ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

05 settembre, 2008

Bayreuth e il nazismo: ne sapremo di piu?

Kathi Wagner, pronipote di Richard e nuova co-direttrice del Festival dove si rappresentano ogni estate i drammi musicali del bisnonno, ha reso noto di voler “aprire le cantine di Wahnfried”, cioè di mettere a disposizione degli storici di tutto il mondo (“venite a Bayreuth!” ha proclamato) gli archivi ancora segreti e tutto il materiale relativo al periodo nazista che si trova in un bunker di casa Wagner e che Wolfgang, padre di Katharina e dal 1951 direttore del Festival, non aveva mai reso pubblico (Kathi afferma comunque di avere la benedizione del padre alla sua idea).

Che dire? È una trovata pubblicitaria? Un’ipocrisia? Un trucco per rimuovere l’opposizione e l’ostracismo a Wagner che ancora oggi in larga parte dell’opinione pubblica ebrea (e non) sono assai radicati? Oppure lo schietto desiderio di chiarire una volta per tutte le responsabilità, le colpe, le omissioni di chi (genitori, zii, nonni di Kathi) era alla testa del Festival negli anni in cui Hitler ne fece una vetrina del regime nazista?

Dall’esterno si può per ora fare qualche considerazione di natura tecnica, artistica e politica.

Sappiamo che villa Wahnfied fu bombardata e semidistrutta durante la seconda guerra mondiale. A seguito dell’occupazione (americana) il Festspielhaus e la villa furono in buona parte saccheggiati dalle truppe occupanti (alla ripresa del Festival nel 1951 Wieland Wagner si ritrovò senza scenografie e fu... costretto a fare le sue splendide regie minimaliste) e non è quindi da escludere che anche parte degli archivi sia stata - oltre che distrutta - trafugata. Insomma, ciò che ancora oggi giace “in cantina” a Wahnfried non è detto che sia tutto ciò che vi si trovava prima della fine del conflitto e - da un giorno all’altro - potrebbero saltar fuori reperti interessanti da altre “cantine”, ubicate magari in Arkansas o in Minnesota. Comunque, meglio di niente.

Ciò che invece si può osservare, sul piano puramente artistico, poichè è storia certificata dalle cronache giornalistiche e cinematografiche di allora, oltre che dalle recensioni, analisi e testimonianze dirette degli spettatori del Festival, è che il livello di quelle produzioni si mantenne assolutamente alto e - soprattutto - non condizionato da fattori o pressioni esterne. In sostanza: vero che la gigantografia del Führer campeggiava nel teatro, e che croci uncinate ne invadevano i dintorni, ma le rappresentazioni dei drammi non furono in alcun modo inquinate dall’ideologia nazista. Era tutto ciò che si vedeva e viveva fuori dal palcosenico e dal golfo mistico che era impregnato di nazionalsocialismo. Ed era ciò che si diceva e si scriveva sui media del regime, che strumentalizzava le rappresentazioni del festival in funzione propagandistica.

Il periodo incriminato è quello (1931-1944) della direzione di Winifred (inglese di nascita, cresciuta in Germania e nazista convinta - al punto da passare al carcerato Hitler i fogli su cui fu scritto il Mein Kampf - ma anche prestatasi per salvare dai campi di concentramento suoi amici comunisti ed ebrei) che era subentrata al marito Siegfried (terzo figlio di Richard e Cosima) scomparso nel 1930. Era lei che organizzava i cartelloni, sceglieva gli artisti e - sul piano organizzativo - si occupava degli aspetti finanziari della conduzione del Festival. L’appoggio di Hitler fu determinante proprio per salvare Bayreuth dalla bancarotta e da una probabile chiusura. In cambio, ovviamente il Führer decise di usare il Festival come vetrina per il regime. Ci sono filmati in cui si vede Winifred ricevere Hitler sulla soglia del teatro, e in cui si intravede - secondi 20-23 del filmato - anche Wieland Wagner. Ma Hitler, convinto che non fosse necessario per la sua causa manipolare le opere di Wagner, non si intromise mai negli aspetti artistici della programmazione - a differenza di quanto il regime fece con molti teatri tedeschi. Tanto è vero che Winifred decise - in un mare di polemiche da parte dei “conservatori” - di rimpiazzare una buona volta le scenografie e i costumi originali, che erano ancora quelli dei tempi di Richard e Cosima!

La programmazione di quegli anni ebbe questi contenuti:

- 1931-1939 (periodo pre-bellico): Ring (2-3 cicli per anno), Parsifal (5-6 rappresentazioni per anno) e - alternati fra loro - Tristan (15 rappresentazioni in tutto) e Meistersinger (12 rappresentazioni in tutto); più qualche Tannhäuser, Lohengrin e Holländer.
- 1940-42 (parte “vittoriosa” del conflitto, per la Germania): Ring (nel 1942 ridotto ad un solo ciclo) e Holländer, null’altro.
- 1943-1944 (la guerra si fa difficile...): solo Meistersinger (28 rappresentazioni nei due anni) evidentemente per “dare morale alle truppe”.

I responsabili della regia (che erano a quei tempi più importanti degli stessi Kapellmeister) si chiamavano: Heinz Tietjen, Emil Pretorius e, per le scene, anche l’innovatore Alfred Roller. Nel 1943 compare per la prima volta il nome di Wieland, ad affiancare l’amico della madre (Tietjen) nella regia dei Meistersinger.

