ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

18 gennaio, 2010

Bruckner con la Filarmonica della Scala

Christoph Eschenbach ha guidato i filarmonici scaligeri nella grandiosa Settima Sinfonia di Anton Bruckner. Che un disgraziato quanto comico refuso sul frontespizio del programma di sala (roba da mandare in vacca il prezioso e fulminante pezzo di Quirino Principe) ci informa aver campato la bellezza di 172 anni (1824-1996)!

Orchestra disposta modernamente, ad eccezione dell'inversione viole-celli. Un corno ed una tromba di rinforzo, rispetto all'organico canonico.

Eschenbach attacca l'Allegro moderato come fosse un Adagio! Va bene che sono discutibili e controverse, ma sulla partitura bruckneriana ci sono meticolose indicazioni metronomiche: per l'incipit del primo movimento sono 58 minime; ecco, il Maestro deve aver interpretato la nota piena, invece che vuota… Più di 25 minuti di durata sono una cosa davvero al limite dell'umana sopportazione!

Meno male che poi le cose rientrano nella normalità e così questa sinfonia piena di sesso (ohibò, lo scrive il professor Quirino!) non dura più di 80 minuti. Da corni e trombette si potrebbe pretendere di più, mentre le tubette wagneriane, i tromboni e le tube (basso e contrabbasso che si alternano nei 4 movimenti) sono da elogiare, in uno con il resto della compagine. Alla fine applausi fragorosi per il Maestro e per tutti i professori, compreso l'addetto ai piatti.

E al proposito: una bizzarra curiosità di questa sterminata quanto famosa partitura riguarda proprio la presenza dei piatti. Nell'autografo di Bruckner non ce n'era traccia alcuna. Ma suoi sedicenti apostoli-ammiratori (Nikisch, Löwe e i fratelli Schalk) vi aggiunsero - pare contro la stessa volontà dell'Autore, interpellato in proposito – un colpo, uno solo, verso la fine dell'Adagio, proprio nel suo punto culminante:









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E praticamente tutti i Direttori – Eschenbach non ha certo fatto eccezione - adottano questa soluzione, tanto apocrifa quanto plateale e di sicurissimo effetto. La conseguenza pratica di tutto ciò è che un esecutore se ne deve stare per quasi tre quarti d'ora - disoccupato - a sonnecchiare, prima di alzarsi in piedi per sferrare il suo unico colpo; e poi tornare a sedersi e sonnecchiare per i restanti venti minuti della sinfonia. Domanda maliziosa (smile!): ma al FUS cosa dicono, di simili sprechi di risorse?

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Questo dei piatti è anche uno dei miei ricordi preferiti! All'epoca ero alle mie prime frequentazioni dei concerti, tante cose non le conoscevo ancora. Non so se ricordi un film russo degli anni '70, "C'era una volta un merlo canterino" di Otar Ioseliani: il musicista che arriva in orchestra all'ultimo momento - ma in tempo, di soppiatto, per suonare la sua breve parte, e intanto va e viene si fa la sua vita fuori dal teatro.
Con Bruckner non si può fare, però...

Tornerei volentieri ad ascoltare Bruckner. Le sue orchestre, viste dal loggione, sono una macchina meravigliosa: il motore perfetto. (Ricordo un'Ottava diretta da Solti...)

daland ha detto...

@Giuliano
A dir la verità nella Settima sono in due ad essere di impiego, diciamo… precario. Anche il triangolo interviene solo in quel punto (ma almeno quello pare fosse prescritto dall’Autore!)
Bruckner era un tipo strano: nessuno fuori di lui ha in catalogo una Sinfonia n°0 !
Tanti anni fa ascoltai una bella Settima da Abbado al Conservatorio, e poi la sterminata Ottava alla Scala in una delle ultimissime apparizioni del venerabile Karl Böhm, appollaiato su un seggiolone!