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19 agosto, 2025

ROF-2025 live. Italiana.

La mia seconda tappa al ROF-46 (nella gloriosa bomboniera del Teatro Rossini, ieri piacevolmente affollata) è dedicata all’opera che fece scoprire il Gioachino al mondo intero: L’italiana in Algeri, alla sesta riproposta nel cartellone del ROF.

Lo spettacolo inizia verso le 19:45 sul sagrato del teatro dove la folla degli spettatori accoglie con stupore e incredulità l’arrivo, in una nuvola di fumo, di un leggendario VW Caravelle del 1950 dal quale scendono le quattro Drag Queens di professione (Calypso Fox, Ivana Vamp, Elecktra Bionic, Maruska Starr) subito placcate dai gendarmi del buzzurro Mustafà, che le trascinano nel serraglio sul palcoscenico, dove animeranno l’intero spettacolo. Sul mitico Bulli se ne andranno via gli italiani alla fine della serata.

Poi, sulla scena si presenterà anche una quinta Drag, che chiamerò con il nome d’arte di Baryela Dançelona che sarà l’incontrastata protagonista della serata.

Il cui nuovo allestimento è affidato a Rosetta Cucchi, alla terza esperienza al ROF, dopo Adina e Otello (con esiti contrastanti). Qui lei scatena la sua proverbiale vena femminista estendendo il range anche a tutto il variegato mondo LGBTQ+, scelta tanto di grande attualità, quanto assai poco attinente al soggetto di Angelo Anelli, tutto concentrato, appunto, sulle problematiche strettamente femministe. A meno di non considerare LGBTQ+ i (labili) riferimenti del testo alla categoria eunuchi, oggi (per fortuna?) merce assai rara e quindi priva di palcoscenici per rivendicazioni socio-politico-economiche.

Tuttavia, L’Italiana è opera talmente fuori dagli schemi da sopportare (ed anzi valorizzandosi da) interpretazioni ardite, sia pur incoerenti, come questa della Cucchi: insomma, è difficile dissacrare un soggetto così distante da ogni sacralità… e così quello che ne esce, per merito della Rosetta e del suo team (scene di Tiziano Santi, fantastici costumi di Claudia Pernigotti, luci di Daniele Naldi e video di Nicolas Boni) è uno spettacolo strepitoso e coinvolgente, pieno di trovate intriganti, coloratissimo e che non lascia un minuto di respiro allo spettatore.   

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Dmitry Korchak (mi) ha confermato la buona impressione suscitata dopo l’ascolto per radio della prima con un approccio, appunto, rossiniano, tutto verve, brillantezza e leggerezza, coniugate, come forse sa fare solo chi è stato (ed è tuttora) sull’altro lato della barricata, con grande attenzione al supporto e alla valorizzazione delle voci. Applauditissima poi esecuzione della Sinfonia, ed eccellente la prestazione dell’Orchestra del Comunale bolognese (tornata in una normale buca, dopo l’esperienza in una specie di scaffale open-air – immagino assai dura - della Zelmira) e agguerrito anche il Coro del Ventidio Basso diretto da Pasquale Veleno (anch’esso piuttosto strapazzato dalla regìa di Bieito della stessa Zelmira).

Della decana Daniela si conosceva tutto e qui, calata nel bizzarro ruolo di Drag-en-travesti ha potuto finalmente anche divertirsi, mostrando insospettate doti di grande attrice da cabaret (o da avanspettacolo di alto livello). Il mestiere le permette di superare ogni difficoltà (da incorniciare per profondità il Pensa alla Patria) e così lei può davvero festeggiare i 30 anni di ROF che si porta sulle spalle con un trionfo che ha già il sapore di un dovuto riconoscimento alla carriera.

Vittoriana De Amicis, nei panni della povera Elvira, moglie ormai sull’orlo dello sfratto impostole dal marito, ha pienamente convinto sul piano musicale: la sua voce acuta e penetrante le ha permesso di svettare su tutti anche nei concertati più… rumorosi (Nella testa ho un campanello…) ed è meritatissimo il calore con cui il pubblico l’ha accolta.

Giorgi Manoshvili (Mustafà) ha un vocione che perfettamente si addice al tragicomico personaggio, cosa che emerge fin dall’iniziale Delle donne l’arroganza. Ed anche la presenza scenica è di gran disinvoltura ed efficacia.

Presenza che forse manca un poco al Lindoro di Josh Lovell, che però si fa ampiamente perdonare nel canto, con la sua bella voce chiara e squillante fin dall’iniziale, celebre cavatina in MIb Languir per una bella, poi accompagnata dal corno (Contenta quest’alma) dove il tenorino tocca con disinvoltura il DO sovracuto. E così continuerà per il resto della recita.

