ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

27 novembre, 2007

Deliri

a. (sehr lebehaft) 3-4-3-3-4-3-4-3-4-4-3-4-4-4-3-3-3-3-3-3-3-3-3-3-3-3
(accel.) 3-3-3-3-5-5-5-5-5-5-5-4-4-4
b. 3-4-4-3-4-4-3-4-3-4-3-3-3-3-4-3-3-3
c. 3-3-3-5-5
d. 5-5-4-4 (accel.) 4-4-3-3-3-2-2-2-2

I musico-tecnici avranno già capito trattarsi della sequenza di 76 misure (le cifre rappresentano il numero di semiminime per ciascuna di esse) dell’inizio della penultima scena del Tristan: sostengono l’ultimo stadio del di lui delirio, dal momento in cui Kurwenal lo lascia - per andare a prendergli Isolde, appena sbarcata - a quando Isolde entra a sua volta in scena.

La continua irregolarità del tempo musicale è lo specchio di quella del tempo psichico di Tristan, ed anche di quella dei suoi movimenti fisici. La didascalìa ci avverte che lui è:

(a.) dapprima preso da massima agitazione (O diese Sonne...) mentre ancora è sdraiato sul suo giaciglio, poi
(b.) si drizza completamente (Mit blutender Wunde...) quindi
(c.) strappa le bende dalla ferita (Heia, mein Blut) e infine
(d.) balza dal giaciglio ed avanza barcollando (Die mir die Wunde...)

(Parentesi malignotta, stanti i precedenti: Chéreau ci farà caso, alle didascalìe scritte in partitura, o si inventerà qualcos’altro di sana pianta? Se non si fosse capito, personalmente giudico il cosiddetto Regietheater alla stregua di un crimine da perseguire penalmente...)

Già Händel aveva usato (Orlando) la metrica di 5/8 per descrivere lo stato d’animo di persone in preda alla pazzia o all’isteria. Poi invece Ciajkovski musicherà nel claudicante tempo di 5/4 l’intero secondo movimento della sua “Patetica”, ma per richiamare il ritmo di danze popolari, non certo per descrivere un dramma psichico. Lo stesso Mahler impiegherà in molte sue composizioni - a volte in modo superficiale e gratuito - la tecnica dei continui salti di tempo.

Personalmente trovo - se non proprio una similitudine stretta - quantomeno un’analogia nell’ambientazione psicologica di questo passaggio con quello di cui è protagonista Florestan, all’inizio del secondo atto del Fidelio (sappiamo quanto Wagner ammirasse Beethoven); in particolare con la frase Und spür ich nicht linde... - un poco allegro, dopo l’adagio di In des Lebens Frühlingstagen... - con cui Florestan manifesta, anche lui in preda ad una specie di delirio (Wahnsinn, si legge in partitura) il presentimento dell’arrivo liberatore di Leonore.

Sono stati di un animo alterato o irresistibili e spaventevoli pulsioni della psiche (Dies furchtbare Sehnen...) quelli che in entrambi i casi vegono stupendamente rappresentati in musica.

25 novembre, 2007

Rienzi a Lipsia

Grazie a Radio3, sabato 24 si è potuto ascoltare da Lipsia il Rienzi, opera tanto spesso rappresentata in Germania, quanto ignorata nel resto del mondo.

Del Rienzi si esegue, rare volte comunque, l’Ouverture, di solito come riempitivo in concerti di musica romantica. Il tema che vi compare per primo è quella stupenda frase che il protagonista canta all’inizio del V Atto (Du stärktest mich, du gabst mir hohe Kraft, du liehest mir erhabne Eigenschaft) il cui incipit - gruppetto rovesciato attorno alla tonica e salto in alto alla sesta - verrà da Wagner ripreso nientemeno che nel Prologo del Götterdämmerung (lì partendo dalla sottodominante per salire alla sopratonica) a scolpire la personalità adulta di Brünnhilde.

A Lipsia il GrandOpera è stato decurtato del Grand... quanto meno nella durata (4 ore e 15’, 2 intervalli inclusi, contro le 6 ore standard): il taglio macroscopico era costituito dalla serie di 5 balletti (mi permetto di usare questo termine un poco offensivo, ma proprio da JockeyClub) che nell’Atto II accompagnano i festeggiamenti per la nomina di Rienzi.

