capitano non sono
presenti alle prove, né cantano nell’opera:

Oltre
a quello dell’Impresario e degli autori, anche i nomi dei principali componenti
del cast sono scopertamente e parodisticamente allusivi. Le madri delle
tre signore del cast intervengono solo nella scena finale, dando il loro valido
contributo al tutti-contro-tutti che chiude l’opera in tragicomica farsa.
Il
testo di Calzabigi, e la musica di Gassmann a ruota, sono proprio
rappresentativi di due mondi dall’estetica assai diversa: il vecchio, incarnato
da Metastasio, e il nuovo, del quale Calzabigi e Gassmann (e prima di lui
l’ultimo Gluck) erano divenuti i campioni.
Non
è quindi un caso che l’opera seria (L’Oranzebe, appunto) di cui
la comedia di Calzabigi celebra il fallimento, sia mutuata come soggetto
e testi proprio da Metastasio. E in particolare, come ha osservato il prof. Lucio
Tufano (Sulle tracce di
Oranzebe. L’opera seria di Calzabigi e Gassmann) che i quattro personaggi
principali de L’Oranzebe e la vicenda che li lega fra loro rispecchino da
vicino quelli del libretto metastasiano di Adriano in Siria: libretto
evidentemente ben noto a Calzabigi, che a quel tempo era collaboratore del
Poeta cesareo.
Una
caratteristica peculiare del libretto (la scena sesta del second’atto ne è la
testimonianza più smaccata) consiste nella stretta rete di relazioni fra la commedia
(e i suoi personaggi) e l’opera, i cui personaggi saranno incarnati
da quelli della commedia. Alcune di queste relazioni sono messe in evidenza
nella succinta sinossi dell’opera, che segue più sotto.
Però,
attenzione: nel terzo atto, dell’opera seria L’Oranzebe ascolteremo solo
quattro scene e proprio nulla di ciò cui abbiamo assistito nella prova! La
tabella che segue è una mia personale rielaborazione di quella presentata nel
citato lavoro di Lucio Tufano. Mostra i riferimenti all’opera seria L’Oranzebe
(atto III) che troviamo nei primi due atti (la comedia) relativi alle
prove: tutti
riferimenti irrisolti, evidentemente a parti dell’opera virtuale (L’Oranzebe,
appunto) successive alla scena 4, quando avviene l’interruzione.
Comedia L'opera seria => Opera L'Oranzebe /
Riferimenti irrisolti
|
I-1 propositi dell'impresario Fallito: eliminazione
40 versi di recitativo
|
eliminazione dell'aria del fulmine
|
eliminazione dell'aria del rusignolo
|
eliminazione del minuetto
|
taglio di metà duetto
|
I-10
vanterie del librettista Delirio: scena
della battaglia
|
aria di Rossanara Pallid'ombra
del misero amante
|
II-1
Diatriba sull'aria di Nascareno (interprete Ritornello) che va rifatta
|
II-3 Il
librettista Delirio mostra a Ritornello il nuovo testo (Quel nocchier)
|
II-4 Il
compositore Sospiro decide di usare la musica di Col tuo dolce amico oblio
|
II-5 Aria di
Rana (Barbara! E non rammenti) cantata dal compositore Sospiro
|
II-6
Recitativo Nasercano (Abbastanza finora)
|
Aria Saebe (No, crudel d’amor capace)
|
Duetto Rossanara-Nasercano (Ah non
mi dir così)
|
Recitativo Rana (Già
propizio à miei voti)
|
Aria
Rana (Delfin che al laccio infido)
|
Aria Rossanara (Pallid’ombra del misero
amante)
|
Aria
Nasercano (Quel nocchier)
|
In
effetti, indovinare la trama dell’opera seria L’Oranzebe dal qualcosa
di frammentario, che ascoltiamo durante la prova, e il poco che accade a
teatro prima della sospensione, è impresa ardua assai!
Sinossi
dell’opera
SINFONIA
ATTO I – Preliminari della preparazione dell’opera seria L’Oranzebe
Introduzione strumentale.
Scena 1. I due autori della nuova opera L’Oranzebe,
Delirio e Sospiro, si complimentano a vicenda per la sublimità di
testi e musica [Duetto, poi Terzetto Oh che bell’opera!