Misha Kiria, esordiente a Pesaro, devo dire che (mi) ha piacevolmente impressionato, per la bella voce baritonale chiara e tornita e l’espressività mostrata nel caratterizzare il tronfio Taddeo, anche lui gabbato da Isabella come il Bey. Lo vedevo per la prima volta e mi ha ricordato, in voce e presenza scenica, un certo Ambrogio Maestri… speriamo che ne segua le orme!

Gli altri due protagonisti, la brava Andrea Niño come Zulma e Gurgen Baveyan nei panni del finto feroce Haly, hanno degnamente completato il cast.

Alla fine, il pubblico ha accomunato l’intera compagnia in un cumulativo trionfo. 


17 agosto, 2025

ROF-2025 live. Zelmira.

Eccomi quindi a commentare la mia prima di questo ROF-46, Zelmira. Purtroppo con una nota assai poco positiva: l’Auditorium Scavolini era occupato sì e no al 50-60% della sua capienza nominale! Brutto segno davvero…

L’allestimento di Calixto Bieito con i collaboratori Barbora Horàkovà (scene) Ingo Krügler (costumi) e Michael Bauer (luci) è davvero insolito e presenta qualche vantaggio e molti lati negativi, proprio rispetto alla fruizione musicale: cantanti che, ovunque siano rivolti, danno le spalle a metà del pubblico, protagonisti e cori che girovagano per tutto l’Auditorium, salendo e scendendo le scale delle gradinate e i praticabili della pedana (buche riempite di terra o acqua…) Insomma, una kermesse più che uno spettacolo. Con notevoli dosi di Kitsch e vaghi riferimenti a problematiche LGBTQ+ (Antenore&Leucippo!) Diciamo, una roba proprio da luogo di Festival, inimmaginabile in un teatro tradizionale. Comunque le contestazioni alla prima non si sono ripetute, anche perché mancava la… materia prima contestabile.  

Giacomo Sagripanti a sua volta è alle prese – date le circostanze - con problemi non banali di accompagnamento delle voci, che si trovano sempre in punti diversi del catino del palazzetto: non di rado il suono dell’orchestra finisce per coprirle, almeno a quella parte pubblico cui il cantante volge le terga… A parte ciò, direi che sia stata una direzione all’altezza del valore della partitura.

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Dopo l’esordio del solido coro del Ventidio Basso (guidato da Pasquale Veleno) che annuncia la morte di Azor, arriva Gianluca Margheri (Leucippo, esecutore materiale dell’omicidio) e ipocritamente esterna il suo stupore. Lo segue Enea Scala (Antenore, il mandante dell’omicidio) ancor più ipocrita nella sua cavatina Odo le tue querele, dove non deve salire oltre il SI naturale, che promette vendetta contro… se stesso (aria Sorte, secondami) dove non deve salire oltre la dominante LA. Ma la voce non è delle più pulite, per vibrato e stabilità di intonazione, il che gli garantisce applausi di circostanza

Dopo che i due pipistrelli si sono reciprocamente complimentati del golpe perfettamente riuscito, e dell’incolpamento della morte del padre Polidoro della Regina, incontriamo appunto la povera Anastasia Bartoli (Zelmira) che subito deve difendersi dalle accuse di parricidio mossegli dalla nutrice Marina Viotti (Emma). Le due si rincorrono forsennatamente attorno alla pedana, contemporaneamente cantando le loro ragioni…

Eccoci quindi alla scena nella cripta, dove incontriamo Marko Mimica (Polidoro) che si presenta con la cavatina Ah! già trascorse il dì, mostrando voce profonda e ben impostata. Arrivate Zelmira ed Emma, ecco il terzetto (Soave conforto / Le braccia mi stendi / Da gioia e stupore / O grato Momento) che poi sfocia nel finale (Se trova in te scampo) lungamente applaudito.

Ecco ora arrivare, introdotto dal coro, Lawrence Brownlee (Ilo, marito di Zelmira) che esordisce con la cavatina (Terra amica) dove deve salire una prima volta al RE sovracuto, dominante del SOL di impianto (…era il dolce mio pensier…) Ecco poi la celebre, impervia cabaletta in DO maggiore (Cara, deh, attendimi) dove ci sono ben tre RE sovracuti (sopratonica del DO) sui versi nel tuo bel seno (due volte) e poi sul verso da te lontano (questo però Brownlee lo abbassa al SI…) Poi i DO sovracuti conclusivi. La voce passa bene a dispetto delle pose che il cantante, che pare un soldato disertore e distrutto e non un eroe di guerra, è costretto ad assumere. Lunghi applausi per lui alla fine del massacrante impegno.

Si presenta qui il bravo tenorino Paolo Nevi (Eacide) chissà perché dotato di bianche, angeliche ali, che fa buona mostra di sé, glorificando il capo Ilo (Godi, o signor).

