Eccomi
quindi a commentare la mia prima di questo ROF-46, Zelmira. Purtroppo con
una nota assai poco positiva: l’Auditorium Scavolini era occupato sì e no al
50-60% della sua capienza nominale! Brutto segno davvero…
L’allestimento
di Calixto Bieito con i collaboratori Barbora Horàkovà (scene)
Ingo Krügler (costumi) e Michael Bauer (luci) è davvero insolito e
presenta qualche vantaggio e molti lati negativi, proprio rispetto alla
fruizione musicale: cantanti che, ovunque siano rivolti, danno le spalle a metà
del pubblico, protagonisti e cori che girovagano per tutto l’Auditorium,
salendo e scendendo le scale delle gradinate e i praticabili della pedana
(buche riempite di terra o acqua…) Insomma, una kermesse più che uno
spettacolo. Con notevoli dosi di Kitsch e vaghi riferimenti a problematiche
LGBTQ+ (Antenore&Leucippo!) Diciamo, una roba proprio da luogo di Festival,
inimmaginabile in un teatro tradizionale. Comunque le contestazioni alla prima
non si sono ripetute, anche perché mancava la… materia prima contestabile.
Giacomo
Sagripanti a
sua volta è alle prese – date le circostanze - con problemi non banali di
accompagnamento delle voci, che si trovano sempre in punti diversi del catino
del palazzetto: non di rado il suono dell’orchestra finisce per coprirle,
almeno a quella parte pubblico cui il cantante volge le terga… A parte ciò,
direi che sia stata una direzione all’altezza del valore della partitura.
***
Dopo
l’esordio del solido coro del Ventidio Basso (guidato da Pasquale Veleno)
che annuncia la morte di Azor, arriva Gianluca Margheri (Leucippo,
esecutore materiale dell’omicidio) e ipocritamente esterna il suo stupore. Lo
segue Enea Scala (Antenore, il mandante dell’omicidio) ancor più
ipocrita nella sua cavatina Odo le tue querele, dove non deve salire
oltre il SI naturale, che promette vendetta contro… se stesso (aria Sorte,
secondami) dove non deve salire oltre la dominante LA. Ma la voce non è
delle più pulite, per vibrato e stabilità di intonazione, il che gli garantisce
applausi di circostanza
Dopo
che i due pipistrelli si sono reciprocamente complimentati del golpe
perfettamente riuscito, e dell’incolpamento della morte del padre Polidoro della
Regina, incontriamo appunto la povera Anastasia Bartoli (Zelmira) che
subito deve difendersi dalle accuse di parricidio mossegli dalla nutrice Marina
Viotti (Emma). Le due si rincorrono forsennatamente attorno alla pedana,
contemporaneamente cantando le loro ragioni…
Eccoci
quindi alla scena nella cripta, dove incontriamo Marko Mimica (Polidoro)
che si presenta con la cavatina Ah! già trascorse il dì, mostrando voce
profonda e ben impostata. Arrivate Zelmira ed Emma, ecco il terzetto (Soave
conforto / Le braccia mi stendi / Da gioia e stupore / O
grato Momento) che poi sfocia nel finale (Se trova in te scampo) lungamente
applaudito.
Ecco
ora arrivare, introdotto dal coro, Lawrence Brownlee (Ilo, marito di
Zelmira) che esordisce con la cavatina (Terra amica) dove deve salire
una prima volta al RE sovracuto, dominante del SOL di impianto (…era il
dolce mio pensier…) Ecco poi la celebre, impervia cabaletta in DO maggiore
(Cara, deh, attendimi) dove ci sono ben tre RE sovracuti (sopratonica
del DO) sui versi nel tuo bel seno (due volte) e poi sul verso da te
lontano (questo però Brownlee lo abbassa al SI…) Poi i DO sovracuti
conclusivi. La voce passa bene a dispetto delle pose che il cantante, che pare
un soldato disertore e distrutto e non un eroe di guerra, è costretto ad
assumere. Lunghi applausi per lui alla fine del massacrante impegno.
