ipocrisia pesciarolaia

vado a votare, ma non voto

30 settembre, 2008

Richard Wagner e il nazismo. 2

Il capo di imputazione.

Richard Wagner è accusato di essere oggettivamente responsabile dell’affermarsi del nazismo in Germania, e quindi delle drammatiche conseguenze che ciò provocò per milioni di ebrei (e non solo).


Le tesi dell’accusa.

Si basano sostanzialmente sulle seguenti constatazioni:

a) Wagner era dichiaratamente antisemita. Addirittura - nel famigerato libello Il Giudaismo in Musica, scritto nel 1850 e riportato alla ribalta quasi 20 anni dopo - contempla per gli ebrei una soluzione precisa: Untergang, letteralmente rovina, decadenza, tracollo.

b) Le opere di Wagner contengono, camuffato da espressione artistica, un vero e proprio programma politico antisemita.

c) Hitler non cessò mai di affermare di aver trovato nelle opere di Wagner l’ispirazione per la sua azione politica, che contemplò la distruzione fisica degli Ebrei.

Date tali premesse, le conclusioni sono praticamente automatiche: Richard Wagner è da considerarsi oggettivamente responsabile del trattamento riservato dal nazismo agli Ebrei. Egli in realtà si servì dell’arte come strumento per promuovere e diffondere nel mondo l’ideologia antisemita. Ergo: non solo i suoi scritti, ma anche le sue opere sono moralmente condannabili.


Le tesi della difesa.

Si appoggiano prevalentemente su queste considerazioni:

a) L’antisemitismo di Wagner si focalizzava sostanzialmente sul piano dell’arte, anzi dell’arte musicale, più che su quello politico generale; Wagner mai propugnò esplicitamente e compiutamente una soluzione violenta al “problema ebraico”.

b) Nelle opere di Wagner non c’è traccia esplicita di antisemitismo, men che meno di un - sia pure mascherato - “programma politico antiebraico”; al massimo, qualche compiacimento “artistico” nell’attribuire ad acuni personaggi i tratti caratteristici, soprattutto in fatto di musica, degli ebrei, o di “alcuni ebrei” che lui personalmente disprezzava.

c) Wagner era morto da 50 anni quando Hitler prese il potere.

Ergo: non si può addossare a Wagner alcuna responsabilità per i crimini del nazismo e il fatto che Hitler amasse Wagner non rende automaticamente Wagner un nazista, così come non sono necessariamente nazisti tutti coloro che - ancor oggi - amano (l’arte di) Wagner.

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Nelle prossime puntate presenterò alcune tesi dell’accusa e poi della difesa.

(2. continua)

29 settembre, 2008

Il Quiz del lunedi - 3


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L’immagine qui riportata si riferisce a:

1. “Cenerentola” di Rossini.

2. “Aida” di Verdi.

3. “Madama Butterfly” di Puccini.

4. “Il Segreto di Susanna” di Wolf-Ferrari.

5. “L’Italiana in Algeri” di Rossini.

(la soluzione nella prossima puntata)
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Soluzione del Quiz n°2: Don Giovanni (Salisburgo, Guth)

24 settembre, 2008

Di questa sentivamo tutti il bisogno

Chissà se è un side-effect del Rossini Opera Festival...

Fatto sta che alcuni giapponesini, incidentalmente produttori di auto, hanno avuto un’idea davvero americana, anzi: californiana!

A Lancaster, nel bel mezzo del deserto, hanno pavimentato 400 metri di strada in modo tale che un veicolo che vi passa sopra produce dei suoni che richiamano il finale della sinfonia del Guglielmo Tell!

Vi piace un presto alla Toscanini? Buttatevi a 130 MpH (la multa la paga lo sponsor...)

Preferite un allegro, ma non troppo, alla Pappano? Rilassatevi a 75 MpH!

Provare per credere!

23 settembre, 2008

Lo scetticismo di Cecilia Bartoli

In un’intervista rilasciata all’agenzia tedesca dpa, Cecilia Bartoli si dice scettica sull’efficacia dei concerti da stadio nell’attirare la gente all’Opera.

Se uno ascolta allo stadio “Nessun dorma” (7 minuti scarsi) non per questo sarà curioso di andare in teatro per sentire l’intera Turandot (3 ore e passa)...

Personalmente, concordo in pieno.

22 settembre, 2008

Il Quiz del lunedi - 2










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L’immagine qui riportata si riferisce a:

1. “L’Amico Fritz” di Mascagni.

2. “Eugenio Onieghin” di Ciajkovski.

3. “West Side Story” di Bernstein.

4. “Don Giovanni” di Mozart.

5. “Cavalleria Rusticana” di Mascagni.

(la soluzione nella prossima puntata)

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Soluzione del Quiz n°1: La Valchiria (Lubecca, Pilavachi)

19 settembre, 2008

Richard Wagner e il nazismo. 1

Il problema

Le recenti prese di posizione di Katharina Wagner (nuova co-direttrice del Festival, in tandem con la sorellastra Eva) che prefigurano una storica svolta nel rapporto fra la famiglia Wagner e il suo passato filo-nazista, con l’asserita volontà di rendere pubblici tutti i documenti segreti riguardanti quel disgraziato periodo, hanno anche riportato alla ribalta la figura di Gottfried Wagner, fratello di Eva (e fratellastro di Kathi) che da moltissimi anni si è allontanato da Bayreuth e dal Festival, proprio perchè - questa è la motivazione “ufficiale” - in disaccordo con il padre Wolfgang sul comportamento da tenere rispetto al passato nazista della famiglia.