Ora abbiamo il drammatico incontro fra l’entusiasta Ilo e la preoccupata Zelmira, caratterizzato dal duetto (Ah! se caro a te son io / Quanto costa al labbro mio) in SOL maggiore, dove il tenore ancora deve salire al RE e al DO sovracuto (…della mia felicità).  

La situazione precipita: Leucippo ha sparso la voce calunniosa contro Zelmira, che ora è in pericolo mortale: riprende così il duetto in MIb maggiore (Che mai pensar? che dir? / Come parlar? che dir?) chiuso fra gli applausi con l’intervento di Emma (Sorte spietata) e delle donzelle di Zelmira.

Segue la scena di Antenore e Leucippo che pianificano di far secchi anche Zelmira, Ilo e il loro figlioletto. Arriva Ilo, sempre più dimesso e disperato nell’aver conferma dalle calunnie dei due della colpevolezza e del tradimento della moglie, accuse cui rincara la dose Antenore (Mentre qual fiera ingorda) che dipinge Zelmira come una pericolosa strega. Qui Scala deve toccare, per un paio di volte, e con un certo sforzo, il SI naturale.

I Sacerdoti certificano il diritto al trono di Antenore, che esulta con una cabaletta (Ah! dopo tanti palpiti) in LA maggiore, dove ghermisce, sempre a fatica, il DO# sovracuto. Ma gli applausi del pubblico non mancano certo.

Zelmira affida ad Emma il figlioletto cui dà un mesto addio in FA minore (Perché mi guardi e piangi) accompagnata da arpa e corno inglese. Che poi fanno da sottofondo al delicato duetto fra le due (Ah! chi pietà non sente). Convinti applausi del pubblico a interpreti vocali e… strumentali!

Ora Antenore viene incoronato - Si fausto momento nei  cori, in un tronfio RE maggiore - Re di Lesbo, e non manca il suo discorso di insediamento (Sì, figli miei, di Lesbo) cui segue l’incoronazione (Qual fronte illustre) da parte di Shi Zong (Gran Sacerdote) abbigliato in… mutande (!?) per cantare i suoi tre versi, a cui tiene enfatico e retorico bordone (Regga lo scettro aurato) Leucippo.

Si arriva alla scena madre del tentativo di Leucippo di far secco Ilo, con l’intervento di Zelmira che gli strappa il coltello, ma che Leucippo prontamente fa passare agli occhi di Ilo come la moglie decisa ad ammazzarlo. Bieito risolve il tutto in modo incomprensibile, con Zelmira che imbraccia il coltello prima ancora di Leucippo. Poi Brownlee deve ancora esibirsi in un DO# sovracuto nel suo intervento Numi, qual nero… Poi il terzetto si conclude in un tutti-contro-tutti.

E siamo finalmente alla conclusione del lunghissimo primo atto. L’orchestra ribolle in forsennate note ribattute, poi tutto si calma e inizia il finale concertato (La sorpresa... lo stupore). Antenore (Alla strage ognor ti guida) pronuncia accusa e sentenza (per gli omicidi di Azor e Polidoro) contro Zelmira, trascinata via in catene, in un’atmosfera di giubilo e insieme di tragedia, ma tutto in RE maggiore. Scroscianti applausi per tutti.

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Il secondo atto si apre con il conciliabolo fra Enea Scala (Agenore) e Gianluca Margheri (Leucippo) che informa il suo mandante del contenuto di un messaggio di Zelmira inviato dal carcere al marito, dal quale si evince che Re Polidoro è tuttora in vita: i due decidono che liberare Zelmira e seguirne i passi servirà a chiarire l’arcano e a mettere le mani anche sul vecchio Re.

Dopo un delicato coretto di donzelle (Se alcuno scopreci) torna ora in scena Marina Viotti (aka Emma) per sciorinarci – con arpa e corno a supporto - l’aria Ciel pietoso, ciel clemente, che Rossini scrisse per la prima viennese a beneficio di tale Fanny Eckerlin, contralto in auge nella capitale austriaca. Emma consegna il figlioletto di Zelmira a fide ancelle perché lo proteggano dai propositi omicidi del duo mafioso Antenore-Leucippo. Poi, rassicurata dalle ancelle (Non temer…) chiude la scena, accompagnata dal coro, con la cabaletta Ah se è ver, di quel ch'io sento. Qui la Viotti si merita un lungo applauso per l’impeccabile resa di questo cammeo davvero prezioso.

Passiamo ora all’incontro fra Lawrence Brownlee (Ilo) e Marko Mimica (Re Polidoro): il primo, disperato credendo Zelmira fedifraga, e il secondo che lo convince del contrario. Ilo manifesta la sua esultanza alla notizia ingaggiando con il suocero il duetto in MI maggiore In estasi di gioia / Di tante pene e tante, dove Ilo tocca diversi SI e anche un DO# sovracuto. Meritati gli applausi per i due.