In sostanza: si sente, lontana lontana, qualche avvisaglia di ciò che verrà (molto Lohengrin, ad esempio...) ma per il resto siamo a prima del Weber di Euryanthe e Freischütz.

A qualcuno - compreso chi come me non conta nulla - non dispiacerebbe comunque vedere il Rienzi completo al Festspielhaus: in fondo, se vi si fanno Holländer e il Tannhäuser del ‘43, non si capisce il perchè del perdurante ostracismo per il Tribuno...

23 novembre, 2007

Il riunificatore della Germania

Nessuno più e meglio dell’ottantenne Kurt Masur può impersonificare l’idea dell’Europa Unita, eseguendo il 10 dicembre (di lunedì, per lui un giorno particolare!) con la Filarmonica della Scala, la IX Sinfonia di Beethoven!

Poichè oggi non ci potrebbe essere l’Europa Unita, senza la Germania Unita.

E se la Germania è unita lo si deve, oltre che alla scommessa economica di Helmut Kohl (1 marco della BRD dato in cambio di 1 marco della DDR!) anche e soprattutto alla straordinaria partecipazione popolare, che a Lipsia trovò nell’allora poco più che sessantenne Kapellmeister Kurt Masur il suo autentico alfiere!

La sera del 9 ottobre 1989, durante una delle Manifestazioni del Lunedì che caratterizzarono la transizione dall’epoca della cortina a quella della libertà, Masur - sfidando le minacce di ritorsione delle autorità comuniste - lesse un appello, Keine Gewalt!, firmato insieme ad altre 5 personalità di spicco, in cui si inneggiava alla libertà e al dialogo. Lo scorso 19 settembre Masur è stato insignito, dal Presidente della Repubblica tedesca, della gran croce al merito per le sue attività artistiche e il suo impegno civile.

Sarà una combinazione, ma sul podio della Gewandhaus - calcato per 27 anni da Masur - è salito un beniamino della Filarmonica: Riccardo Chailly.

22 novembre, 2007

Il Tristan di Chéreau/Peduzzi/Bickel

Si sa poco ancora della regia, ma qualcosa comincia almeno a trapelare su scene e costumi.

Un paio di servizi del TGR Lombardia hanno presentato - con immagini dall’Ansaldo - le strutture generali delle scene di Peduzzi per i tre atti del dramma e alcune idee sui costumi della Bickel.

Scene:
1. un muro romano (proprio copiato, con tanto di calco, da un edificio di Roma);
2. una pietra liscia e piatta;
3. una diga, o sbarramento marino.

Come interpretarli?

Il muro (ma perchè proprio romano?) del primo atto non può che rappresentare - per l’appunto - il muro di incomunicabilità che separa Tristan e Isolde. I due si amano fin dal momento dello sguardo, ma i rispettivi complessi (presunzione, superiorità, costrizione psichica, schizofrenia, insomma) gli impediscono di dichiararsi il reciproco amore. Anzi, la frustrazione che da ciò si crea nelle rispettive psiche, li porta dall’amore all’odio, e ai propositi di distruzione (di sè e/o dell’altro).

Se l’interpretazione è corretta, ci sarebbe da aspettarsi che - bevuto il filtro da parte dei due protagonisti - il muro si volatilizzi, oppure si trasformi - sdraiandosi - in un ponte che permette ai due di riunirsi.

La pietra piatta e liscia del secondo atto potrebbe rappresentare l’assenza totale di freni inibitori, che ormai caratterizza i rapporti fra i due. La nuda esposizione delle loro anime, che progressivamente e reciprocamente si spogliano di tutte le incrostazioni e le sovrastrutture che caratterizzavano la loro precedente dimensione mondana.

Lo sbarramento marino dell’atto finale ripropone, in certa misura, il concetto di ostacolo, che ancora torna a frapporsi fra i due amanti; forse non è più il muro - artificiale e artificioso - di incomunicabilità, ma un quasi naturale impedimento a che il mare (l’infinito...) li possa accogliere, finalmente uniti, per l’eternità.