Che bella musica!]; arriva però l’impresario Fallito [Con quell’estro bizzarro poetico] che poco
dopo strapazza testo e musica [Aria Signor
Delirio, tante sentenze]. I due Autori protestano, ma
l’impresario è inflessibile e annuncia tagli di arie, recitativi e minuetti.
Scena 2. I due sfortunati autori non possono far altro che disperarsi
[Duetto Ho di fuoco nel petto]
imprecando contro l’impresario, il teatro e la città.
Scena 3. Arriva ora la primadonna Stonatrilla, issata
su portantina dai suoi lacchè [Cavatina Camerieri!
Staffieri! Lacchè!] A proposito di relazioni commedia-opera si
noti come, nel L’Oranzebe, lei interpreti il personaggio della principessa
Rossanara, che entrerà in scena proprio portata su un baldacchino! Si lamenta
per l’accoglienza dimessa e per non aver potuto ancora provare gli abiti di
scena. L’impresario cerca maldestramente di scusarsi.
Scena 4. Rientra il compositore e Maestro di Cappella, Sospiro,
poi ecco Porporina, destinata ad interpretare, en-travesti,
l’Ufficiale delle armate Mogul. Nascono subito attriti fra lei e la prima donna
Stonatrilla [Aria Ragazzuccia, mettete
giudizio]. L’impresario cerca invano di sedare lo scontro. Anche
qui, nell’opera le due cantanti interpreteranno ruoli che le vedranno divise da
opposti sentimenti.
Scena 5. Altro scontro: fra Porporina e il compositore
Sospiro, suo spasimante, reo di averle composto un’aria modesta. Lui per
tranquillizzarla gliela canta e se ne va. [Aria di Porporina, cantata da
Sospiro, Cari quegli occhi amabili].
Scena 6. Arriva ora la Smorfiosa, cui Porporina
confessa di snobbare il compositore, ma di tenerlo buono per… la pensione,
quando potrebbe tornarle utile. La Smorfiosa si lamenta dei sarti che le
hanno provato l’abito di scena, gente rozza e puzzolente; propone di chiedere
che siano sostituiti da cavalieri.
Scena 7. Ecco ora presentarsi il primo musico (un
castrato, all’epoca) Ritornello [Cavatina
Benchè da te lontano]. Smorfiosa subito lo sequestra
chiedendogli aiuto e conforto per la recita imminente. Porporina coglie
al volo la situazione e si allontana, cantando un’aria alle due… tortorelle
[Aria Più non si trovano fra noi le mutrie].
Anche qui, nell’opera seria, Ritornello e Smorfiosa si caleranno nei panni di
un condottiero e della sua nobile preda di guerra…
Scena 8. Rimasti soli, Ritornello e Smorfiosa
possono liberamente abbandonarsi ai propri sentimenti e lei gli canta un’aria
piena di sdolcinato languore [Aria Mio dolce amorino].
Che anticipa ciò che accadrà nell’opera seria!
Scena 9. L’Impresario Fallito incontra ora
tale Passagallo, compositore e coreografo dei balli che accompagnano
l’opera. Costui convince il riluttante impresario a scritturare due coppie di famosi
ballerini che sono lì di passaggio [Aria Vedrete
che salti].
Scena 10. Rimasto solo, Fallito
si abbandona ora ad una lunga esternazione [Recitativo accompagnato Maledetta l’impresa] colma di pessimismo e
di amarezza per la vita stentata che conduce, piena di ostacoli e scarsa di
soddisfazioni. Arrivano Stonatrilla e il librettista Delirio che
hanno saputo dei ballerini e intendono visionarli. Poi Delirio assicura Fallito
che lo spettacolo potrebbe essere un gran successo [Aria State attento a quest’Oracolo] soprattutto
per una scena di battaglia e per merito delle qualità attoriali di Stonatrilla
(e ovviamente dei suoi testi, come l’aria di Rossanara) ma che la musica
rischia davvero di mandare tutto a meretrici!
Scena 11. Assemblea
generale per verificare costumi, spartiti e tutto quanto serve allo spettacolo.
Sorgono problemi a non finire, e tutti maledicono il teatro e quella loro vita
insopportabile! [Concertato finale Io vi
giuro mie dive adorabili. Stretta Che
veleno mi bolle nel petto!].