Ilo si lancia fuori per liberare Zelmira, che, nella scena con Emma, si domanda la ragione della sua liberazione. Antenore e Leucippo la scoprono e le strappano il segreto del luogo dove Polidoro è nascosto. Il Re vien quindi catturato e ne nasce un quintetto (Emma, Zelmira, Leucippo, Antenore, Polidoro) con lo sfogo di Antenore Nei lacci miei cadesti (con DO sovracuto) e l’implorazione di Zelmira (Me sola uccidi...) chiuso da Ah! m'illuse un sol momento. Ottima la resa di tutti, accolti dall’applauso del pubblico.

Arrivano i guerrieri invasori con le ceneri di Azor e Antenore/Leucippo subito incolpano Zelmira del misfatto (Ecco la perfida!) Polidoro la difende e così entrambi vengono riportati in carcere, ma certi che giustizia trionferà (De' nostri torti il vindice) cui si contrappone (Ma de’ celesti il fulmine) la coppia Antenore/Leucippo. Emma, Polidoro e donzelle chiosano con O desolata patria. Il grande concertato si chiude fra scroscianti applausi.hh

Ritorna Ilo, che viene avvertito da Emma dell’imprigionamento di moglie e suocero. Si arriva quindi alla scena del carcere, qui proposta nella versione originale (non in quella parigina del 1826, versione Giuditta Pasta…) Zelmira risveglia Polidoro e rimpiange il mancato intervento di Ilo, mentre Antenore e Leucippo si apprestano ormai a giustiziarli. Tutto sembra perduto quando si odono strepiti di guerra: sono i patrioti di Lesbo, guidati da Ilo, che sono insorti contro invasori e usurpatori. Antenore cerca ancora di uccidere Polidoro, ma è Zelmira (Non ti appressar!) ad impedirglielo, estraendo un pugnale. Ilo fa irruzione, spiegando come il popolo abbia sopraffatto le schiere nemiche. Ad Antenore e Leucippo non resta che imprecare contro il destino cinico e baro, mentre Anastasia Bartoli (Zelmira) si abbandona ora, intonando la sua grande aria Riedi al soglio, al giubilo per lo scampato pericolo. Siamo alla stretta finale, con il rondò Deh circondatemi, miei cari oggetti! con il quale Zelmira e tutti esultano per il lieto fine.

E il lieto fine si trasforma in un gran trionfo per tutti, singoli e masse, con ripetuta passerella intorno alla buca dell’orchestra. Trionfo supplementare per la Bartoli, al suo compleanno n°… (non si dice l’età delle signore, al massimo che è ancora negli …enta).

Peccato proprio per la scarsa affluenza: lo spettacolo tutto sommato meritava di più.


11 agosto, 2025

ROF-2025 alla radio (1-3).

Zelmira ha aperto ieri sera a Pesaro (Auditorium Scavolini) il 46° Rossini Opera FestivalCome ormai accade da tempo immemorabile, Radio3 ha trasmesso in diretta l’evento (e trasmetterà domani e dopo - ore 20 - anche le due altre prime serate del cartellone principale). Anche Oreste Bossini ha ormai assunto in pianta stabile la responsabilità (che per lunghi anni fu di Giovanni Vitali) della presentazione e dei commenti allo spettacolo.

Lasciando ovviamente il giudizio sull’allestimento di Bieito (per il quale rimando ad un successivo scritto, dopo visione in-corpore-vili) comincio con il segnalare che, contrariamente alle (mie…) previsioni, ma anche alla prassi seguita fin qui nelle due precedenti proposte (1995 e 2009) la versione presentata è quella che si può identificare come Vienna-1822, e non quella di Parigi-1826. Il che significa, in sostanza, che nel finale mancano l’aria di Zelmira (Da te spero, oh Ciel clemente) e la successiva scena mutuata da Ermione, cabaletta (Dei, vindici ognor voi siete) compresa. Ma ciò è evidentemente contemplato, come possibile scelta, dall’Edizione critica della Fondazione Rossini, ragion per cui il ROF può aver deciso di presentarla come primizia di questa edizione del Festival.

La direzione di Giacomo Sagripanti (Barbiere 2014, Ricciardo£Zoraide e PMS 2018, Moise 2021) alla testa dell’Orchestra del Comunale di Bologna mi è parsa assai curata e convincente, almeno nelle scelte agogiche, con tempi quasi mai troppo sostenuti (sulle dinamiche la diffusione tecnologica lascia spesso false impressioni). Bene anche il Coro del teatro Ventidio Basso guidato da Pasquale Veleno (esordiente al ROF).