La venerabile Moidele Bickel pare abbia pensato a costumi fuori da ogni contesto storico, e ciò sarebbe assolutamente condivisibile: non siamo nè a Gottfried von Straßburg, nè a Ibsen... ma nel regno della sehnsucht, al di là del tempo e dello spazio. Quindi: colori anonimi (nero e molto grigio... a parte un gran drappo rosso per Isolde Atto II) e forme decontestualizzate.

Il peggior torto che si può fare allo spettatore del Tristan è di distrarlo dal dramma - tutto interiore - con la spettacolarizzazione di scene e costumi.

21 novembre, 2007

Brendel: ancora un anno



Il 18 dicembre 2008 Alfred Brendel terrà il suo ultimo concerto, a Vienna, con i Philharmoniker diretti da Mackerras. Suonerà il K271... poi si ritirerà a scrivere, saggi e poemi.

19 novembre, 2007

C’è anche un Parsifal, al SanCarlo

O’ Parsifallo torna quest’anno nella sua Napoli.

In assenza dell’acciaccato Tate, sarà un pupillo di Barenboim, Ascher Fisch, a dirigere l’estremo lascito wagneriano, con robusta compagnia teutonica (come si deve... per garantirsi un minimo di risultato).

La prima di domenica 2 dicembre (ore 19) è in programma su Radio3.

PS: le singolari analogie fra il 2° atto del Parsifal e il Robert le Diable di Meyerbeer fanno giustizia di molti luoghi comuni, e degli stessi pregiudizi di Wagner verso l’odiato ebreo...

16 novembre, 2007

Tristan und Isolde: una tesi freudiana (II)


.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Premessa.
Nel primo atto, Wagner ci fa di Tristan e Isolde due ritratti - per certi aspetti - simili, o speculari (sono entrambi affetti da acuta schizofrenia) ma per altri assai diversi; in particolare:
- Isolde racconta i suoi sentimenti: a Brangäne e a tutti noi, ma non a Tristan; a quest’ultimo racconta più che altro cose inverosimili, o come minimo provocatorie;
- Tristan invece, i suoi sentimenti non li racconta proprio a nessuno (nè a Kurwenal, nè a noi, nè tanto meno ad Isolde).
Già in ciò possiamo forse individuare un tratto che oggi si definirebbe maschilista nel carattere di Tristan, ma in realtà di Wagner medesimo. (Ne avremo una chiara conferma al momento dell’assunzione del filtro: Isolde lo programmerà come atto congiunto e unificante, mentre Tristan lo eseguirà smaccatamente da solo, a titolo personale.)
___

Dunque, Tristan e Isolde, al primo sguardo, si sono innamorati. O meglio: nelle rispettive psiche è scoccata una scintilla, si è prodotta la classica oscillazione brusca, tipica dei sismografi allorquando rilevano un - vicino o lontano - terremoto.

Che Isolde sia innamorata, ce lo dice - ma proprio esplicitamente - lei stessa, all’inizio della Scena II: Mir erkoren, mir verloren, hehr und heil, kühn und feig! Todgeweihtes Haupt! Todgeweihtes Herz! Non c’è dubbio che si tratti di una straordinaria dichiarazione d’amore. Però si tratta di un amore impossibile, quello di una donna per un uomo votato - ragione e sentimento - alla morte! Uno - crede lei - per il quale l’amore è una categoria sconosciuta, che non trova posto nella sua Heldenleben (per questo, oltre che kühn - ardito - è anche feig - vile!) Essendo lei prigioniera della sua stessa presunzione, oltre che delle convenzioni, si guarda bene dal fare il primo passo verso l’amato.

Tantris, guarito da Isolde, torna come Tristan in Cornovaglia, ma quella scintilla, scoccata nella sua psiche, ha ormai fatto divampare un fuoco che comincia a consumarlo insopportabilmente. Come ammetterà nell’Atto II, in fondo al cuore (...bis in des Herzens tiefsten Schrein) la ama, ma contemporaneamente il suo subconscio comincia ad odiarla, come responsabile di avergli creato questa condizione, per lui innaturale: ma come! un puro eroe che si è fatto irretire da una donna? Per di più così superbamente fiera (...so rühmlich schien und hehr...) che gli pare irrangiungibile, a meno che lui non si abbassi ad abdicare all’intero suo sistema di valori. E questo è ancora nulla: la donna in realtà ha anche in mano la sua vita, e non una, ma due volte addirittura: per avergli risparmiato una sicura morte (la spada lasciata cadere), e poi per averlo curato e rimesso in salute.