Si
presenta qui il bravo tenorino Paolo Nevi (Eacide) chissà perché dotato
di bianche, angeliche ali, che fa buona mostra di sé, glorificando il capo Ilo
(Godi, o signor).
Ora
abbiamo il drammatico incontro fra l’entusiasta Ilo e la preoccupata Zelmira, caratterizzato
dal duetto (Ah! se caro a te son io / Quanto costa al labbro mio)
in SOL maggiore, dove il tenore ancora deve salire al RE e al DO sovracuto (…della
mia felicità).
La
situazione precipita: Leucippo ha sparso la voce calunniosa contro Zelmira, che
ora è in pericolo mortale: riprende così il duetto in MIb maggiore (Che mai
pensar? che dir? / Come parlar? che dir?) chiuso fra gli applausi con
l’intervento di Emma (Sorte spietata) e delle donzelle di Zelmira.
Segue
la scena di Antenore e Leucippo che pianificano di far secchi anche Zelmira,
Ilo e il loro figlioletto. Arriva Ilo, sempre più dimesso e disperato nell’aver
conferma dalle calunnie dei due della colpevolezza e del tradimento della
moglie, accuse cui rincara la dose Antenore (Mentre qual fiera ingorda)
che dipinge Zelmira come una pericolosa strega. Qui Scala deve toccare, per
un paio di volte, e con un certo sforzo, il SI naturale.
I
Sacerdoti certificano il diritto al trono di Antenore, che esulta con una
cabaletta (Ah! dopo tanti palpiti) in LA maggiore, dove ghermisce, sempre
a fatica, il DO# sovracuto. Ma gli applausi del pubblico non mancano certo.
Zelmira
affida ad Emma il figlioletto cui dà un mesto addio in FA minore (Perché mi
guardi e piangi) accompagnata da arpa e corno inglese. Che poi fanno da
sottofondo al delicato duetto fra le due (Ah! chi pietà non sente). Convinti
applausi del pubblico a interpreti vocali e… strumentali!
Ora
Antenore viene incoronato - Si fausto momento nei cori, in un tronfio RE maggiore - Re di Lesbo,
e non manca il suo discorso di insediamento (Sì, figli miei, di Lesbo)
cui segue l’incoronazione (Qual fronte illustre) da parte di Shi Zong
(Gran Sacerdote) abbigliato in… mutande (!?) per cantare i suoi tre versi, a
cui tiene enfatico e retorico bordone (Regga lo scettro aurato)
Leucippo.
Si
arriva alla scena madre del tentativo di Leucippo di far secco Ilo, con
l’intervento di Zelmira che gli strappa il coltello, ma che Leucippo
prontamente fa passare agli occhi di Ilo come la moglie decisa ad ammazzarlo.
Bieito risolve il tutto in modo incomprensibile, con Zelmira che imbraccia il
coltello prima ancora di Leucippo. Poi Brownlee deve ancora esibirsi in un DO#
sovracuto nel suo intervento Numi, qual nero… Poi il terzetto si
conclude in un tutti-contro-tutti.
E siamo
finalmente alla conclusione del lunghissimo primo atto. L’orchestra ribolle in
forsennate note ribattute, poi tutto si calma e inizia il finale concertato (La
sorpresa... lo stupore). Antenore (Alla strage ognor ti guida) pronuncia
accusa e sentenza (per gli omicidi di Azor e Polidoro) contro Zelmira,
trascinata via in catene, in un’atmosfera di giubilo e insieme di tragedia, ma
tutto in RE maggiore. Scroscianti applausi per tutti.
***
Il
secondo atto si apre con il conciliabolo fra Enea Scala (Agenore)
e Gianluca Margheri (Leucippo) che informa il suo mandante del
contenuto di un messaggio di Zelmira inviato dal carcere al marito, dal quale
si evince che Re Polidoro è tuttora in vita: i due decidono che liberare
Zelmira e seguirne i passi servirà a chiarire l’arcano e a mettere le mani
anche sul vecchio Re.