Quanto alle voci, lodevole la prestazione della protagonista Zelmira, Anastasia Bartoli, che ha confermato le sue doti già messe in luce qui in Eduardo&Cristina 2023 e in Ermione 2024. Da ricordare il duetto con Emma (e con arpa e corno inglese…) e il finale Riedi al soglio, con belle colorature.

Esordiente in assoluto al ROF, Marina Viotti è la fedelissima di Zelmira, Emma, ben distintasi nel citato duetto con Zelmira, nel terzetto con la stessa e Polidoro, e soprattutto nell’aria viennese dell’inizio del second’atto (Ciel pietoso) e nella successiva cabaletta col coro (Ah se è ver).  

Veniamo ai due tenori. Il marito di Zelmira (Ilo) è Lawrence Brownlee (Cenerentola 2010) che nella sua aria di esordio (Terra amica) e successiva cabaletta (Cara, deh attendimi) che è anche la più impegnativa, ha superato discretamente i due primi RE sovracuti e poi (La bianca mano) ha abbassato il terzo ad un meno rischioso SI, chiudendo poi con i DO ghermiti a fatica. Più sicuro nel centro della tessitura.

L’usurpatore Antenore è interpretato da Enea Scala (Sigismondo 2010, Mosè 2011, Occasione 2013, Otello 2022, Eduardo 2023, Ermione 2024); nelle citate precedenti presenze al ROF non mi aveva mai completamente convinto, e devo dire che anche ieri non mi ha…. convinto del contrario, ecco. Vibrato piuttosto sgradevole, acuti spesso ingolati ed anche intonazione non pulitissima.

Al vecchio Re Polidoro presta la voce Marko Mimica (Gazza 2015, Donna 2016) che tende spesso a forzare eccessivamente l’emissione, ma in complesso se l’è cavata dignitosamente, dando il suo efficace contributo anche ai numeri d’insieme (terzetto e quintetto).

Il consigliere/stratega/sicario di Antenore, Leucippo è Gianluca Margheri (Pietra 2017, Bruschino 2021) che per me ha meritato di più del suo… datore di lavoro: voce solida, buona intonazione e portamento.

Gli esordienti nel cartellone principale sono Paolo Nevi (Eacide) e il Gran Sacerdote Shi Zong. In particolare, note positive per il primo.

Per ora è tutto, aspettiamo il dittico di questa sera per… estendere questi commenti.

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Il glorioso (e rimesso in ordine) Teatro Rossini ha ospitato ieri la prima del dittico Soirées musicales – La cambiale di matrimonio: un autentico coda-testa rossiniano, trattandosi di una delle composizioni post-operistiche e della prima (compiuta) composizione operistica del Gioachino.    

Le dodici canzoni che compongono la raccolta delle Soirées (anni 1830-35) costituiscono una primizia del ROF-2025, in quanto viene rappresentata la nuova versione - che sostituisce l’originale accompagnamento del solo pianoforte con quello di un ensemble strumentale cameristico - approntata da Fabio Maestri e presentata per la prima volta in uno dei concerti del cartellone collaterale del ROF-2019.   

Canzoni interpretate da quattro voci (soprano, mezzo, tenore e baritono) che fanno anche parte dei cast dell’Italiana in Algeri (Vittoriana De Amicis, Andrea Niño e Gurgen Baveyan) e di Zelmira, in cui compare Paolo Nevi.

La distribuzione delle voci ha una base paritetica fra soprano e tenore (6 canzoni a testa, di cui una in duetto) più due canzoni per il mezzosoprano (entrambe in coppia con il soprano) e una per il baritono, in coppia con il tenore.

L’orchestrazione di Maestri non è per nulla invasiva e – grazie a Christopher Franklin, esordiente nel cartellone principale, ma da tempo di casa al ROF - conserva quindi tutta la leggerezza e la discrezione che caratterizzano questi gustosi cammei che ci fanno scoprire quel Rossini miniaturista che continuerà su questa strada ancora per molto tempo, con i Peché de vieillesse.

Assai apprezzabile la prestazione dei quattro interpreti, che il pubblico ha accolto con molto favore.

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La cambiale di matrimonio viene riproposta nell’allestimento di fortuna del 2020, realizzato in piena emergenza Covid, con la platea allora interamente occupata dall’orchestra e i palchi pure razionati. Oggi si torna alla normalità, il che sono certo permetta di apprezzare meglio lo spettacolo di Laurence Dale. Qui la registrazione di Radio3.

Sotto la guida di Franklin l’agguerrita Filarmonica Gioachino Rossini ha brillantemente accompagnato la voce del decano del ROF Pietro Spagnoli (Bianca&Falliero 1989, Otello 1991, Messa 1992, Matilde 1996, Bruschino 1997, Adina 1999, Gazzetta 2001, Pietra 2002, Turco 2016, Barbiere 2018, Bruschino 2021) che non smette di stupire, questa volta nei panni del protagonista, commerciante in… figlie, Tobia Mill.

