bipolarismi

bandiera bianca vs bandiera nera

28 novembre, 2015

Orchestraverdi 14-15 – Concerto n°61


Questa settimana è Zhang Xian a dirigere i suoi ragazzi. Programma poliedrico ed interessante (che ha incontrato un discreto interesse nel pubblico, abbastanza folto) aperto dal solito Campogrande, che ormai vediamo più qui in Auditorium di quanto non ne ascoltiamo la voce suadente dalle antenne di Radio3!

Si comincia nientemeno che con il sommo Johann Sebastian e il suo Concerto per due violini (BWV1043) interpretato dalle due prime parti de laVERDI: la spalla Santaniello e la guida dei secondi, Lycia Viganò.

In mancanza dell’autografo, la partitura è stata faticosamente ricostruita impiegando materiale di fonti diverse: siamo attorno al 1720 e ci si sente il Bach certamente influenzato da Vivaldi! Qui una storica esecuzione (1958) di una coppia di autentici mostri del violino: Oistrak-Menhuin.

Ma Santaniello-Viganò non sono da meno e – dopo una falsa partenza dovuta ad un problema di… corda (del violino di lui) - ci offrono un’esecuzione di gran livello: dalle volate in imitazione del Vivace, alla lunga e languida melodia della siciliana centrale, per chiudere con il brillante Allegro. In più, ci fanno ascoltare una cadenza del primo movimento che non si trova in alcuna edizione conosciuta: poiché è stata predisposta da Gabriele Mugnai (la prima viola de laVERDI, che trova anche il tempo per comporre) come ci ha svelato Santaniello al momento del bis.      
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Un salto di mezzo secolo, e siamo a Josephus Haydn, del quale viene proposta la Sinfonia Concertante per quattro strumenti. Anche qui, come quasi 4 anni fa, salgono in mostra altre prime parti dell’Orchestra: il vice-spalla Dellingshausen, il violoncello di Tobia Scarpolini, il primo oboe di Emiliano Greci e il fagotto-principe (unico superstite della ricordata esecuzione) di Andrea Magnani.

Anche loro, dopo l’applauditissima performance, si esibiscono in un bis confezionato ad-hoc, una rivisitazione della Passacaglia di Halvorsen-Händel.
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Chiusura in… Grande (ma non troppo) con Schubert. La Xian vi si era già cimentata con buoni risultati quasi due anni orsono, ma devo dire che ieri non mi ha pienamente convinto: partitura fin troppo prosciugata (l’unico da-capo eseguito è stato il primo – inamovibile – dello scherzo) e piuttosto, come dire, tirata via e con qualche eccessiva libertà in fatto di agogiche (scarti di tempo) e dinamiche (fracassi sopra... i righi). Insomma, non c'erano le celebri lungaggini, e nemmeno erano celestiali. Forse l’attenzione riservata ai due brani che coinvolgevano le prime parti è andata a scapito della preparazione della sinfonia, fatto sta che anche in orchestra non sono mancati alcuni intoppi e persino i tromboni, di solito impeccabili, in un passaggio del finale mi son parsi (spero di sbagliarmi) assai calanti.

Insomma, una serata con molte luci e qualche ombra (capita…)
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Allego uno scritto su Schubert dell’indimenticabile Sergio Sablich, comparso su Musica&Dossier del lontano Dicembre 1987.

2 commenti:

Sbrodolata ha detto...

Personalmente non credo sia stata una grande serata. Anche origliando i commenti dei vicini e degli spettatori negli androni ho sentito perplessità, soprattutto sulla prima parte del concerto e la direzione. Forse questo repertorio non è nelle corde della Xian.

Bach è delicato, quasi roba da computer che però non deve sembrare un computer pena la noia e la voglia che finisca presto. Come nelle migliori e indimenticabili giornate col mouse in mano siamo partiti con un blue screen e un reboot. Può succedere, ma dopo il reboot la CPU ci ha proposto una direzione tediosa accompagnata da sbavature nelle note di uno dei solisti che sicuramente altre volte ha fatto di meglio. Peccato, dispiace, ma talvolta accade.

Problemi analoghi su Haydn, anche qui perplessità sulla direzione e gli archi solisti. Non mi ha entusiasmato e non entrerà nei miei ricordi.

Per quanto riguarda la seconda parte della serata La Grande non è sembrata alla fine una sinfonia di Schubert. La CPU era configurata con l’overclock e l’equalizzazione era con il surround. Forse la Zhang, che aveva il joystick in mano, voleva accentuare la novità del lavoro di Schubert divagando tra Wagner, Mahler, Berlioz, Mendelssohn e altri senza però mai avvicinarsi all’autore, manco si prendesse la malattia del povero Franz. L’orchestra è stata brava e ubbidiente alle scelte del direttore che alla fine è l’ultimo responsabile del risultato. Più che sezioni calanti o crescenti non vorrei ci siano stati problemi di scelta di intonazione differente tra le sezioni. Bravissimi, seppure nell’ambito delle scelte del direttore, oboe e clarinetto e ottoni, questi ultimi col ruolo di processore dell’effetto surround nella lettura Zhang.

E’ andata così.

:-(

Con la Verdi confidente che sicuramente andrà meglio le prossime volte.



daland ha detto...

@Sbrodolata
Simpatici ed azzeccati - oltre che condivisibili - i commenti in stile... elettronico-informatico!
Personalmente sono stato meno severo di te su Bach-Haydn, in omaggio ai ragazzi che solo raramente si cimentano (almeno in questo repertorio) come solisti.
Spero proprio anch'io si sia trattato di una parentesi infelice, che si chiuda al più presto.
Ciao!