ATTO II – Prova al clavicembalo di alcuni numeri importanti
dell’opera seria L’Oranzebe
Scena 1. L’impresario Fallito incontra gli Autori di
testo e musica, che stanno ancora reciprocamente congratulandosi per la sublime
qualità dei rispettivi prodotti. Ma subito nascono i primi contrattempi: Ritornello
(protagonista come Nasercano nell’opera) non gradisce per nulla la sua aria
del torrente e chiede che venga rifatta. Librettista e compositore si
palleggiano la responsabilità e la precedente armonia di intenti si sbriciola
rapidamente, culminando in autentica rissa, con scambio di accuse e reciproche
denigrazioni [Terzetto Asinaccio!
Ignorantaccio!]. Fallito comincia a temere il peggio [Ora sì, siamo aggiustati].
Scena 2. Il librettista Delirio torna dall’Impresario
e miracolosamente consegna il nuovo testo dell’aria, scritto – a dir lui - a
gran velocità dopo un incontro con il protagonista Ritornello! Fallito
lo mette in guardia: che non gli venga in mente, un domani, di far l’impresario
[Aria Se di fare l’impresario]
poiché farebbe una gran brutta fine…
Scena 3. Il librettista Delirio incontra il
protagonista Ritornello, che è lì per chiedergli di cambiare la sua
aria. Scopriamo così che Delirio aveva già modificato il testo ancor
prima di incontrarlo (come aveva riferito a Fallito). Il librettista
chiede al cantante di leggere il nuovo testo (drammatico, un marinaio che sfida
Scilla e Cariddi e vi fa naufragio) e ne corregge i continui errori di lettura
[Duetto Quel cocchier]. Poi lo
invita spocchiosamente a studiarlo bene, mentre sta arrivando il compositore,
che dovrà riscriverci le note.
Scena 4. Il compositore Sospiro incontra quindi Ritornello,
che gli propone il nuovo testo di Delirio da musicare. Il compositore lo
mette in guardia da questi cambiamenti all’ultimo momento, che potrebbero
metterlo in gran difficoltà. Ma, alle insistenze del cantante, che ha già
sparsa in giro la voce del cambiamento, chiede di vedere il nuovo testo. E
magicamente scopre che vi ci si adatta a meraviglia la musica di un’aria
languida (un innamorato che invita l’amata a stendersi con lui sull’erba,
vicino ad un ruscelletto) che lui aveva composto per una recita a Milano, dove Ritornello
l’aveva cantata con gran successo. Ritornello la ricorda a memoria [Aria
Col tuo dolce amico oblio]. E
così l’affare è concluso con reciproca soddisfazione: e chi se ne frega se
testo (drammatico) e musica (sdolcinata) fanno letteralmente a pugni (il
pubblico si berrà tutto senza neanche capirlo).
Scena 5. Il compositore Sospiro incontra adesso la
sua amata Porporina, che gli chiede di sentire al cembalo la sua aria (da
cantarsi nell’opera da parte dell’Ufficiale Rana, che lei interpreta
en-travestì) appena rimaneggiata dal compositore. Sospiro ne canta [Aria
Barbara! E non rammenti] le
prime due strofe e Porporina ne rimane affascinata, ma interrompe il
canto di Sospiro senza fargli finire la ripetizione della strofa
iniziale: un’aperta critica alle convenzioni metastasiane.
Scena 6. Arrivano tutti gli altri interpreti, per la prova
d’insieme. Ne mancano due (l’Imperatore Mogol e il suo Capitano Rutleno) ma si
passa sopra al loro ritardo, data la scarsa rilevanza delle due parti. Inizia Ritornello
(=Nasercano) con il suo recitativo accompagnato [Abbastanza
finora] apprezzato nonostante il raffreddore che lo affligge.