La merce in vendita figlia di Mill, Fannì, è la bravissima Paola Leoci (Adelaide 2023) che ha messo la giusta verve a servizio di questa ragazza ribelle alle regole patriarcali imposte dal padre-padrone.

Il suo spasimante Edoardo è Jack Swanson (Bruschino 2021, Barbiere e Reims 2024) che mi pare migliorare di stagione in stagione, mettendo a profitto la sua voce sottile e squillante.

Il bizzarro ma progressista acquirente di anime gemelle (Slook) è Mattia Olivieri, un debuttante al ROF che però ha esperienza da vendere e lo dimostra con una prestazione davvero autorevole.

I comprimari sono altri due debuttanti: il Norton di Ramiro Marturana e la Clarina di Inés Lorans (applaudita la sua arietta Anch’io son giovine) che hanno dato il loro contributo al successo della serata.

Oggi ci aspetta una nuova Italiana!

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Il terzo ed ultimo appuntamento di Radio3 per il Festival ci ha proposto la nuova produzione de L’italiana in Algeri, opera che compare per la sesta volta nel cartellone del ROF.

Produzione affidata a Rosetta Cucchi (di cui parlerò dopo visione diretta) e al polimorfo Dmitry Korchak (nato al ROF come cantante fin dallo Stabat Mater del 2006 e poi tornato a Pesaro almeno un’altra dozzina di volte) sul podio (ma canterà anche quest’anno nella finale Messa per Rossini). La sua consuetudine con Rossini viene messa a profitto in una direzione briosa e brillante, già evidente dall’esecuzione della famosa Sinfonia e poi nel sostegno alle voci, mai invasivo. Ottima la risposta dell'Orchestra del Comunale bolognese e bene anche il Coro del Ventidio Basso diretto da Pasquale Veleno.

Protagonista sotto ogni aspetto e annunciata trionfatrice della serata è stata la Isabella di Daniela Barcellona, decana del ROF che la lanciò nel mondo del teatro fin da Ricciardo&Zoraide 1996, e poi la vide presente qui in Tancredi 1999, Donna/Stabat 2001, Semiramide/Stabat 2003, PMS 2004, Bianca&Falliero 2005, Adelaide 2006, PMS 2007, Maometto 2008, Sigismondo 2010, Adelaide 2011, Tancredi 2012, PMS 2018, Eduardo&Cristina 2023. Il contralto friulano ha ormai tanta esperienza da poter metter riparo anche a qualche piccolo problema nella parte bassa della tessitura, ma per il resto la sua mi è parsa una prestazione di gran livello, culminata nel rondò Pensa alla patria.

Bene anche Giorgi Manoshvili (PMS 2023, Bianca&Falliero 2024) che ha messo la sua voce scura e ben impostata al servizio del tragicomico personaggio di Mustafà, fin dalla cavatina d’esordio. E poi nell’aria del primo atto (Già d’insolito ardore).

L’esordiente Misha Kiria devo dire che (mi) ha piacevolmente impressionato, per la bella voce chiara e tornita e l’espressività mostrata nel caratterizzare il tronfio Taddeo, anche lui gabbato da Isabella come il Bey.

Il Lindoro Josh Lovell ha esordito al ROF con una convincente prestazione, a partire dalla famosa cavatina d’esordio (Languir per una bella) mostrando voce e portamento adeguati al romantico e innocente personaggio dell’innamorato Lindoro.

Vittoriana De Amicis, già sentita lo scorso anno nel Reims concertato e due sere orsono nelle Soirées, è stata una più che valida Elvira, della quale ha saputo interpretare gli aspetti di giovane donna schiava delle convenzioni e delle fisime del marito-patriarca.

Altri due protagonisti nelle Soirées di lunedi, la brava Andrea Niño (Gazzetta 2022) come Zulma e Gurgen Baveyan nei panni del finto feroce Haly hanno degnamente completato il cast.

Bene, chiuso così il ciclo delle prime, ascoltate via etere, mi resta ora da confermare la buona impressione generale e poi giudicare gli allestimenti; cosa che farò a breve.  


02 agosto, 2025

Dopo Bayreuth, arriva a Pesaro il ROF-XLVI.

Dopo il convincente Meistersinger (di Gatti…), le conferme del Ring della Young e del Parsifal di Heras-Casado, il Lohengrin di ieri ha chiuso il primo turno di recite a Bayreuth. A proposito, Thielemann, alla ricomparsa del piccolo Gottfried – 5h29’50” - ha fatto cantare a Lohengrin, come sempre lui ha fatto (e come sempre si era fatto ovunque) la parola Führer invece dell’addomesticata Schützer, imposta in passato a Bayreuth dalla tenutaria Kathi Wagner – come qui a 3h17’52” - per ipocrite ragioni pseudo-politiche. La questione era stata alla base dei dissapori fra il Direttore e la stessa Wagner, che ha evidentemente ceduto all’autorevolezza di Thielemann, richiamandolo quest’anno dopo due stagioni di assenza e in più assegnandogli il prestigioso incarico per il Ring del 150°.