Dopo
un delicato coretto di donzelle (Se alcuno scopreci) torna ora in scena Marina
Viotti (aka Emma) per sciorinarci – con arpa e corno a supporto - l’aria Ciel
pietoso, ciel clemente, che Rossini scrisse per la prima viennese a
beneficio di tale Fanny Eckerlin, contralto in auge nella capitale
austriaca. Emma consegna il figlioletto di Zelmira a fide ancelle perché lo
proteggano dai propositi omicidi del duo mafioso Antenore-Leucippo. Poi,
rassicurata dalle ancelle (Non temer…) chiude la scena, accompagnata dal
coro, con la cabaletta Ah se è ver, di quel ch'io sento. Qui la Viotti
si merita un lungo applauso per l’impeccabile resa di questo cammeo davvero
prezioso.
Passiamo
ora all’incontro fra Lawrence Brownlee (Ilo) e Marko Mimica (Re
Polidoro): il primo, disperato credendo Zelmira fedifraga, e il secondo che lo
convince del contrario. Ilo manifesta la sua esultanza alla notizia ingaggiando
con il suocero il duetto in MI maggiore In estasi di gioia / Di tante
pene e tante, dove Ilo tocca diversi SI e anche un DO# sovracuto. Meritati
gli applausi per i due.
Ilo
si lancia fuori per liberare Zelmira, che, nella scena con Emma, si domanda la
ragione della sua liberazione. Antenore e Leucippo la scoprono e le strappano
il segreto del luogo dove Polidoro è nascosto. Il Re vien quindi catturato e ne
nasce un quintetto (Emma, Zelmira, Leucippo, Antenore, Polidoro) con lo sfogo
di Antenore Nei lacci miei cadesti (con DO sovracuto) e l’implorazione
di Zelmira (Me sola uccidi...) chiuso da Ah! m'illuse un
sol momento.
Ottima la resa di tutti, accolti dall’applauso del pubblico.
Arrivano
i guerrieri invasori con le ceneri di Azor e Antenore/Leucippo subito incolpano
Zelmira del misfatto (Ecco la perfida!) Polidoro la difende e così
entrambi vengono riportati in carcere, ma certi che giustizia trionferà (De'
nostri torti il vindice) cui si contrappone (Ma de’ celesti il fulmine)
la coppia Antenore/Leucippo. Emma, Polidoro e donzelle chiosano con O
desolata patria. Il grande concertato si chiude fra scroscianti applausi.hh
Ritorna
Ilo, che viene avvertito da Emma dell’imprigionamento di moglie e suocero. Si
arriva quindi alla scena del carcere, qui proposta nella versione originale
(non in quella parigina del 1826, versione Giuditta Pasta…) Zelmira
risveglia Polidoro e rimpiange il mancato intervento di Ilo, mentre Antenore e
Leucippo si apprestano ormai a giustiziarli. Tutto sembra perduto quando si
odono strepiti di guerra: sono i patrioti di Lesbo, guidati da Ilo, che sono
insorti contro invasori e usurpatori. Antenore cerca ancora di uccidere
Polidoro, ma è Zelmira (Non ti appressar!) ad impedirglielo, estraendo
un pugnale. Ilo fa irruzione, spiegando come il popolo abbia sopraffatto le
schiere nemiche. Ad Antenore e Leucippo non resta che imprecare contro il
destino cinico e baro, mentre Anastasia Bartoli (Zelmira) si abbandona
ora, intonando la sua grande aria Riedi al soglio, al giubilo per lo
scampato pericolo. Siamo alla stretta finale, con il rondò Deh circondatemi,
miei cari oggetti! con il quale Zelmira e tutti esultano per il lieto fine.
E il
lieto fine si trasforma in un gran trionfo per tutti, singoli e masse, con ripetuta
passerella intorno alla buca dell’orchestra. Trionfo
supplementare per la Bartoli, al suo compleanno n°… (non si dice l’età delle
signore, al massimo che è ancora negli …enta).
Peccato
proprio per la scarsa affluenza: lo spettacolo tutto sommato meritava di più.