Librettista e compositore fanno qua e là osservazioni e correzioni. Poi arriva Smorfiosa
(=Saebe) con la sua aria [No, crudel d’amor
capace] preceduta dall’ultima parte del recitativo [Va! Sul tuo capo] e accolta con entusiasmo
da compositore e da Ritornello, mentre il librettista Delirio non manca
invece di criticare la musica per le sue bizzarre trovate, al che Sospiro
si inalbera, accusando il librettista di passatismo. Arriva ora un duetto con Stonatrilla=Rossanara
e Ritornello=Nasercano [Ah non mi dir
così] che alcuni accolgono come sublime, mentre il librettista
ancora critica le note. Ora c’è il recitativo [Dove
corri, Rutleno] con Porporina (=Rana) e… tale Gastigo
(=Rutleno) che però è sempre assente, sostituito dal compositore. Che poi
decide di saltare la successiva aria di Porporina, in quanto lunga e
noiosa (e a base di… tonni e delfini); ma Delirio insiste e così Porporina,
dopo un recitativo accompagnato [Già propizio
à miei voti] canta la sua aria [Delfin
che al laccio infido] piena di virtuosismi, picchiettati e
sovracuti, accolta dai lazzi del compositore, di Ritornello e di Smorfiosa,
mentre il librettista difende altezzosamente i suoi versi. Ora tocca a Stonatrilla
(=Rossanara) che si esibisce nella sua drammatica scena, uno dei
brani-chiave dell’opera, che inizia con un lungo, cupo recitativo accompagnato [Dove son! Che m’arriva!] seguito da un’aria
invero massacrante [Pallid’ombra del
misero amante]. Il librettista si raccomanda la recitazione,
fondamentale per rendere al meglio il dramma di una donna che, dando per morto
l’amato, si vorrebbe suicidare. Il compositore pretende che le venga messa in
mano una coppa con il veleno, che qualcuno surroga con un calamaio! Alla fine
dell’aria ecco i soliti commenti simmetrici, fra chi resta rapito/disgustato dai
versi e chi dalla musica. Il coreografo Passagallo chiede di provare il
balletto, ma ancora manca la nuova aria di Ritornello (=Nasercano) di
cui si sono occupati gli Autori nelle Scene 1>4. Ritornello [Aria Quel nocchier…] ripete gli stessi errori
di lettura fatti nella Scena 3, provocando le nuove proteste di Delirio,
che interrompe bruscamente il canto, oltretutto lamentando che la musica
(quella languida, con oboe e sordini, affibbiata al testo drammatico dal
compositore nella Scena 4) faccia a pugni con i suoi versi. Ritornello riprende
l’aria [Ei ben scorge il rio periglio]
ma non fa che suscitare altre ire del librettista, che incolpa il compositore
di aver rivestito il suo testo con musica totalmente inadatta! Porporina
sta con il compositore, Stonatrilla con il versificatore, l’Impresario
per calmare le acque fa provare il balletto di Passagallo.
Con
una breve introduzione strumentale inizia ora [Conoscete
eh Porporina?] il concertato finale dell’Atto secondo. Una Ballerina
viene presa di mira dai salaci commenti di tutta la compagnia di canto, che
irride la danzatrice, brava a costruirsi la fama con le… gambe! Tutto il corpo
di ballo, con Passagallo in testa, si ribella alle insinuazioni e ne
nasce un progressivo crescendo di offese e contro-offese, che sfocia in un autentico
parapiglia, interrotto da un poderoso colpo di tamburo! Che annuncia l'arrivo delle guardie (fatte
chiamare da Fallito) per sedare il tumulto, che si spegne lentamente
fino alla profetica esternazione finale del coreografo: sarà il suo ballo a salvare
l’opera dalla bancarotta!
ATTO III – Rappresentazione dell’opera L’Oranzebe e sua infausta conclusione
SINFONIA
Marcia trionfale.
Scena 1. Il Generalissimo Nasercano (=Ritornello)
capo dell’Armata Mogol, rientra trionfalmente nella capitale dell’Indostan,
Agra, dopo aver sconfitto i nemici dell’Impero [Recitativo accompagnato Valorosi guerrieri e Aria di bravura Se con voi do in braccio al vento]. Con lui
la regina indiana Saebe (=Smorfiosa) in catene, che si lamenta del
trattamento subito [Recitativo accompagnato Signor,
soffersi assai]. Nasercano mostra comprensione [Non io, bella regina] e Saebe gli
riconosce dignità [Di te non so dolermi]
e confessa di amarlo [Aria Saprei costante, e
ardita]. Nasercano [Quel
tuo timor fa torto] si dice certo che l’Imperatore saprà
riservarle addirittura il ruolo di Regina.
Scena 2. Rana (=Porporina) Ufficiale delle armate
Mogol, accoglie Nasercano come eroe nazionale e gli annuncia [Recitativo
accompagnato Presenta a Nasercano]
la visita di Rossanara (=Stonatrilla) la sorella dell’Imperatore.