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Dal 10 al 22 Agosto Pesaro torna ad ospitare il Festival che dall’ormai lontano 1980 ha cambiato il volto della città rossiniana nel periodo culminante delle vacanze estive.

Frotte di pellegrini arrivano qui dalle parti più remote del globo terracqueo per seguire la rassegna che ogni anno propone (o ri-propone) produzioni di opere del grande Gioachino, impreziosite dalle cure della Fondazione Rossini che ne sta via-via realizzando (manca davvero poco al suo completamento) la cosiddetta Edizione critica.

Dal punto di vista logistico la novità di quest’anno è la… scomparsa dall’orizzonte di quella gigantesca vongola a valve spalancate che rispondeva al nome di Adriatic Arena e, più recentemente, a quello (personalizzato sullo sponsor) di Vitrifrigo Arena. Le tre opere del cartellone principale e il concerto finale saranno ospitati dal glorioso Teatro Rossini e (la sola Zelmira) dall’Auditorium Scavolini (ex-Palafestival di buona memoria) già riportato in servizio lo scorso anno.

Accanto a Zelmira avremo L’Italiana in Algeri e un dittico (La cambiale di Matrimonio accoppiata alle Soirées musicales) più il concerto finale che, invece di musiche rossiniane, ci offrirà quelle composte in onore e cordoglio del Maestro: la Messa per Rossini.

Altra novità di questa edizione: il ritorno dell’Orchestra del Comunale di Bologna (dopo il divorzio del 2017, con conseguente parentesi occupata dall’OSN-RAI) che si farà carico di tre dei quattro eventi principali: l’altro (il dittico) vedrà impegnata la locale Filarmonica Rossini.

I cori saranno affidati a Paolo Veleno che guiderà le masse del Ventidio Basso.

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Zelmira dovrebbe basarsi sull’edizione critica (già impiegata nel 2009, pur essendo ancora in fase di rifinitura a quella data) includendo quindi, in particolare, le due aggiunte fatte da Rossini al second’atto: per Vienna-1822, la nuova aria di Emma (Ciel pietoso, ciel clemente, qui a 8’09”) su versi di Giuseppe Carpani; e per Giuditta Pasta a Parigi-1826, la nuova aria di Zelmira (Da te spero, o ciel clemente, qui a 59’20”) e la successiva scena mutuata da Ermione (comprendente anche la cabaletta Dei, vindici ognor voi siete) aperta (1h03’42”) dal passaggio che Rossini si auto-imprestava per la quarta volta almeno (dopo le ouverture di Eduardo&Cristina, Bianca&Falliero, Mathilde di Shabran…):

Ovviamente tutto cambia rispetto alla precedente produzione del 2009: a Roberto Abbado succede sul podio Giacomo Sagripanti e la coppia di tenori (allora i fenomeni JDF-Kunde) sarà composta da Lawrence Brownlee e Enea Scala, con Anastasia Bartoli nei panni del title-role (allora fu la Aldrich).

La regìa del 2009 (Barberio Corsetti) fu ampiamente contestata, per la discutibile attualizzazione ai giorni nostri e altre assortite amenità. Vedremo come e quanto di meglio saprà meritarsi il mitico Calixto Bieito, che in fatto di immaginifiche visioni non scherza per davvero…

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Italiana: La nuova produzione è affidata all’ormai navigata Rosetta Cucchi, già presente al ROF nel 2018 con una simpatica Adina e nel 2022 con un controverso (perchè di stampo verista) Otello. Oggi il soggetto sembrerebbe prestarsi meglio al primo caso, il che fa ben sperare.

Sul podio ci sarà Dmitry Korchak e in scena terrà banco la decana del Festival, Daniela Barcellona. Mustafà sarà Giorgi Manoshvili al quale auguriamo lo stesso successo di Alex Esposito del 2013. E poi la Elvira di Vittoriana de Amicis e il duo di tenori Gurgen Baveyan / Josh Lovell. 

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Les soirées musicales sono dodici canzoni (4 su testi di Metastasio e 8 di Pepoli) che Rossini compose appena andato in pensione dall’opera, fra il 1830 e il 1835. Gli originali sono per voci e pianoforte, ma qui al ROF verranno presentati (per la prima volta) nella sobria orchestrazione di Fabio Maestri, come aperitivo alla Cambiale.

