ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

24 aprile, 2017

Dario definitivamente incoronato a Torino.

 

Ieri al Regio torinese si è conclusa la serie di recite del Dario di Vivaldi. Sala non proprio gremitissima, ma data la proposta (piuttosto desueta) credo che si debba essere soddisfatti per come il pubblico ha risposto a questa coraggiosa iniziativa del Teatro.

Spettacolo nobilitato dalla musica del prete rosso, autorevolmente diretta da Ottavio Dantone, che è notoriamente uno specialista del barocco ed in particolare ha già eseguito ed inciso un Dario praticamente integrale, con la sua Accademia Bizantina e (a parte proprio Dario) con gli stessi interpreti principali delle recite al Regio. In occasione delle quali (la registrazione radiofonica della prima è ascoltabile su youtube) ha apportato alla partitura alcuni tagli non proprio indolori. A parte una buona dose di recitativi (e questo può anche passare) a Torino sono stati omessi completamente: il duetto iniziale Statira-Argene (“Cessi il pianto”); l’aria di Oronte (atto II, scena 11) “Se fui contento”, l’aria di Statira (atto II, scena 16) “Se palpitarti il sen” e l’intera scena 1 dell’atto III, con conseguente eliminazione del duo Oronte-Arpago “Col fulgor di sacro alloro” e dell’aria di Arpago “V’ubbidisco amate stelle”. In più, alcune arie sono state accorciate, eliminando la seconda strofa e il da-capo della prima. Il tutto per più di 20 minuti di musica, che non credo avrebbero mandato in overflow la pazienza del pubblico, ecco. In ogni caso, una proposta più che accettabile (del resto anche ai tempi di Vivaldi era costume costruire ogni recita assemblando il materiale disponibile con criteri dipendenti dalle circostanze).

Da lodare l’intero cast, compresa la Delphine Galou (la sbifida Argene) che l’altoparlante aveva annunciato come non al meglio, causa improvvisa indisposizione. Bene Sara Mingardo (la vanesia Statira) e benissimo Romina Tomasoni (Flora). Apprezzabili le due travestite, pretendenti di Statira, Lucia Cirillo (Oronte) e Veronica Cangemi (Arpago) come pure la poverina Alinda (Roberta Mameli).

Nei due principali ruoli maschili si sono distinti Carlo Allemano (Dario) e Riccardo Novaro (l’inaffidabile filosofo-alchimista). Poi Cullen Gandy, nel doppio e striminzito ruolo dell’Ombra di Ciro e dell’Oracolo di Apollo.

Benissimo i professori del Regio (più l’arciliuto portato da Dantone) nel rendere al meglio questa musica, che altrimenti rischierebbe di sembrare un po’ troppo ripetitiva. Ma è un Vivaldi brillante e geniale, soprattutto nel rivestire la sua musica di splendidi e sempre appropriati accenti naturalistici.
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La regìa di Leo Muscato è tutto sommato rispettosa dello spirito (non della lettera) dell’originale: la trasposizione spazio-temporale (dall’antica Persia siamo finiti negli sceiccati petroliferi contemporanei) non disturba per nulla, dal momento che lo stesso soggetto del Morselli impiega storia&geografia esclusivamente come pretesti per presentare uno scenario (per la verità piuttosto grottesco e tragicomico) di lotta per il potere (politico ed economico) che ha le stesse caratteristiche sotto ogni latitudine e in qualsivoglia epoca storica.

Quindi ci sta che Dario sia un magnate del petrolio, Oronte il capo di un’impresa di estrazione e Arpago il responsabile della sicurezza, così come l’Oracolo di Apollo sia uno yuppie di WallStreet, venuto a controllare che tutto fili secondo le regole della moderna divinità: il capitale internazionale.

Le scene (dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino) mostrano alternativamente gli esterni, in cui predomina la tecnologia petrolifera (direi più da raffinazione che da estrazione...) e gli interni delle sontuose residenze della ricchissima nobiltà. I costumi sono di concezione fantastica, colori sgargianti e taglio moderno. Efficaci le luci di Alessandro Verazzi.  

Intelligente ed efficace anche la gestione dei personaggi, che ne mette in luce i prevalenti lati grotteschi e tragicomici; apprezzabili anche i movimenti coreografici di Alessandra DeAngelis

In conclusione, una proposta meritevole di lode, che presto dovrebbe poter essere goduta, tramite DVD, anche da chi non ha potuto assistere di persona.

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