Gottfried, oggi 61enne, che ha sposato un’italiana (Teresina Rossetti) e vive sul lago di Como, ha avuto fin da piccolo un rapporto difficile con il padre (che vedeva in lui il suo successore). Invece di accettare (e calarvisi) il ruolo di futuro “custode della tradizione wagneriana” (gli era stato imposto, proprio per questo, il nome più appropriato) il nostro si mostrò fin da piccolo sempre riottoso e indisciplinato, ma soprattutto molto curioso di conoscere il passato recente della sua famiglia e in particolare il rapporto che essa aveva avuto con il nazismo. E molto materiale (documenti, scritti, lettere e filmati) che scovava nelle cantine di Wahnfried o nei nascondigli più impensati, gli mostrava chiaramente quanto in quel rapporto ci fosse stato di vergognoso e di colpevole. Per farla breve, dopo aver comunque collaborato in qualche modo con il padre alla gestione artistica del Festival (fra l’altro, nel 1976 fu assistente di Chéreau nello storico e contestatissimo allestimento del Ring del centenario) si allontanò sempre più da Bayreuth, anche a seguito del divorzio di suo padre Wolfgang dalla madre, cui seguì immediatamente il matrimonio del direttore del Festival con Gudrun (sua segretaria, anche lei con nome wagneriano, per quanto non esaltante) che mise al mondo Katharina, nel 1978.

Ma l’aspetto più importante del pensiero e delle azioni di Gottfried non riguarda tanto la critica al comportamento di papà Wolfgang, zio Wieland e nonna Winifred durante il periodo nazista, ma l’aperta denuncia dell’oggettivo legame esistente fra le opere del bisnonno Richard e l’avvento di Hitler e quindi della barbarie che ne conseguì, Olocausto in primis. In alcuni libri e in molte conferenze e interviste, il nostro ha più volte espresso il sospetto (se non proprio la certezza) che l’autore del Ring e del Parsifal abbia inoculato i suoi aperti sentimenti e convinzioni antisemite nel corpo delle sue opere e dei suoi drammi, che sono poi divenuti - nelle mani di Hitler - strumenti utili alla soluzione finale del problema ebraico. Gottfried si è trovato quindi in buona compagnia con quegli ambienti integralisti e radicali del mondo ebraico che non si limitano - cosa assolutamente nobile e meritoria e sacrosanta - a tener vivo il ricordo dell’Olocausto, ma arrivano ad addossare a Richard Wagner la responsabilità oggettiva dell’avvento del nazismo, al punto da contrastare in tutti i modi l’esecuzione dei capolavori wagneriani in Israele. Così si spiega come mai Gottfried sia oggi accolto in Israele con molta simpatia, lui che non è ebreo, al contrario di alcuni ebrei anche assai più importanti di lui, che invece non condividono quelle tesi. Daniel Barenboim ne è un esempio lampante: ebreo doc, ma anche wagneriano doc, al punto da essere tuttora recordman di direzioni a Bayreuth (161)! Che ha provato ad eseguire Wagner in pubblico in Israele ed è stato letteralmente fatto a pezzi; che ha fondato col palestinese Edward Said, mettendo insieme ebrei ed islamici, la Divan orchestra (che spesso esegue Wagner) e per questo è considerato, da molti suoi correligionari integralisti, un traditore della causa sionista.

Ecco, è sul come porsi di fronte al problema “Wagner l’antisemita e Wagner l’artista” che spesso e volentieri si usa molta ipocrisia, quando non si preferisce direttamente evitare l’argomento, per non “correre rischi” e per quieto vivere. Viceversa il problema andrebbe posto ed affrontato con coraggio e soprattutto con “metodo scientifico”, per arrivare una buona volta - o almeno avvicinarci il più possibile - ad una verità che possa essere generalmente condivisa, ponendo fine a quell’assurda contrapposizione di tifoserie: da una parte chi fa processi sommari e condanna senza appello - e soprattutto senza esplorare seriamente, o addirittura ribaltandoli, i nessi causa-effetto - e dall’altra chi - usando l’approccio piuttosto sbrigativo (e parecchio ipocrita) condensato nel motto “qui si fa arte e non politica” che Wieland-Wolfgang esposero alla riapertura del Festival nel 1951 - assolve a prescindere.

(1. continua)

16 settembre, 2008

Fidelio: dubbi sull’onorabilità di Florestan (?)