Scena 3. In
Recitativo accompagnato Rossanara a sua volta si profonde in lodi per
l’eroe nazionale [Duce, tornasti alfin]
lasciando trasparire il suo amore per lui. Nasercano [Principessa gentil] la ringrazia per la sua stima
e le presenta Saebe, affidandola alla sua benevolenza. Rossanara,
turbata alla vista della regina indiana prigioniera, comincia a sospettare che
lei sia innamorata di Nasercano [Aria di bravura No, se a te non toglie il fato].
Scena 4. Saebe scopre la gelosia di Rossanara
[Recitativo accompagnato Rossanara è gelosa]
e questo è per lei buon segno. Ma anche Rana, che evidentemente cova
mire sulla sorella dell’Imperatore, comincia a sperare. Nasercano si preoccupa
allora di tranquillizzare Rossanara.
XXX
È precisamente a questo punto che il pubblico inferocito
interrompe la recita:
tutti i protagonisti scappano dietro le quinte e il sipario viene abbassato. Si presenta
allora Passagallo [recitativo Riveriti
signori] che propone al pubblico un… passaballo,
promettendo mirabilie [Aria I miei balli son
tanti miracoli] come un qualunque navigato piazzista.
Musica del Ballo.
Scena ultima. Nei camerini e corridoi del teatro si
discute del mortificante flop. Le tre cantanti sono raggiunte dalle
rispettive madri (anche queste dai nomi allusivi: Caverna, Befana
e Bragherona). Ritornello e Passagallo discutono della
qualità di testo e musica: il primo li difende, aggiungendo che di norma il
pubblico viene a teatro per chiacchierare, giocare e cenare, senza curarsi
troppo dello spettacolo… Il secondo riporta alcune reazioni del pubblico: il
soggetto è puerile, innaturale, i personaggi senza carattere, i contenuti
bambineschi; e quanto alla musica: il compositore si limita a scopiazzare da
altri, senza ispirazione e arte, è un ciabattino, non un maestro. Ritornello
ribatte che le stesse critiche si potrebbero fare a tutti gli autori e
compositori di questo mondo. Il librettista Delirio non si scoraggia per
l’insuccesso: la strada per il Parnaso è faticosa, e anche illustri letterati
vi han fatto naufragio. Ora
inizia una sezione con accompagnamento, protagoniste le mamme [Bragherona: Ohè dico, Caverna, ascoltate!] durante la
quale le tre megere si scontrano, ciascuna denigrando le figlie delle altre
due, con ampie citazioni di manchevolezze, incapacità e fiaschi collezionati in
ogni teatro. Vengono rinchiuse nei camerini, mentre gli altri si chiedono che
fare, e come minimo di avere il compenso. Ma si scopre che Fallito è
fuggito col malloppo! Generale sconcerto (mamme comprese, tornate in scena) e
maledizione contro gli impresari. Poi
il finale, a strumentazione piena [tutti: Noi
giuriamo per que’ numi] è una sequela di propositi apparentemente
disfattisti e minacce di sabotaggi espressi in sequenza da: Sospiro, Porporina,
Delirio, Stornatrilla, Passagallo, Smorfiosa, Ritornello e, a nome delle
mamme, da Bragherona (in Appendice le rispettive
esternazioni).
Ma
in effetti è chiaro che nessuno ha intenzione di lasciare quel mondo che pure
dice di disprezzare!
Appendice: Principali
numeri musicali dell’opera.
Segue
una lista di numeri musicali, che include quindi i recitativi accompagnati,
escludendo invece i recitativi secchi:
A-S
|
Interprete
|
Numero
musicale
|
I-1
|
Delirio-Sospiro-Fallito
Fallito
|
Terzetto
Oh che bell’opera! Che bella musica! [D-S]
Con quell’estro bizzarro poetico {F} Aria
Signor Delirio, tante sentenze
|
I-2
|
Delirio-Sospiro
|
Duetto
Ho di fuoco nel petto
|
I-3
|
Stonatrilla
|
Cavatina
Camerieri! Staffieri! Lacchè!