Questa doppiezza di sentimenti (schizofrenia amore-odio) ingenera in Tristan l’idea di un folle disegno: far sì che lei sia costretta ad essergli vicina, così da porla davanti ad un’alternativa secca: rodersi nell’ansia per il resto dei suoi giorni, o cedere e dichiararsi a lui. Null’altro spiega perchè Tristan convinca, quasi obbligandolo, Re Marke ad accettarla in sposa e pretenda di essere lui stesso a recapitargliela, andandola a prelevare in Irlanda.

Non è quindi il codice cavalleresco a determinare il suo comportamento, bensì la tremenda frustrazione (e relativa dissociazione) che lacera la sua psiche! E già dal viaggio di ritorno, sulla nave che ci appare all’alzarsi del sipario, Tristan mette in atto il suo piano: restare a portata di sguardo di Isolde, e contemporanemente ignorarla. Costringerla ad uno psicologico logorante braccio di ferro, da cui lei esca comunque piegata: o rassegnandosi a subire una perenne sofferenza, o cedendogli finalmente (nel qual caso a Tristan basterebbe dare un semplice comando alla ciurma: virare a dritta di 90°, e volgere la prua a sud, invece che ad est!)

Che Tristan in cuor suo aspetti quest’ultimo evento risulta inequivocabilmente chiaro dal suo trasalire (auffahrend) e dalla sua emozionata esclamazione (Was ist? Isolde?) all’annuncio fattogli da Kurwenal dell’arrivo del messaggio recato da Brangäne. Ma subito si ricompone (Er fasst sich schnell...) e per ora continua a tirare la corda, rifiutandosi di far visita ad Isolde, con la scusa di dover reggere il timone.

Isolde, dal canto suo, è ormai convinta, dal comportamento tenuto da Tristan, che egli per davvero la consideri nulla più che un oggetto da regalo (per Marke). Lo ama, ma contemporaneamente comincia ad odiarlo - e non solo per la sua indifferenza, ma anche per la sua ingratitudine - e a meditare sull’insopportabilità del suo proprio futuro: Ungeminnt den hehrsten Mann stets mir nah zu sehen, wie könnt ich die Qual bestehen?

Analizziamo un attimo lo stato in cui si trova la sua psiche: lei si è innamorata dell’uomo che le ha appena ucciso il promesso-sposo, quindi subisce già per questo una gigantesca costrizione psichica, con annesso senso di colpa; per di più, l’uomo di cui si è innamorata la ignora bellamente (frustrazione...) Insomma: lei ama perdutamente un tale che le ha distrutto la felicità passata e contemporaneamente le nega quella futura! Davvero una condizione insostenibile!

E quindi decide di farla finita... Da sola? Fosse così, le basterebbe tracannare il filtro di morte dall’ampolla che lei stessa ha chiaramente contrassegnato! No, evidentemente anche Tristan deve morire, per pagare la sua colpa, il suo peccato di presunzione e di superbia; e affinchè - almeno nella morte - i loro destini si possano incontrare. Il problema di Isolde, a questo punto, è: come creare l’occasione per il mortale brindisi con lui?

Quando Kurwenal la sollecita a prepararsi per essere accompagnata da Tristan verso Marke, è lei a trasalire e rabbrividire: il viaggio sta per concludersi, e l’occasione rischia di sfumare! E allora trova un pretesto - la riconciliazione dovutale per una colpa non espiata - per incontrare Tristan prima dello sbarco. E fa preparare a Brangäne il filtro di morte, per Tristan e per sè.

Tristan - anche per lui ormai il tempo stringe - adesso dimentica il pretesto del timone e si presenta ad Isolde, ma con atteggiamento formale, scruta le intenzioni della donna (segretamente spera ancora e sempre nel miracolo?) risponde con frasi fatte alle di lei rimostranze riguardo l’etichetta, domanda quale sia il motivo per cui Isolde chiede riconciliazione.