Su uno dei numerosi - e sempre di buon livello, data la competenza media dei partecipanti - Forum di Festspiele.de ci si preoccupa dell’onorabilità di Florestan (che tradizionalmente rappresenta l’innocente vittima del carnefice Pizarro). Essa è apparentemente messa in discussione proprio dal cattivone, che pregusta la sua vendetta sul prigioniero, apostrofandolo come assassino. "Nun ist es mir geworden, den Mörder selbst zu morden", adesso accade che sarò io ad assassinare l’assassino, canta Pizarro nel primo atto (Aria N°7. “Ha! Welch ein Augenblick!”) Quindi, Florestan sarebbe - o sarebbe come minimo accusato di essere - un assassino?

Nella famosa aria iniziale del secondo atto (“In des Lebens Frühlingstagen...”) Florestan ci racconta di ciò che lo ha condotto in carcere: “Wahrheit wagt ich kühn zu sagen”, ho avuto il coraggio di dire la verità, quindi verosimilmente di prendere apertamente posizione contro il regime. Ed infatti più avanti (Quartetto N°14. “Er sterbe!”) Pizarro, apprestandosi a mettere in pratica il suo progetto (che sarà fortunatamente sventato dall’arrivo del ministro, Don Fernando) canta, rivolto a Florestan: “Pizarro, den du stürzen wolltest, Pizarro, den du fürchten solltest”, Pizarro, che avresti voluto rovesciare, Pizarro, che avresti dovuto temere, chiarendoci quale fosse il possibile disegno politico di cui Florestan è (a torto o ragione) accusato: abbattere un tiranno (sì, un tiranno, poichè solo un tiranno si deve temere). E quale miglior modo per farlo che progettando un assassinio?

Quindi possiamo immaginare che il termine “assassino“, usato da Pizarro nel primo atto, in realtà descriva l’intenzione, arbitrariamente ed artificiosamente attribuita a Florestan dal malvagio governatore, di volerlo uccidere, e non sia la conseguenza di un reato già commesso.

Un forumista dà invece una spiegazione piuttosto improbabile e contorta all’esternazione di Pizarro: che il governatore tema di essere rovinato se Florestan riuscisse a raccontare la sua verità al ministro che sta arrivando (e fin qui tutto fila...) e veda in questa possibile denuncia la sua propria fine, quindi immagini se stesso come vittima di un metaforico assassinio per mano di Florestan (?!)

Non basta, ma per spiegare - sia pure solo teoricamente - la tesi del Florestan assassino, lo descrive come un possibile fanatico, un rivoluzionario, e come tale magari poco rispettoso della vita altrui. Ecco, questo è un autentico abbaglio.

Perchè il fatto di cronaca autobiografica da cui Bouilly prese lo spunto per la sua Léonore, da cui Fidelio fu ricavato, riguarda il periodo del potere giacobino in Francia. Quindi è caso mai Pizarro ad essere un fanatico rivoluzionario, rappresentante del regime delle ghigliottine (non per nulla nel recente allestimento di Kraus con Abbado la macchina mozza-teste occupa continuamente la scena...) mentre Florestan è probabilmente un coraggioso borghese che si è permesso di criticare i sanguinari giacobini. E del resto, che quella prigione accolga gente comune e non dei sovversivi, ce lo confermano le parole - e soprattutto la mirabile musica! - del Coro dei prigionieri (N°10. Finale Atto I) parole che stanno più appropriatamente sulla bocca di benpensanti, che aspirano ad una vita onesta e timorata-di-dio, piuttosto che su quella di rivoluzionari-puri-e-duri. Don Fernando, infine, altro non è se non la personificazione dello stesso Bouilly, il magistrato che si vanterà (magari esagerando o millantando) di aver salvato molta gente dalla ghigliottina.

15 settembre, 2008

Il Quiz del lunedi - 1

















L’immagine qui riportata si riferisce a:

1. “La Valchiria” di Wagner.

2. “Un Ballo in Maschera” di Verdi.

3. “Da una Casa di Morti” di Janacek.

4. “Così fan Tutte” di Mozart.

5. “La Morte e la Fanciulla” (versione scenica) di Schubert.

(la soluzione nella prossima puntata)
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10 settembre, 2008

Liszt l’incompreso

Date uno sguardo a una qualunque composizione che rechi il nome di Liszt, se siete così sfortunati da avere cose simili sul vostro pianoforte, e dite con franchezza se contiene una sola battuta di musica genuina. Altro che composizione! Decomposizione è il termine appropriato per questi odiosi funghi, che soffocano ed avvelenano il fertile terreno dell’armonia, minacciando il mondo di siccità.

Comparso nel 1855, sul londinese Musical World. Citato qui.

07 settembre, 2008

L’ultima (?) bagatella del Ludwig

Nello sconfinato - ed apparentemente ancora non del tutto esplorato - mare del materiale musicale lasciatoci da Beethoven, è stata rinvenuta questa bagatella in FA minore, che sembrerebbe essere l’ultimo pezzo musicale composto da Beethoven (nell’ottobre 1826, pochi mesi prima di morire) almeno secondo il musicologo australiano Peter McCallum.




















Come sempre, il genio di Bonn ne scarabocchiò sul pentagramma le note, che oggi McCallum ha decifrato, in modo da ottenerne un brano eseguibile. Sono 16 battute (A-B-A, con i rispettivi da-capo) eseguiti dalla moglie di Peter, Stephanie.