1. La promessa (Metastasio). Canzonetta (Allegretto in LAb maggiore, 6/8). È una lode che l’innamorato fa delle pupille dell’amata. Non smetterò mai di amarvi, né mai v’ingannerò: poiché siete e sarete il mio fuoco, finchè vivrò.

2. Il rimprovero (Metastasio). Canzonetta (Andantino in SOL maggiore, 3/8). Un innamorato respinto soffre in silenzio, ma l’amata, così crudele, non potrà impedirgli di amarla.

3. La partenza (Metastasio). Canzonetta (Andantino in SOL maggiore, 6/8). Fileno viene abbandonato dalla sua Nice. Vivrà solo di pene, pensando solo a lei. E lei, chissà se si ricorderà di lui…  

4. L’orgia (Pepoli). Arietta (Allegretto in SIb maggiore, 6/8). Inno a Bacco e a Venere!

5. L’invito (Pepoli). Bolero (Allegro moderato in LA minore, 3/4). Accorata invocazione di Eloisa al suo Ruggiero, perché venga finalmente a consolarla.

6. La pastorella dell’Alpi (Pepoli). Tirolese (Allegretto in DO maggiore, 3/4). La bella pastorella offre cibo e fiori a chiunque passi dalla sua casetta. Ma il suo amore… uno solo lo otterrà.

7. La gita in gondola (Pepoli). Bararola (Andantino grazioso in SOL e SIb maggiore, 12/8). Il marinaio invita la bella Elvira a raggiungerlo sulla laguna per provare le gioie d’amore.

8. La danza (Pepoli). Tarantella napoletana (Allegro con brio in LA minore, DO maggiore e LA maggiore, 6/8). È la canzone più famosa della serie, e verrà ripresa nel 1918, magistralmente orchestrata da Ottorino Respighi, come primo numero del suo balletto La boutique fantasque.

9. La regata veneziana (Pepoli). Notturno a due voci (Allegro moderato in DO maggiore, 6/8). In dialetto veneto, Tonio e Beppe si sfidano nella regata e una novizia trepida per il suo bene. In questa nona canzone c’è un motivetto danzante per terze impiegato alla lettera da tale Franz vonSuppè nel 1846 (quindi più di 10 anni dopo la composizione di Rossini) nella sua operetta Dichter und Bauer:

10. La pesca (Metastasio). Notturno a due voci (Andante grazioso in LAb maggiore, 3/8). La bella Nice viene chiamata dall’innamorato a godere la brezza in riva al mare.

11. La serenata (Pepoli). Notturno a due voci (Andantino in SIb maggiore, 12/8). Due innamorati si invitano reciprocamente ad inoltrarsi nella selva oscura, solo amore lo saprà…

12. Li marinari (Pepoli). Duetto (Allegro moderato in SOL minore e maggiore, 6/8). [Questa canzone era piaciuta anche a Wagner.] Due marinari si fanno reciprocamente coraggio nel mare che minaccia tempesta. Ma alla fine torna il sereno e si torna a terra, dalla propria… bella.

Le quattro voci impegnate (tessiture da quartetto SATB) sono tre protagonisti dell’Italiana (De Amicis, Niño e Baveyan) più Paolo Nevi (che compare in Zelmira).

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La Cambiale riprende la speciale e coraggiosa produzione di Laurence Dale (con Gary McCann e Ralph Kopp) del 2020, che fu una vera scommessa… dato che si era in piena emergenza-Covid! Sul podio salirà Christopher Franklin, che succede all’allora quasi esordiente Korchak. 

A Pietro Spagnoli (nel ruolo di Mill) spetterà il compito di ripetere la maiuscola prestazione di allora di Carlo Lepore. Mattia Olivieri non dovrà farci rimpiangere Iurii Samoilov e Paola Leoci dovrà vedersela con il complesso personaggio di Fanni.

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La Messa per Rossini nacque da un’idea di Giuseppe Verdi, un anno dopo la scomparsa del genio pesarese. In queste scarne note, scritte in occasione di un’esecuzione guidata da Chailly alla Scala del 2017, avevo riassunto le bizzarre vicende dell’opera, dalla genesi alla sepoltura e poi alla… resurrezione.

E così oggi questa Messa a 13 mani approda anche al ROF, che significativamente la dedica alla memoria dell’indimenticabile Gianfranco Mariotti, suo padre spirituale e materiale, scomparso nello scorso novembre.

Sarà Donato Renzetti a dirigerla, con le autorevoli voci del citato Korchak e della rampante Vasilisa Berzhanskaya. Caterina Piva, Misha Kiria e Marco Mimica completano il cast.

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Quanto alla diffusione via etere, Radio3 rimane fedele alla tradizione, irradiando le prime tre serate (10-11-12) alle ore 20 (salvo l’ipertrofica Zelmira, che inizia alle 19:00).

Qui le consuete tabelle statistiche relative alle edizioni del ROF.