Per tutta risposta, Isolde si inventa una nuova, inverosimile spiegazione al comportamento da lei tenuto con Tantris. A Brangäne aveva raccontato una prima verità: di non aver ucciso Tantris perchè intenerita dalla sua misera condizione... A Tristan racconta invece di averlo risparmiato e rimesso in sesto perchè lui potesse poi essere vittima di un legittimo vendicatore di Morold (!?) Vendicatore che però non può esistere in alcun luogo, essendo Tristan da tutti amato...

Al che Tristan, pallido e cupo, offre ad Isolde la sua spada perchè lei stessa possa compiere la vendetta. Ma attenzione: le si rivolge non più con il lei, ma con il tu (!?!) Perchè questo stato d’animo? E perchè questo improvviso mutamento di etichetta? Comincia per caso a sospettare che Isolde non lo ami? Che il suo atteggiamento di allora fosse motivato da un cinico disegno di vendetta? (O da pura carità cristiana, null’altro?) Insomma: un sospetto che ingigantisce la sua frustrazione; sì, poichè se le cose stessero così, allora sarebbe tutto il suo castello di carte a cadere miseramente. E con esso perderebbe di significato la sua propria esistenza: ed allora, tanto vale chiuderla, una volta per tutte! E per di più offrendo a quella stessa ingrata donna la spada con cui finirlo, per manifestarle tutta la sua superiorità di maschio...

Isolde rifiuta però la spada adducendo due giustificazioni: (a). Come potrei uccidere il servitore fedele del Re a cui vado sposa? (b). Ciò che non feci tempo addietro (con Tantris) a maggior ragione non potrei fare ora. Ma allora, sta forse per cedere? Per rivelare a Tristan che lei lo ama dal primo momento? Al contrario, lei decide di alzare ulteriormente la posta, aggiungendo un particolare di portata capitale: tu, Tristan, mi guardasti fisso negli occhi per valutarmi (come fa un mediatore di vacche che scruta un capo per deciderne il prezzo) per capire se ero degna di andare in sposa al tuo Re (!?!) Ma davvero Isolde è convinta di una simile stupidaggine? Insomma: sta qui confermandoci di aver ormai perso tutte le speranze, oppure sta tentando l’estrema provocazione, per costringere Tristan a cedere?

E infatti, dopo che Isolde rifiuta la spada, Tristan cade in cupa meditazione (...düsterem Brüten). Come mai? Sta forse ancora cercando di capire quali carte stia giocando l’altra? Oppure è per caso anche lui sul punto di cedere? Perdinci, lui sa bene quali fossero (e siano) i suoi sentimenti verso Isolde e che quando le rivolse quello sguardo non era certo per misurarne le qualità esteriori... gli basterebbe una parola per rompere finalmente quel muro di presuntuosa incomunicabilità che li separa!

E invece, finster (cupo) sempre più schiavo della sua nevrosi, decide pervicacemente di continuare nel braccio di ferro, e pronuncia la famosa, criptica frase: ...fass' ich, was sie verschwieg, verschweig ich, was sie nicht fasst.

Che significa? Non significa, per caso (nel suo maschilista subconscio!): io ho capito che tu mi ami, anche se me lo nascondi... mentre tu non capisci che io ti amo, e perciò te lo nascondo (perchè non mi meriti...) (?!?)

Ormai il tempo stringe, si sta gettando l’àncora, e Isolde non può che giocare il tutto per tutto: mit leisem Hohne, quasi schernendolo, dètta a Tristan il discorsetto di circostanza da fare a Marke, di lì a poco, in occasione della consegna del regalo!

E Tristan, a questo punto - ormai ha la disperata conferma che il futuro rischia di essere insopportabile per lui, quanto e più che per Isolde - beve per primo e da solo. In modo da chiudere (guarire del tutto) un’esistenza divenuta per lui invivibile e contemporaneamente per dare alla donna che non lo ha capito - o che non si è voluta piegare - l’estrema, inequivocabile e sprezzante lezione di superiorità.

E infatti Isolde si sente ancora e nuovamente tradita e disprezzata: per bere a sua volta, deve letteralmente strappargli di mano la coppa.