|
I-4
|
Stonatrilla
|
Aria
Ragazzuccia, mettete giudizio
|
I-5
|
Sospiro
(per Porporina)
|
Aria
Cari quegli occhi amabili
|
I-7
|
Ritornello
Porporina
|
Cavatina
Benchè da te lontano
Aria
Più non si trovano fra noi le mutrie
|
I-8
|
Smorfiosa
|
Aria
Mio dolce amorino
|
I-9
|
Passagallo
|
Aria
Vedrete che salti
|
I-10
|
Fallito
Delirio
|
Recitativo
accompagnato Maledetta l’impresa
Aria
State attento a quest’Oracolo
|
I-11
|
Tutti
|
Concertato
Io vi giuro mie dive adorabili
Stretta
Che veleno mi bolle nel petto!
|
II-1
|
Delirio-Sospiro-Fallito Fallito
|
Terzetto
Asinaccio! Ignorantaccio! Ora sì, siamo aggiustati
|
II-2
|
Fallito
|
Aria
Se di fare l’impresario
|
II-3
|
Ritornello-Delirio
|
Duetto
Quel cocchier
|
II-4
|
Ritornello
|
Aria
Col tuo dolce amico oblio
|
II-5
|
Sospiro
(per Porporina)
|
Aria
Barbara! E non rammenti
|
II-6
|
Ritornello
Smorfiosa
Stonatrilla-Ritornello
Porporina-Sospiro
Porporina
Stonatrilla
Ritornello
Tutti
|
Recitativo
accompagnato Abbastanza finora
Va! Sul tuo
capo
Aria No, crudel d’amor capace
Duetto
Ah non mi dir così
Recitativo
accompagnato
Dove corri, Rutleno
Già
propizio à miei voti
Aria Delfin che al laccio infido
Recitativo
accompagnato
Dove son! Che m’arriva! Aria
Pallid’ombra del misero amante
Aria
Quel nocchier / Ei ben scorge il rio periglio
Concertato Conoscete eh Porporina?
|
III-1
|
Nascareno
(Ritornello)
Saebe
(Smorfiosa)
Nascareno
(Ritornello)
Saebe
(Smorfiosa)
|
Recitativo
accompagnato
Valorosi guerrieri
Aria Se con voi do in braccio al vento
Recitativo
accompagnato
Signor, soffersi assai
Non
io bella regina
Di te non so dolermi
Aria Saprei costante, e ardita
|
III-2
|
Rana
(Porporina)
|
Recitativo
accompagnato
Presenta a Nasercano
|
III-3
|
Rossanara
(Stonatrilla)
Nascareno
(Ritornello)
Rossanara
(Stonatrilla)
|
Recitativo
accompagnato Duce, tornasti alfin
Principessa
gentil
Aria No, se a te non toglie il fato
|
III-4
|
Saebe
(Smorfiosa)
*** interruzione ***
Passagallo
|
Recitativo
accompagnato Rossanara è gelosa
*** interruzione ***
Recitativo
accompagnato
Riveriti signori
Aria I miei balli son tanti miracoli
|
III-5
|
Tutti Tutti
Sospiro
Porporina
Delirio
Stonatrilla
Passagallo
Smorfiosa
Ritornello
Bragherona Tutti
|
Accompagnato Ohè dico, Caverna, ascoltate! Noi giuriamo per que’ numi
Io se ancora mill’anni ho da vivere
Io per me non vuo’ darmi altro incomodo
Nello stile d’enimma o d’Oracolo
In que’ giorni che piena passabile
Io per quanto si spenda in vestiario
Mille smorfie io farò, mille squasimi
Quanto a me spargerò nemicizie
Di mammaccia seguendo la regola Noi giuriamo per que’ numi
|
La
citata registrazione di Jacobs fruibile in rete contiene (nel tracciato
temporale del video e nel sottostante commento) i dettagli a singoli numeri musicali
o scene (inclusi quindi anche recitativi secchi) che sono di grande ausilio
(insieme al testo del libretto) per seguire al meglio l’esecuzione. [Avvertenza:
Jacobs sposta a prima del concertato finale dell’Atto II l’aria di Passagallo I
miei balli son tanti miracoli, collocata nell’originale dopo l’interruzione
dell’opera seria nell’Atto III].
Inoltre,
chi volesse anche esplorare la partitura manoscritta, può visualizzarla (non
scaricarla, ahinoi, salvo farne esplicita richiesta via e-mail) a questi link:
Atto
I, Atto
II, Atto
III.