Sul piano politico, non c’è bisogno di aprire alcun archivio per scoprire che tutta la famiglia Wagner fu solidale e convinta sostenitrice di Hitler: Winifred riceveva spesso il Führer a Wahnfried e i “ragazzi” (Wieland e Wolfgang) si intrattenevano in modo formale, ma anche informale, con “lo zio Wolf”, come confidenzialmente chiamavano Hitler. Molte fotografie immortalarono questi frequenti incontri.















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Insomma, avendo già 20-25 anni, i due nipoti di Richard non potevano essere definiti dei bambini ignari di quanto gli accadeva intorno! La loro nomina - a denazificazione completata - a direttori del Festival fu perciò un atto assolutamente criticabile e sostenuto e giustificato da una montagna di ipocrisie. Però i fratelli (soprattutto Wieland, magari dovendo fare buon viso a cattivo gioco) seppero riscattare - almeno sul piano artistico - il loro poco edificante passato.

E così adesso, se si apriranno completamente gli archivi, e visto che la nuova direzione del Festival è costituita da persone nate a guerra finita (Eva-1945, Katharina-1978) e quindi nemmeno sfiorate dallo “scandalo”, forse sarà possibile chiudere una volta per tutte, consegnandolo alla storia, quel periodo disgraziato, per Bayreuth come per il mondo intero.

7 commenti:

Amfortas ha detto...

Questo tuo post è molto equilibrato, complimenti.
Se non l'hai letto, ti consiglio il libro-intervista di Gottfried Wagner, Il crepuscolo dei Wagner, lo trovi on line da IBS tra i remainders.
È una testimonianza molto toccante e, almeno a me, ha fornito numerosi spunti di riflessione.
Ciao!

Amfortas ha detto...

Scusa, volevo scrivere libro-confessione, non libro-intervista.
Ciao.

daland ha detto...

@ Amfortas

Non ho letto quel libro di Gottfried, ma ne conosco il contenuto, da recensioni e da riferimenti di chi ha letto molto attentamente questo e altri libri del nostro... oltre ad essermi letto una notevole mole di documentazione (interviste e articoli) apparsi da 20 anni a questa parte su riviste (molte sono rintracciabili in web).

Non ho di proposito citato Gottfried nel post (l’avevo fatto sommariamente in post precedenti) perchè - lo dico molto francamente - considero i giudizi del figlio di Wolfgang assai poco “equilibrati”. Lui è stato fino a 30 anni (non a 13...) dentro la vita del festival di Bayreuth, pur non residendo stabilmente a Wahnfried: nel ’76 fu assistente di Chéreau! E non è escluso che il padre, nonostante tutto, continuasse a quel tempo a vederlo come suo successore. Poi si è progressivamente allontanato (come anche Eva, del resto) guarda caso dopo il divorzio di suo padre e l’avvento di Gudrun, ed ha sempre più “radicalizzato” le sue posizioni, non solo contro la famiglia (dove ha tutte le ragioni di questo mondo) ma soprattutto contro il bisnonno, condividendo in pieno le tesi di quegli ambienti integralisti ebrei che addossano al compositore la responsabilità oggettiva dell’Olocausto!

(Allo stesso modo, non mi ha mai convinto - sull’altro versante - la posizione dell’ebreo americano Norman Finkelstein, che ha scritto libri sostenendo che l’Olocausto è stata una montatura mediatica, messa in piedi agli inizi degli anni ’60...)

Grazie, e a presto!

Amfortas ha detto...

Anch'io, in modo diverso, quando ho letto il libro di Gottfried ero abbastanza perplesso su alcune questioni: non avevo però (né ho) modo di verificare la fondatezza di alcune circostanze.
C'è stato un momento, un anno fa, nel quale avrei potuto intervistarlo, ma poi la cosa non è andata a buon fine.
Peccato :-)
Ciao e buona domenica.

mozart2006 ha detto...

Volevo solo aggiungere che hai perfettamente ragione quando affermi che Hitler non cercó mai di intromettersi nella direzione artistica di Bayreuth.Anzi arrivó al punto di scrivere personalmente a Toscanini per invitarlo a non interrompere la sua collaborazione col Festival.
Avrei un suggerimento:perché non dedichi un post a Heinz Tietjen?E´una figura che mi ha sempre interessato,uno di quei furbacchioni capaci di passare indenni attraverso tutte le tempeste...

daland ha detto...

@mozart2006

Grazie del suggerimento (che presuppone stima!) ma credo di aver poche frecce al mio arco, sui due piedi... e ho cose (per me) più interessanti da esplorare.

Piuttosto, hai letto sul forum di Festspiele.de la discussione sulla Turandot (e sul Regietheater)?

http://forum.festspiele.de/thread.php?threadid=672&threadview=0&hilight=&hilightuser=0&page=1

Perchè non gli rispondi, o scrivi un post sull’argomento sul tuo blog?

A presto!

mozart2006 ha detto...

Carissimo,ho letto il forum che mi indicavi e trovo che la gente lí ha le idee molto confuse.I motivi ho tentato di chiarirli in un post.
Grazie per la segnalazione.Per il post su Tietjen,vorrá dire che prima o poi proveró a scriverlo io...