Insomma: nessuno dei due ha voluto/saputo cedere all’altro(a). Una speculare schizofrenia li ha costretti ad agire contro se stessi e - in definitiva - contro l’Amore!

La tensione psicologica, che si era creata entro ciascuno dei due e fra i due, ha ormai raggiunto il suo apogeo: in realtà siamo arrivati al limite di rottura di quell’instabile equilibrio, al momento in cui il surplace risulta non più prolungabile.

A questo punto il dramma avrebbe anche potuto chiudersi lì, con i due protagonisti a morire, ai lati opposti della scena, ciascuno vittima della propria presunzione, oltre che delle vigenti convenzioni (Ehre e Schmach). Insomma: un tragico atto unico, una Cavalleria Rusticana ante-litteram e sui-generis!

Wagner aveva però ancora da confezionare, per poi somministrarceli, due etti - pardon, due atti - di oppio; e, come farebbe ogni grande mago o stregone, si è servito di un filtro per garantirsi la possibilità del taglio e dello spaccio.

14 novembre, 2007

Buon compleanno, Daniel!



...e facci sognare (con Tristan...)

13 novembre, 2007

Il Ring come se l’era immaginato Wagner (?!)

Richard Wagner, nei suoi quarantotteschi rivoluzionari vaneggiamenti, aveva immaginato un festival estivo da tenersi in un teatro messo su alla bell’e meglio, con qualche asse e tanto cartone, in cui rappresentare delle opere nuove e innovative (quelle che cominciavano a frullare nella sua mente...) Poi, finito il festival, il tutto veniva dato alle fiamme e buonanottealsecchio.

Sappiamo che Wagner - molto più avanti, e moltissimo imborghesitosi - riuscì a realizzare il suo megalomane sogno: ne uscì il Festspielhaus, fatto di robusti mattoni e tutt’ora saldamente in piedi, a 130 anni e più dalla sua erezione, e passato (quasi) indenne attraverso i bombardamenti alleati.

A Speyer, ridente e storica cittadina appena ad ovest del Reno (pochi Km dalla musicale Mannheim, oltretutto) qualcuno ha avuto una pazza idea: realizzare ciò che Wagner aveva soltanto vaneggiato.

E così, su una radura sul Reno, a nord di Speyer (terreno del demanio, della Bundeswehr per la precisione) verrà costruito un teatro di legno e cartapesta - per 2000 posti comodi - dove fra il 9 e il 12 settembre del 2008 si rappresenterà il Ring.

Alla fine del Götterdämmerung, il Walhall e tutto il teatro - esclusi, si spera, gli spettatori - verranno dati letteralmente alle fiamme!

Così il 13 settembre ci sarà una quarta giornata del Ring, dedicata all’esecuzione della Nona di Bruckner, sulle ceneri del teatro...

Difficile pensare che personaggi come: Wilhelm Keitel e Gustav Kuhn (direttori d’orchestra), Hinrich Horstkotte (regista), Matteo Thun (architetto tirol-milanese, scenografo) Peter Schmidt (costumi) e Walter Hitz (produttore) siano improvvisamente ammattiti, o si siano trasformati in una banda di imbroglioni. Nè siamo a ridosso del 1° aprile...

Insomma, sembra una cosa terribilmente seria... come serio è il prezzo dei biglietti di ingresso: 600-1400€ a serata, oppure 3000-7000€ per il ciclo, o anche 11000-15000€ per un esclusivo programma di vita con gli artisti!

Gli organizzatori aspettano ansiosi la vostra prenotazione (soprattutto il bonifico associato) ...altrimenti non sanno come fare a dar inizio ai lavori.

11 novembre, 2007

Tristan und Isolde: una tesi freudiana (I)

Tristan e Isolde si innamorano - per Novella4000: colpo di fulmine - al primo incontro. Per l’esattezza: nel preciso istante dello sguardo.

Lei, che ha riconosciuto Tristan nel Tantris sofferente, invece di ucciderlo, lo guarisce: ciò facendo, gli rivela implicitamente il suo amore, ma la sua presunzione (di donna intellettualmente emancipata) e insieme il suo subconscio (di donna tout-cour) le impediscono di abbassarsi ad esternargli il suo sentimento, e le impongono di attendere che sia Tristan a fare il primo passo.

Tristan non solo si rende conto di essersi innamorato (orrore, per un cavaliere della sua statura!) e sa perfettamente - o almeno così crede il suo (maschilista?) subconscio - di aver fatto colpo su Isolde, ma la sua presunzione (di maschio superiore) gli impedisce di abbassarsi ad esternarle il suo sentimento, e gli impone di aspettare che sia lei a cadergli ai piedi.

Ecco il cuore del dramma: entrambi aspettano che sia l’altro(a) a cedere per primo(a).

Una situazione di stallo, un autentico surplace; e quindi un equilibrio instabile, che non può diventare normalità, ma che dovrà essere rotto, inevitabilmente e traumaticamente.

Infatti, siccome nessuno dei due è disposto a cedere, la nevrosi che si crea all’interno delle rispettive psiche e quindi fra le loro persone, sale fino al parossismo. Entrambi perdono letteralmente la testa (in linguaggio scientifico: schizofrenia acuta) e mettono in atto sconsiderati propositi di distruzione dell’altro(a), in un’assurda e freudiana escalation, che culmina con il gesto di suprema, speculare presunzione: l’assunzione del filtro.

E per l’appunto il filtro aliena finalmente entrambi dalla schiavitù delle convenzioni (i vacui e presuntuosi vaneggiamenti, i rispettivi Träume, di Ehre e Schmach) e così può finalmente entrare in campo e in scena una cosa, straordinaria ma indescrivibile perchè oscura (misterioso, altero...) che quelle stesse convenzioni (di cui anche noi spettatori siamo schiavi) chiamano irrispettosamente: amore.

E soltanto un mezzo - posto nelle sapienti mani di un autentico stregone - poteva riuscire nella proibitiva impresa di descriverci quella cosa: la Musica.

(per i dettagli, alla prossima postata...)

06 novembre, 2007

Tristan und Isolde: il “plot”

Per carità del buon dio... non intendo certo ri-scrivere (come miliardesimo + 1) la trama del Tristan!

All’unico scopo di rendere a qualcuno più semplice e veloce la ricerca, mi permetto di fare qui alcune segnalazioni (di testi in italiano):

qui c’è un sunto in Wikipedia;

qui ancora un bigino in Encarta;

e qui un programma di sala del Regio di Torino.

Ciò che li accomuna è peraltro un certo semplicismo, una vaga superficialità, neanche si stesse trattando di un qualunque melodramma, dove la trama è un puro eccipiente per supportare arie, concertati, cabalette e cori... Wagner ?!?

Ma voglio invece segnalare l’eccellente scritto di Guido Paduano, professore dell’Università di Pisa, che fu inserito nel programma di sala della Fenice, in occasione di alcune rappresentazioni del Tristan, tenute in forma di concerto nell’estate 2002.

Davvero interessante, la trattazione che Paduano fa del dramma wagneriano, con acutissime e profonde osservazioni, che la rendono meritevole di lettura e rilettura.

Se però posso - assai modestamente - fare un appunto a Paduano, questo riguarda lo scenario esistenziale in cui ci viene presentato Tristan, e le motivazioni del suo conflitto interiore. Che vedrebbe scontrarsi la sua attrazione per Isolde con il suo codice d’onore, che pretende da lui fedeltà al suo Re e massimamente distacco e rispetto per la futura Regina...

Insomma, saremmo a Gottfried von Straßburg, e alla morale cavalleresca. Ma ce lo vedete Wagner a comporre un drama su tale soggetto?

Wagner - lo sappiamo bene - fu il Freud ante-litteram, e in questa chiave - credo - dovremmo leggere anche - soprattutto! - il Tristan.

Ci proveremo... next post!

05 novembre, 2007

La Scala è piccola

Alle 9:00 di stamane (5/11) è stato aperto - in internet - l'accesso all'acquisto biglietti per il Tristan.

Alle 9:03 tutti i posti di tutte le rappresentazioni erano già stati accaparrati!

(Col fiatone... ce l'ho fatta per un loggione del 2 gennaio, ultima recita... e anche mio compleanno... fantastico, grazie WWW!)